martedì 5 dicembre 2017

Super Nove

Ehi ragazzino,
tu con gli occhi grandi grandi e le ciglia lunghe da femmina;
che dormi tutto sotto il piumone che come fai a respirare non lo so.

Tu che non hai bisogno di niente perché sei nato autonomo e perfettamente funzionante da te, 
tu che di niente hai paura perché hai la forza dei sicuri e la sicurezza dei forti.

Tu che leggi due libri a settimana e non vuoi rimanere mai senza,
che sei un atleta e che riesci in ogni impresa sportiva che affronti.

Tu che hai più fotografie con la coppa alzata, che con una torta con le candeline davanti.

Tu che  prendi tutto con serietà e impegno, senza che nessuno te lo abbia insegnato mai.

Tu che sei il fratello piccolo, ma ci sei sempre sembrato quello grande;
tu che quando resti solo a casa nemmeno te ne accorgi, tu che non hai richieste né capricci.

Tu che ami scrivere e i fogli protocollo bianchi sono per te è una strada aperta, un'opportunità di espressione e libertà e non un muro insormontabile come per tuo fratello.

Tu che sei ordinato e felice;
socievole e indipendente;
alto e magro, con quel fisico asciutto e proporzionato che non ha niente di mio, purtroppo per me!

Tu che hai capito tutto, che non chiedi, che sai aspettare, che alla fine è tutta una questione di turni, una volta tocca a uno e una volta all'altro;
tu che hai chiaro cosa conta nella vita, tu che non cambi idea, che sei coerente e determinato.

Tu che non hai mai avuto bisogno di coccole e compagnia,
che resti di là da solo, anche quando noi tre siamo nel metro quadro;
che ridi al mondo e alla vita, canti con gioia;
tu che non fai mai la spia, e non dici bugie.

Tu che vivi con quel pallone sempre tra i piedi.

Tu che per nascita saresti secondo, ma che in realtà non lo sei stato mai
Tu che mai nella vita ti ho sentito fare un capriccio, nè una lagna tanto da pensarti degno del nome del Papa e del Santo più buono che c'è.

Tu che quando sei nato sei dovuto restare in ospedale per quanto eri piccolo e giallo e pioveva tutta la pioggia del mondo; ma non saprai mai cosa provavo a non averti a casa con me, a lasciarti ogni volta lì minuscolo sotto la lampada, girarmi e andare via.

Oggi compi nove anni..

A festeggiarti sono venuti gli Altri Nonni, le crepes con la nutella, il sole, il cielo limpido dell'inverno e la super luna; e stamattina le orecchie me le hai volute tirare anche tu perchè "un po' per uno, mamma è più bello"

Tanti auguri piccolo grande Super Francio adorato, M

mercoledì 22 novembre 2017

novembre 2017

Tutte le cose,
quelle belle, quelle brutte, quelle che erano belle e poi sono diventate brutte;
quelle che sono sempre state così e così,
quelle facili e quelle meno facili;
quelle lunghe e quelle che durano poco;
quelle utili e quelle che non servono a niente,
quelle di cui sei al corrente e quelle che ignori,
quelle che fanno stare bene e quelle che fanno stare di merda.

Quelle che si credono infinite;
quelle che sembrano insuperabili,
quelle che dipendono da te e quelle che sono da te indipendenti;
quelle necessarie, 
quelle volute e quelle che capitano per caso.

Quelle a cui tieni da morire e quelle di cui non ti frega niente,
quelle a colori e quelle in scala di grigi;
quelle che riguardano solo te e quelle che condividi con altri.

Tutte, proprio tuttissime le cose, hanno sempre due elementi in comune: un inizio e una fine.
Che tu lo voglia o meno,
che tu dia loro una direzione oppure che le lasci andare dove vogliono, hanno tutte un inizio e una fine, sempre.

L'inizio è sempre un'incognita.
La fine invece può prendere svariate pieghe: 
può essere dolorosa certo, oppure,  a volte, liberatoria. 

Può essere attesa come una soluzione, o essere paventata come il peggiore dei mali.
Può essere agita o subita, prevista o inaspettata, sperata o ignorata. 
Può essere scontata, ma più spesso può sorprendere.
Può essere obbligata e può essere una scelta.

E può essa stessa essere un'incognita: quando diventa l'inizio di qualcos'altro.

Il mese di novembre ha un significato preciso per M, quello della fine. E anche quest'anno non si è smentito.







giovedì 9 novembre 2017

Il tallone di Achille

M si è presentata all'appuntamento incuriosita e puntuale con il suo tallone d'Achille ben nascosto sotto uno dei suoi calzini a righe.
Lui era già lì con quella voce da speaker radiofonico e un leggero accento che la fa vagare tra la toscana e il sud senza collocarla in nessun luogo preciso.
Si sono seduti dalla stessa parte della scrivania perché la regola numero 1 di questi incontri qua è mettersi in una posiziona di parità.

M sarebbe stata bene anche se tra loro la scrivania fosse rimasta perché lui non ha l'aria del prof e nemmeno del capo. Troppa poca la differenza delle loro età  per avere quella del papà anche se un po' lo ricorda nella forma del viso e nellattaccatura dei capelli e in qualcos'altro che è fuggito via prima che lei riuscisse a coglierlo.

Hanno parlato e per un po' tutto ok.

Poi il tallone si è scoperto ed è stata subito nebbia tra loro e trucco sulle guance per lei.
Ma la nebbia è presto passata, lui ha capito anche se M ha avuto la sensazione che in qualche breve momento lui fosse distratto, forse assonnato vista l'ora post prandiale.

