domenica 27 novembre 2011

Nubilato, addio

Quando è toccato a me con poche care amiche di lunga e media data siamo andate a Ponza per una giornata. Il nano aveva nove mesi ed era la prima volta che mi allontavo da lui per un giorno intero. Allattavo ancora, da mesi visibilmente da una tetta sola, che aveva raggiunto dimensioni del tutto sporporzionate rispetto all'altra. Era il 23 giugno, l'acqua del mare era fredda, il cielo un po' velato. Affittammo un barchino e ci facemmo bagni, chiacchiere, confessioni, scorpacciate di cibi ipercalorici e un sacco di risate.

Quando toccò a MK, lei non era ancora mamma, io ero all'ottavo mese di pancia del nano (e non sapevo che avrei partorito di lì a cinque giorni, con un mese di anticipo) e andammo in una spa a farci coccolare un po'. Mi ricordo che c'era una piscina e che io ne approfittai per nuotare, che ci prendemmo un tè a bordo vasca e che mentre le altre si rilassavano con massaggi e cure di bellezza io, che nel mio stato non potevo fare quasi niente, mi dedicai alla cura maniacale delle mani e dei piedi e alla pulizia del viso in una stanza semibuia con un sottofondo di musica ambient, in pieno relax.

Quando toccò alla Cate, noi amiche le organizzammo una giornata speciale, le cui attività resteranno per sempre impresse in un video esilarante. Nell'ordine la Cate dovette lavare i vetri a un semaforo di una via molto trafficata; cantare con un ambulante e chiedere le elemosina; girare con un cuscino di quelli che fanno il rumore delle puzze e sedercisi sopra in mezzo a sconosciuti, seduti ai tavolini dei bar, sulle panchine, all'edicola; entrare in un negozio di abbigliamento intimo e far tirare fuori alla commessa la lingerie più assurda e imbarazzante che avesse e passeggiare per un quartiere molto frequentato vestita con un improbabile costume da principessa fucsia, la bacchetta magica in mano, la corona in testa e dei barattoli (vuoti) di piselli  legati dietro.

Ieri è toccato alla Bene. Sarà che le spa e i massaggi ormai sono scontati, sarà che è inverno e la gita a Ponza non era appropriata, sarà che la Cate non c'era e non ha potuto vendicarsi dei torti subiti, ma, dopo aver firmato il foglio per lo scarico delle responsabilità in caso di incidente, ci siamo ritrovate nell'ordine:
a costruire con rami e corde una "A" che la Bene avrebbe dovuto usare a mo' di trampoli trascinata in lungo e in largo su un sentiero di birilli;
a cercare, munite di rilevatori gps, dieci nastri nascosti in un campo senza limiti e confini, sotto un sole che ci ha fatto rimpiangere Ponza;
a guidare bendate un Hummer, affidandoci solo alle indicazioni delle compagne di squadra;
a sparare contro un bersaglio con un fucile M16 in tutto identico a quello in dotazione all'esercito italiano, compreso il peso;
ad arrampicarci, con imbracatura e caschetto di sicurezza, su una parete perpendicolare al terreno, alta circa dieci metri.

In questa escalation di resistenza fisica, coraggio, abilità atletiche e noncuranza del pericolo, M sopravvissuta alla giornata "Donna Avventura", sta già pensando con preoccupazione al prossimo addio al nubilato previsto a giugno.

Ps. il ponte tibetano è stato sostituito all'ultimo momento dalla parete da scalare, per cambio di location last minute. E mai sapremo se è stato meglio così.

3 commenti:

  1. quando una ha un fisico bestiale

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  2. il mio addio al nubilato comprensivo di svomitazzo tutta la notte e bagno nel porto di capri non è veramente nulla in confronto...
    le mie congratulazioni per la prova di coraggio fisica e mentale ma del resto a confronto del matrimonio...

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  3. Mi sento di dire che siamo state proprio brave, soprattutto a tavola...
    ;)
    K.

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