Ieri M ha avuto il primo dei tre colloqui con il suo mental coach.
È  un'opportunità che lel ha offerto l'ufficio, ma siccome per lei l'ufficio è solo una cornice dove su muovono personaggi e si formano storie, hanno parlato di tutt'altro.
M non sa cosa lui abbia pensato di lei, probabilmente non sarà mai un buon manager ma questo già lo aveva intuito da sola. Sa però di essere una buona persona e questa è la sola cosa che conta per lei. In ogni caso potrà scoprire cosa ha pensato lui tra un mese, al loro prossimo incontro.
E al solo pensiero prova un leggero senso di piacevole vergogna.

lunedì 6 novembre 2017

Remember Paris (1995)

E' alta come un uomo alto,
magrissima;
ha i capelli ricci e scuri, un sorriso contagioso e 44 di piede anche se dichiara un paio di numeri in meno.
Parla cinque lingue, tra cui un italiano che sembra musica.

E' instancabile: potrebbe girare a piedi per giorni e giorni senza mai ricordarsi di mangiare nè fare pipì.
E' single e non ha figli e questo è davvero "pena" come dice lei, che sarebbe "peccato" da noi, perché è buona, dolce, paziente, sensibile, affettuosa e ha una memoria da elefante che M le invidia parecchio.

E' l'amica di Barcellona che M conobbe a Parigi nella sua vita numero 1, quando vinse una borsa di studio e per un po' visse lì in un losco monolocale con gli specchi al soffitto e il bagno senza porte nel cuore del quartiere latino.
Da allora (1995) M e Isabel si sono viste nelle poche occasioni in cui M hostess, nella sua vita numero 2 tra il 1997 e il 1999, passava per Barcellona e la invitava a condividere i lettoni a cinque stelle, le chiacchiere, le confidenze e la colazione in camera. 

Poi non si sono più viste. 

M le scrisse una lunga mail, di cui non ha memoria alcuna, quando scoprì di aspettare il nano numero 1, in cui le confidava dubbi e gioie. Poi si sa la maternità il lavoro, case - libri - auto - fogli di giornale (come dice Celestina e Tiziano prima di lei), e non si sono sentite più.

Questo fine settimana Isabel era a Roma e si sono riviste dopo quasi venti anni. M sentiva un leggero imbarazzo mentre andava all'appuntamento sabato ma appena l'ha riconosciuta da lontano altissima in mezzo agli altri, l'ha invitata a cena a casa per farle conoscere i nani e farle assaggiare le due cose che sa cucinare.
Isabel è identica a come era a Parigi, e nei due giorni che è rimasta a Roma ha visitato cose di cui M ignora l'esistenza: catacombe, chiese, strade, musei; ha messo la mano nella bocca della verità e l'ha ritratta tutta intera, ha mangiato supplì scambiandoli per arancini e si è seduta a lungo in una chiesa ad aspettare il sole.

Poi a cena si sono ritrovate a ricordare, ridere e confidarsi come se non fosse passato un giorno, davanti a un paziente e variegato pubblico di tre maschi.

martedì 24 ottobre 2017

#2 Compiti: grammatica

Quest'anno il nano quando torna a casa da scuola, tre giorni su cinque resta a casa, senza attività sportive.
Resta da solo perché il fratello ha invece intrapreso seriamente la vita dell'atleta ed è impegnato in due sport diversi tutti i giorni.

Quando è a casa da solo il nano telefona a M anche nove volte in un'ora.
M risponde sempre, non sempre con toni amichevoli, ma risponde.

Le telefonate vertono tutte sui compiti. Sono l'inizio della trattativa che poi proseguirà de visu al rientro a casa di lei.

Oggi era la volta dei nomi derivati.

Prima telefonata
- Pronto?
- mamma mi mandi la foto dei compiti per domani?
- ok

(invece di scriverli sul diario, lui aspetta la foto che M quotidianamente manda sul telefono della muta, perché lui ne è sprovvisto)

Seconda telefonata
- mamma c'è italiano, francese e geografia. Comincio con geografia va bene?
- Come vuoi nano, tanto li devi fare tutti. In che ordine non ha importanza...

Terza telefonata
- mamma comincio con italiano..
- ...

Quarta telefonata
- mamma scusa eh lo so che sei in ufficio ma.. non ricordo cosa sono i nomi derivati
- nano, sono quelli che derivano da un sostantivo principale per esempio latticino da latte o subacqueo da acqua..
- ahhhhhhhhhhhh ma certo ok grazie!

Quinta telefonata
- mamma scusa ma non capisco qui l'esercizio dice: data la lista di nomi, scrivere per ciascuno il derivato utilizzando mp o mb.. che vuol, dire?
- fammi un esempio di nome..
- ti faccio uno difficile.. barca
- im-barco nano che sarebbe quando saliamo sull'aereo o sulla nave..
- ahhhhh certo non era difficile aspetta un altro.. difficilissimo.. permeare
- questo è più difficile: impermeabile..
- come impermeabile?? ho cercato permeare sul vocabolario e vuol dire piovere!
- ... 
- c'era scritto: passare attraverso..
- bravo che hai cercato sul vocabolario.. passare attraverso come la pioggia... invece impermeabile non fa passare attraverso...
- ahhhhh ok ho capito. L'esercizio non è difficile.. ti faccio l'ultimo esempio ma lo dico io DA SOLO
- ok.. vai
- baciare.. imbaciare!
- ...


lunedì 23 ottobre 2017

#1 Compiti: grammatica

Da quando il nano ha iniziato la prima media, la sera al ritorno dall'ufficio M deve controllargli i compiti e  sentire gli orali. 
E' una cosa che, materie scientifiche a parte, neppure le dispiacerebbe se non fosse che lui è snervante: polemizza su qualsiasi riga, parola, frase e financo trattino scritto sul registro elettronico. 

Esempi:
Se sul registro c'è scritto "studiare pag. 76-79" lui dice che sono da studiare solo pag 76 e 79, anche se pagina 76 finisce con una parola mozza che va a capo; perché «mamma se fossero state da studiare anche 77 e 78 ci sarebbe stato scritto "da" "a
Se c'è scritto "leggere e ripetere" «mamma non vuol dire studiare».
Se c'è scritto "leggere pagina 44 e 45 e  fare gli esercizi a pagina 46", «mamma si possono fare gli esercizi anche senza leggere pagine 44 e 45» (sbagliati però).

Insomma alle 19.00 si comincia una trattativa estenuante che si conclude alle 21.30 senza vincitori nè vinti. 

Mancano tre anni alla fine della scuola dell'obbligo e M nel frattempo perderà tutti i capelli e il rapporto faticosamente costruito con il primogenito.

L'altra sera è tornata a casa armata dei migliori propositi, con tanto di training autogeno davanti allo specchio dell'ascensore. 
Entrata in casa con la calma di un Maestro Zen è stata accolta da un nano saltellante che aveva finito tutti i compiti  "con impegno".

"Li vuoi vedere mamma?"
"Certo, che materia?"
"Grammatica"
"La mia preferita! Oggi deve essere la mia giornata fortunata nano.. vediamo un po'.. "mettere al posto dei puntini i suoni cqu, ccu, qqu, cu o qu".
.. stode
s..alo
suba...eo
....

Le parole erano 20, ma a M sono rimaste impresse queste tre. 
In ogni caso il nano d'ora in avanti difficilmente si dimenticherà come si scrivono.

ps onesto: oggi pomeriggio lo stesso nano ha preso ottimo alla verifica in classe di matematica. Alla stessa verifica probabilmente M avrebbe preso due. 

giovedì 12 ottobre 2017

Tecniche di rilassamento

- ammazza sti juventini demmerda, aho
- buonasera..
- si scusi ma io nun lo capisco: sei de roma ma come fai a tifà pe nartra squadra.. il suo nome?
- non saprei in effetti.. M, mi chiamo M.
- Ok allora venga qua.. no ma io nun c'ho niente contro i juventini, so persone pure loro per carità mica dico niente è che conosco gente nata a Roma che tifa Juve e non lo posso accettare.. un passo più avanti per favore, ecco non scappi via..ferma
- ...
- ..non dico per dire ma proprio sto a parlà de un collega, uno che lavora qua pensi, uno con la madre che abita a Testaccio da sempre, che tifa Juve.. ok adesso dall'altra parte, un passo avanti, così.. ferma.. beh c'ha la bandiera nera co scritto SPQR si rende conto?
- ...
- eh no così no.. ecco ora di lato.. alzi il braccio.. lo appoggi qui, mento in alto e ferma.. non è che lei è juventina..
- no, personalmente non sono tifosa, ma simpatizzo per la Roma.. per il Capitano in realtà più che per la Roma..
- ecco brava.. anche se basta co sto Capitano, ha fatto er tempo suo e io prima de morì la voglio vincere una Champions e... adesso dall'altro lato sempre braccio in alto, alzi il mento e ferma..
-.. si si non scappo via.. però sono circondata da simpatizzanti Juventini, ..
- davvero???
- sì: mio marito in maniera molto moderata, ma lui non è di Roma è del Nord, e anche i bambini che invece sono nati a Roma..ma anche loro sono sportivi più che tifosi..
- ... vabbè nun c'ho niente contro i bambini juventini.. mi scusi per lo sfogo.. è che certe cose.. mi fanno..
- ..capisco..posso rivestirmi?
- sì sì abbiamo fatto, si rivesta e aspetti qui fuori che la chiama il medico per il referto.

Questa conversazione si è svolta oggi in pausa pranzo durante l'annuale mammografia tra una M a torso completamente nudo e il tecnico dell'infernale macchinario schiacciatette, in camice bianco.

Il controllo è andato bene e stavolta M non ha avuto nemmeno il tempo di avere la solita ansia: la tecnica di rilassamento messa in atto dall'omino ha funzionato alla grande.

martedì 10 ottobre 2017

Pesci si nasce, e si diventa

M ha ripreso a nuotare da poco più di un paio di settimane, dopo un anno di fermo.
Nonostante la lunga pausa, ha ripreso le sue storiche lezioni la mattina come se non fosse passato un giorno; è immediatamente tornata al suo ritmo con i suoi 2,5 km l'ora, senza incontrare nella ripresa alcuna difficoltà, aiutata dalla convinzione di essere stata, nella sua vita precedente, un pesce.

Il suo corso si svolge la mattina prima dell'ufficio.

Quest'anno è tenuto da un istruttore nuovo. Diverso in tutto da quello precedente: fisicamente, caratterialmente, in maniera evidente.
E' un ragazzo giovane senza capelli ma con una lunga e foltissima barba. Ha un passato da rugbista e ha imparato a insegnare nuoto quasi per caso, senza nutrire per questo sport l'amore sconfinato che prova M.
E' solitamente dedicato ai corsi agonistici e solo momentaneamente sta sostituendo K l'istruttore precedente.

A differenza del precedente istruttore è molto serio e puntualissimo.

Stamattina al termine della lezione, ha fermato M gocciolante in cuffia e costume a bordo vasca.
- Senti scusa non prenderla a male ma..
- ...
- ..questo corso non fa per te.
- ....
- ... no aspetta non fraintendermi non è che non ti ci voglia o ti stia chiedendo di andare via..
- .. io faccio questo corso da anni..sempre lo stesso.. dall'altra piscina.. l'ho seguito qui..
- .. sì beh ecco è arrivato per te il momento di passare ad altro: all'agonismo

(leggera sensazione di vertigine)

- AGONISMO???
- sì.. qui non ti diverti, devo darti più vasche degli altri, fai esercizi che non ti servono a perfezionare niente perché nuoti già bene, la scuola nuoto non fa per te, tu ti devi allenare. DEVI FARE I MASTER.
- .. ma io ho 44 anni.., due figli, un lavoro semiserio full time, insomma vengo a nuotare così per stare bene.. mi piace..ma così senza impegno..
- .. come vuoi, il mio è solo un consiglio: tu la scuola nuoto o il perfezionamento degli stili l'hai superato da un pezzo, dovresti passare agli allenamenti. Poi vedi tu, per me se continui a venire va bene eh, lo dico per te.

M è tornata negli spogliatoi con un misto di orgoglio e senso di inadeguatezza.

E adesso non sa se assecondare la scintilla della competizione con se stessa che si è già accesa dentro di lei e cedere al fascino dell'allenamento master che si svolge nella corsia di fianco tra atleti che lei ha sempre considerato semidei metà uomini e metà pesci; oppure mantenere la sua rassicurante e decennale abitudine della scuola nuoto con le sue compagne che considerano lei un'atleta.

Tra le due scelte, poco più di un metro di corsia e parecchi chili di ansia da prestazione.

Che poi le era già successo qualcosa del genere qualche anno fa.

lunedì 9 ottobre 2017

Questione di punti di vista

Compito: 
cosa vedo dalla mia finestra

Svolgimento: 
Dalla mia finestra vedo il palazzo di fronte, un pezzo di giardino, una panchina e il muretto.

- Scusa nano ma mi sembra un po' poco..
- Mamma ma io questo vedo!
- Sì ma guarda di qua.. cosa vedi?
- San Pietro?
- Eh..
- Sì ma non lo vedi proprio dalla mia finestra.. dalla vostra..
- Hai ragione ma siccome è una cosa speciale vedere la cupola di San Pietro dalla finestra, un cosa che non capita a tutti, ma che tutti vorrebbero e apprezzerebbero forse potrebbe essere menzionata nel tuo compito.. è il simbolo della tua città..
- Sgrunt..allora aggiungo San Pietro..
- Sì ma non fare un elenco di cose, ormai sei alle medie..in questi compiti dovresti metterci te stesso, le tue emozioni quello che hai dentro..
- Ho capito, ho capito
- Poi tu sei tanto bravo con le metafore..
- ...
- Scrivi cosa ti sembra di sera la cupola di San Pietro.. una magia, una poesia, come un castello delle fate..
- Ok ok, ho capito.

Dopo un paio di minuti.

- Ecco l'ho aggiunto, vuoi leggere?
- Sì certo fammi vedere.. allora.. "dalla mia finestra vedo il palazzo di fronte, un pezzo di giardino, una panchina e il muretto. Dalle finestre dell'altro lato vedo anche San Pietro che tutta illuminata mi sembra la palla della discoteca".

Decisamente più portato per le materie scientifiche.

venerdì 6 ottobre 2017

Visita medica che passione

Ieri M ha accompagnato i nani all'annuale visita medico sportiva.
L'imperdibile esperienza, già provata l'anno scorso e invece mancata l'anno prima perché i nani andarono con H, non ha deluso le aspettative.
La visita viene effettuata dalla figlia del medico di una squadra di calcio di Serie A. Non la squadra per cui tifano i nani, ma pur sempre una squadra di Serie A di cui loro conoscono punteggi, giocatori e posizionamenti in classifica. 

Lei, a sua volta mamma di due bambini più piccoli ancora estranei per motivi anagrafici al fantastico mondo del calcio, è una persona di una delicatezza inusuale. E' albina, chiarissima di pelle e di capelli con una vista scarsa, aiutata da un paio di lenti molto spesse, che rendono i suoi occhi due piccole fessure.
Anche con gli occhiali, per leggere avvicina i fogli fino a sfiorare la punta del naso.

Adora i nani, addirittura se li ricordava dall'anno scorso e solo per questo, ha conquistato M in maniera definitiva.
Chiacchiera con loro, scherza, ride alle loro battute. Loro la abbracciano come fosse una di famiglia e la riempiono di domande.

Alla fine della visita tutti i tracciati ondulanti usciti dalla macchina devono essere letti e interpretati dal medico della squadra di Serie A, suo padre.

Occhi piccoli e chiari, sorriso che fa venir voglia di affidargli tutto quello che hai lì su due piedi, camice bianco aperto.
L'anno scorso appena entrato nella stanza senza nemmeno toccarli, al primo sguardo aveva indovinato che il nano mangiava troppa poca verdura e frutta (ribadito quest'anno) e non beveva abbastanza (ribadito anche questo).
Per il mezzonano aveva previsto un futuro da campione, lo stesso che trenta anni prima aveva giustamente previsto per un altro Francesco. Da uno sguardo aveva capito che il mezzonano giocava in porta e che era mancino, lasciando M di stucco.

Ieri ha confermato il tutto aggiungendo che il mezzonano guarda troppo spesso la tele girato di profilo e gli ha consigliato di cambiare divano. Cosa che M e H gli dicono tutte le sante sere.
M è rimasta nuovamente ammirata da questo uomo gentile e sorridente, capace di parlare a piccoli e grandi con la stessa gentilezza e lo stesso tono ironico.

I nani sono sani e possono continuare la loro attività sportiva.

Se ne sono andati con la promessa degli autografi di tutta la squadra. Cose che si dicono, ha pensato M.

Poi ieri sera M ha ricevuto un messaggio, era la figlia chiarissima del medico sportivo di Serie A. Voleva sapere se gli autografi i nani li volessero su una maglietta o su una foto.

Le gentilezza (e l'amore) salveranno il mondo, altro che.






giovedì 5 ottobre 2017

S.A.R.A.H.

Oggi M ha rivisto un amico che non vedeva da un sacco di tempo.
Lo ha rivisto perché lui aveva bisogno di lei, in realtà vorrebbe proprio iniziare una specie di terapia con lei.
Oggi diciamo che c'è stata la prima seduta.
Lui è più giovane di M. Intelligente, sportivo, ironico. Scorza un po' ruvida, ma dentro è ok.

Adesso lui ragazzo tutto d'un pezzo, granitico e indipendente, ha il cuore infranto.
La sua storia è il più classico dei classici: incontra una lei, lei parte in quinta innamortapazza come solo noi ragazze sappiamo essere, e lui si lascia trascinare in questa pazzia senza mai entrarci con tutte e due le scarpe. Restando sempre un po' estraneo alla vicenda. Passano i mesi, lei, presa nel vortice dell'innamoramento pazzo, dapprima non si accorge, poi a poco a poco inizia a avvertire le mancanze e le assenze di lui e soprattutto comincia a manifestarle.

M direbbe che lei ama per due, ci sta dentro mani e piedi e lui ama? con la sinistra (senza essere mancino).

Insomma lei comincia a chiedere spiegazioni, ad avere qualche piccola pretesa, ma lui forte e vieppiù rafforzato dall'amorepazzo di lei che tutto permea, continua per la sua strada senza mai passare alla destra e senza mai mettere dentro anche l'altra scarpa.

Lei comincia a stare male, evidentemente male. Lui non capisce la gravità, crede di poter gestire tutto come sempre e non cede, non si accorge continua a tirare la corda.

La corda si è spezzata qualche mese fa. Lei ha alzato un muro invalicabile, non scrive, si limita a rispondere più o meno laconicamente ai messaggi di lui, ma non ci crede più. Non è che non voglia crederci, pagherebbe, darebbe un braccio per crederci ancora, ma non può più, non ci riesce.

Lui ora che c'è un muro invalicabile, ha capito e la vuole con tutte le sue forze la destra la sinistra i piedi le mani le scarpe tutto ed è a pezzi perché lei ha sentenziato: è troppo tardi.

Ora, alla fine della seduta M oltre a consigliare al suo paziente la lettura di una "posta del cuore" che lei considera illuminante e con poteri balsamici e di un romanzo che lei lesse milioni di anni fa e sottolineò quasi interamente, M si è ricordata di S.A.R.A.H.

S.A.R.A.H. è  non a caso un nome di donna.
S.A.R.A.H. è l'acronimo di tutte le fasi che si attraversano dopo una drastica rottura, dopo una fine dolorosa. Che sia professionale, amorosa, familiare non fa differenza.

Sarah è lo shock iniziale quando si scopre che l'altro non c'è (o ci ha tradito o ci ha mentito o ci ha trattato male troppo a lungo). Sarah è la rabbia (anger) che segue lo shock, che spaccheresti tutto e urleresti parolacce che nemmeno i tuoi figli sanno e le urleresti fino a farti scoppiare la gola, perché ora hai tutto chiaro davanti e metti tutte le perline sul filo una davanti all'altra e non sai più che fartene. Sarah è il respingimento (rejection) nei confronti dell'altro, il muro invalicabile, l' "è troppo tardi". Sarah è poi tristemente anche l'accettazione dei fatti. Il non potevo fare di più, non ho rimpianti, non c'erano alternative.
Sarah è l'aiuto (help) che questo amico ha chiesto a M oggi e che questa lei nello stesso momento starà chiedendo a una sua amica terapeuta. Perché spesso vedere le cose con gli occhi degli altri, aiuta davvero.

M non conosce lei è non sa se quel suo muro è davvero invalicabile. Tuttavia ha nella manica una nuova lei per il suo paziente. Perfetta.



giovedì 28 settembre 2017

Scuola media annessi e connessi

Quest'anno il nano ha iniziato la scuola media e con lei sono entrate in casa nostra:
una cartella azzurra larga un metro per contenere i fogli da disegno;
un flauto avorio, elegantissimo nella sua custodia nera;
uno zaino trolley con le rotelle, pagato un occhio della testa e impossibile da trasportare in motorino;
un clearbook che altro non è se non un quadernone ad anelli, o almeno così lo ha interpretato M;
un porta-listini che sarebbe un porta fogli A4 (senza anelli), sempre nell'interpretazione di M;
riga da 50 cm e squadre di ogni foggia;
un indirizzo mail nuovo di pacca da utilizzare esclusivamente per le comunicazioni con la professoressa di inglese;
il primo paio di scarpe richieste come regalo, che fino ad oggi i vestiti e gli accessori non avevamo mai raggiunto il rango di regali, eccezion fatta per le divise delle squadre di calcio;
quattordici libri di testo, un terzo dei quali, a tre settimane dall'inizio della scuola, giace ancora indisturbato nella confezione di cellophane;
un numero non precisato di cd per l'ascolto di musica e delle corretta pronuncia delle due lingue straniere previste dal programma scolastico;
l'alzata degli occhi al cielo, accompagnata o meno dallo sbuffo del neo undicenne;
una crescente preoccupazione di M tendente all'ansia.

martedì 26 settembre 2017

La giornata della O

In ufficio ore 17:30 circa.
DRIIIIIINNNNNN
- Pronto mamma?
- ciao nano dimmi
- un aggettivo con la O?
- osceno, orribile, orrendo, ostico, ombroso..
- mamma mamma aspetta! Un aggettivo con O per me!.. quindi deve essere positivo!!
- ...
- dai io ho scritto ordinato.. ma ne serve un altro..
- ORDINATO????
- eh.
click.

Dopo dieci minuti. Sempre in ufficio.
DRIIIIIINNNNNN
- Pronto mamma?
- ciao nano dimmi.. ma non mi avevi chiamato cinque minuti fa?
- sì ma per un'altra cosa..
- ah ok dimmi
- allora sto scrivendo un testo sul primo giorno di scuola. te lo leggo che sono a metà così se ho sbagliato me lo dici e non devo rifarlo tutto ok?
- ok...
- allora "il primo giorno di scuola sono andato a piedi. C'ho messo mezz'ora.."
- ok come hai scritto c'ho?
- beh ci i o con l'accento
- ... nano pensaci bene come hai scritto c'ho messo?
- ah sì vero scusa ci o messo
- ok e o, com'è scritto ho messo
- o mamma o, la o hai presente?
- pensaci bene.. cosa è ho messo?
- ahhhh certo un verbo ci ho messo con l'acca!
- bravo e dove metti l'apostrofo?
- che apostrofo?
- eh nano l'apostrofo sì.. chi cade? ci ho messo, chi cade?
- mamma nessuno cade ci ho messo mezzora ma senza cadere.
click.

Sono qui e vengo dentro a prenderti

Non era più passato di qua e M erano mesi che non lo vedeva.
Oggi è arrivato, con la scia di muschio bianco che prima lo precede e poi lo segue è entrato nella stanza di M e si è seduto su una sedia.

"Ho venti minuti liberi, posso stare qui?" ha esordito.

Hanno parlato di vacanze, passioni, avventure, di futuri prossimi e di incontri speciali, di una fine certa e di un probabile inizio.
Hanno anche cantato un pochino e citato canzoni più o meno cult.

Tutto in stretto accento barese un po' perché Lui da lì viene e un po' perché ultimamente lo stanno parlando un po' tutti.

Lui era quello di sempre, barba lunga come piace a M, qualche chilo in più dall'ultima volta, probabilmente portato dal mare estivo, camicia con maniche arrotolate e le solite orribili scarpe a metà tra il paraplegico, la ginnastica e la scarpa da ufficio, rigorosamente nere.

M a volte si dimentica di Lui, ma ogni volta che lo sente o le capita di incontrarlo è tutto come prima, come se non fosse passato un giorno da quando sedeva due stanze più in là nel ruolo di capo diretto.

Oggi Lui non solo aveva venti minuti per M ma le ha anche portato una sorpresa speciale che si avvererà nel mese di dicembre, perché dicembre è il mese delle sorprese e dei regali.

Poi è andato via, così come era venuto, sorridendo e lasciando una M in trepidante attesa.

venerdì 22 settembre 2017

Eleven














Prima media
40 di piede
smorfie e gesti sconosciuti ma identici, tra voi pari
i tuoi youtuber e i loro video
la prima volta che chiedi "una cosa da vestire"
il mondo delle femmine visto con curiosità, e un po' più da vicino
i jeans sempre più corti
la felpa col cappuccio calato sulla fronte
e "lasciami all'angolo, ok?"

Ancora qualche buco in bocca, tra un dente e l'altro
le coccole la sera dopo cena e la vocina da ghenghè
la paura del buio e lucione acceso
e "mamma ma tu e babbo non vi lascerete mai vero?"
le cento telefonate che mi fai quando da solo non vuoi stare
i cartoni alla tele, a memoria
e "mi accompagni?"

Tu e le tue mille contraddizioni di ragazzo e di bambino,
tu che sei grande e piccolo allo stesso tempo
che credi di essere indipendente
ma hai gli stessi bisogni e le paure di sempre
Tu che tra qualche mese mi guarderai dritto negli occhi invece che dal basso
e sarà una prospettiva nuova  e sconosciuta per entrambi.
Tu che vuoi sapere sempre cosa c'è dopo e come va a finire e ancora non lo puoi capire che invece è così bello proprio perché non lo sappiamo mai.

Ieri hai compiuto undici anni, ma non starai correndo troppo?
Mica lo so se sono pronta io..

Buon compleanno primogenito adorato




venerdì 9 giugno 2017

Mirta

Indossa sempre qualcosa di arancione
Ha capelli lunghi tenuti da un fazzoletto
La stessa faccia di sempre, le mani morbide e i piedi con quel mignolo sovrapposto e storto
La pelle di gomma, ambrata e liscia che non ha mai conosciuto le sofferenze della ceretta
Gli occhi azzurroverde, che una volta portava truccatissimi da gatta e oggi senza trucco sono ancora più belli.
La risata, sempre quella; il tatuaggio sul polso un po' sbiadito dal tempo e chissà se è sbiadito anche quello sulla schiena fatto con M tanti anni fa, uguale.

Quando parla con noi ha la stessa voce di allora, ma quando parla della sua nuova vita quella in cui ha cambiato nome due volte, ha rinunciato a tante piccole cose per arricchirsi di altre più grandi, la accompagna con un'inflessione del nord, come se parlare della sua nuova identità con la voce di un tempo non le fosse possibile.

Per M è rimasta quella che è sempre stata, la sua cugina grande. Quella che andava male a scuola, faceva sega, faceva impazzire i genitori, usciva con i ragazzi, fumava.
Quella che ha sempre adorato gli animali più degli esseri umani, tutti compresi.

Quella che 14 anni fa ha scelto di vivere un un altro posto, insieme a una nuova famiglia.

Qualche giorno fa, dopo anni, M ha rivisto Mirta, che non si chiama più così ma che sempre Mirta per M sarà. 
E' partita a marzo 2003 nel periodo più difficile della vita di M con NonnaG malata e il fidanzato cattivo. Da allora non l'aveva più rivista, se non qualche mese dopo la sua partenza, quando era andata a trovarla con H perché, anche se erano all'inizio della loro relazione e portarlo in un posto tanto lontano dalla nostra cultura avrebbe potuto farlo scappare via, M aveva già capito che H era speciale e voleva che lei lo conoscesse e che la vedesse felice.
Da allora sono passati 14 anni, 5 voti, 2 nomi, un matrimonio e 2 figli.


giovedì 8 giugno 2017

I ragazzi della VB e quello della IIIH

Avevano tutti la maglietta rossa, quella con l'ape, quella della VB;
ognuno con il suo piccolo bagaglio, chi un sacchetto, chi una busta, chi lo zaino.
Sono usciti un po' ammucchiati, qualcuno ha urlato "è finita!"
Ma gli altri, quasi tutti non gioivano, piangevano: le ragazze aggrappate alla Maestra Santa Subito e i ragazzi un po' in disparte, più vergognosi.
Si guardavano tra loro e appena incrociavano lo sguardo di un compagno, riprendevano in singhiozzi più forti.

Anche le mamme, dietro strategici occhiali scuri, piangevano a vederli così grandi, a saperli fuori dal primo ciclo di scuola, usciti dall'infanzia per sempre; a ricordarli piccoli e bassissimi all'inizio della prima, e ora quasi irriconoscibili: lunghi, magri, alle prese con il primo brusco, obbligato passaggio che la vita ci mette davanti.

Le vedevi, queste mamme e ne indovinavi i pensieri e i ricordi a ripercorrere dentro la testa tutte le mattine di questi 5 anni fondamentali, perché erano gli stessi che hai dentro tu.

Poi è arrivato il momento della III H, e sono usciti anche loro, meno disperati e consapevoli e tra loro c'era il Mezzonano. 
Aveva un disegno in mano.
Si è diretto verso il fratello, tieni questo è per te.
Il nano all'inizio diffidente e quasi scocciato perché pensava di non essere abbastanza compreso in questo momento di doloroso passaggio da lui, considerato forse troppo piccolo e anagraficamente lontano. Poi, quando ha capito che il disegno proprio questo raffigurava: il passaggio dalla vecchia alla nuova scuola, dagli amici di sempre a quelli nuovi, sconosciuti e ancora indefiniti, lo ha abbracciato forte e sono rimasti così immobili abbracciati a lungo.

Davanti a loro M.
E qui altro che occhiali grandi e scuri, manco la maschera del Decathlon, quella per vedere bene i pesci, quella che ricopre tutta la faccia  avrebbe potuto camuffare la sua evidente emozione.

E mo?




martedì 6 giugno 2017

Forse non tutti sanno che


si può scegliere il colore dell'apparecchio per i denti;
si può, dopo aver scelto il colore dell'apparecchio per i denti, financo personalizzarlo con adesivi e immagini varie come ad esempio lo stemma della Juventus;
per questi due motivi, si può accogliere la notizia di doverlo tenere per un paio di anni con un entusiasmo grande e inconsapevole ma non contagioso;
anche i denti da latte, che quando cadono sono piccoli e con la base piatta, in precedenza hanno avuto radici profonde;
i denti definitivi durante la loro discesa per prendere il posto dei denti da latte si "mangiano" le loro radici ed è per questo che contestualmente i denti da latte cominciano a dondolare e cadono (non tutti);
alcuni bambini che rompono su tutto, si lamentano, fanno capricci, in occasione dell'estrazione di due denti che non ci pensano nemmeno a dondolare perché hanno ancora le radici ben salde, possono restare impassibili durante l'estrazione e anzi uscirne sorridendo;
andare a scuola con una garza masticata tra i denti, leggermente macchiata di sangue fa figo più del ciuffo;
per pulire l'apparecchio (fisso) dei denti tutte le sere occorrono minuscoli scovolini di diverse dimensioni e una vista incompatibile con l'età di un genitore;
per tutta la durata dell'apparecchio (due anni circa) non si possono mangiare, gomme caramelle e la pizza con la mozzarella?

Ieri pomeriggio M ha portato i nani dal dentista. Il mezzonano, molto contento, ha messo l'apparecchio (fisso) e ora lo mostra con fierezza a ogni passante.
Il nano ha estratto un dente da latte inamovibile e fedelissimo senza fare una piega, solo rimandando alla settimana prossima la seconda estrazione prevista insieme alla prima e adesso gira con una bustina con dentro il prezioso amico con tutta la sua radice e fa il figo con una garza salivosa tra i denti, che manco la sigaretta di Humphrey Bogart.

mercoledì 31 maggio 2017

I Beati

Mai nella vita M avrebbe immaginato di vivere un'esperienza del genere.

Ieri pomeriggio alle tre ha accompagnato il mezzonano in un Altro Mondo. Un mondo alle porte della città, in piena campagna. Un mondo recintato da un muro perimetrale, un mondo a cui si accede da un cancello come quello del paradiso dantesco e dove all'ingresso a regolare il passaggio di Dannati e Beati c'è un personaggio che a quanto ha capito M più che il custode deve essere un'istituzione. 
Questo personaggio alto, grosso, senza capelli si chiama "Alè", che M non è riuscita a capire stia per Alessio, Alessandro o Valerio.

Questo "Alè", salutato con affetto da chiunque oltrepassi in un senso o nell'altro la sua linea, è vestito con la tuta, non una tuta qualsiasi, l'unica ammessa in questo mondo.

Alè è gentile, molto romano e sembra conoscere i Beati uno per uno: dai più piccoli classe 2008 che qui si chiamano pulcini, ai più grandi, passando per classi di età che nel mondo di M non esistono: i ragazzi delle medie che qui si chiamano esordienti; quelli del ginnasio qui chiamati under sedici, fino ai maggiorenni qui chiamati primavera.

I Beati sono tantissimi, tutti vestiti uguali, tutti belli, felici, sportivi. Tutti con la stessa speranza di futuro davanti e lo stesso stemma sulle magliette all'altezza del cuore. Tra loro non sembrano in competizione, sembrano insieme.

Dall'altra parte del cancello, nell'ultimo metro del mondo normale ci sono i genitori, non ammessi all'interno, se non in occasioni speciali. 
I genitori sono tutti giovani (a parte M), tatuatissimi e grandi fumatori.
Aspettano, parlano al telefono, sperano, immaginano, tifano. Si sono portati dietro zii e nonni, merende sostanziose e immaginifiche speranze.
Tra loro ieri pomeriggio c'era anche M con i suoi tatuaggi, le sue paure e occhi e orecchie spalancati con moltissime curiosità.

Siccome ieri era proprio un'occasione speciale M insieme agli altri giovanissimi genitori ha varcato la soglia di Alè ed è entrata in questo Altro Mondo dove non esistono privilegi, dove non si può parlare ad alta voce e dove si susseguono uno dopo l'altro campi da gioco costantemente innaffiati da irrigatori automatici che stimolano pipì che non si potranno fare mai, perché i bagni come gli spogliatoi e i campi sono ad uso esclusivo degli "atleti".
Dove il mezzonano indossava improvvisamente un "pigiamino" giallo fluo di qualche taglia più grande ed era perfettamente inserito nel gruppo di sconosciuti. 

M ieri ha portato il mezzonano a Trigoria perché lui è stato selezionato a sua e nostra insaputa per entrare nel regno dei pulcini "beati".
Per lei è stato tutto molto emozionante, nuovo e inimmaginabile. Il mezzonano invece sembrava perfettamente a suo agio, molto socievole con tutti, Alè compreso, e affatto attanagliato dall'ansia da prestazione.

Quando alla fine di tutto un signore l'ha riconsegnato a M perfettamente lavato e stirato e le ha detto "A domani", M ha sentito un inatteso misto di terrore e gioia, molto preoccupante.

sabato 6 maggio 2017

Il sogno di ogni bambino, o quasi

Chi conosce M e i nani questa storia la sa dall'inizio.  Da quando due anni e mezzo fa un allenatore italo americano alla fine del primo allenamento del mezzonano le disse che in vita sua non aveva mai visto un talento naturale così.
Sono passati due anni e mezzo e pare che il talento sia ancora qui. 
Il mezzonano é il portiere classe 2008 più corteggiato dalle squadre. Lo vengono a vedere giocare.  Ne conoscono nome e fama prima di averlo mai visto all'opera. Lo richiedono. Vorrebbero che l'anno prossimo andasse a giocare in una squadra molto conosciuta.
M è combattuta pensa che sia ancora molto piccolo e che sia presto per prendere troppo seriamente quello che dovrebbe essere un divertimento tra ragazzi.  Non vorrebbe sottoporre il mezzonano a uno stress eccessivo in un ambiente altamente competitivo dove se non funzioni ti rispediscono al mittente come un ordine sbagliato.
In mente sua il mezzonano non sarebbe nemmeno dovuto essere informato di tanto interesse nei suoi confronti ma la voce si è sparsa e alla fine lo ha saputo in maniera ufficiale.
L'altra sera tra mille dubbi M lo ha incoraggiato a dividere un foglio in due e a scrivere la lista dei pro e dei contro.
Tra i contro valori universalmente condivisi come l'attaccamento ai compagni dell'attuale squadra e all'adorato Mister che li segue da tre anni, un pensiero commovente per babbomamma per le difficoltà organizzative che interverrebbero nelle loro vite per via dei 4 giorni di allenamento previsti ogni settimana lontanissimo dal km quadrato in cui si svolge la vita di M e un'ammirevole fedeltà alla squadra di cui è tifoso che gli impedisce di giocare in quella fortemente avversaria a cui sarebbe destinato.
E tra i pro?
- boh io non ne ho trovato nemmeno uno, mamma.
Credo che dovranno aspettare ancora un po'.

sabato 8 aprile 2017

Un giorno in più

Oggi M e l'Arch sono stati a un funerale. M ha rivisto persone cha appartengono alla sua vita numero 1 e che non vedeva dal 1998. Il secolo scorso. Di più: il millennio scorso.
È morto il suo suocero mancato, il padre del suo fidanzato storico e lei ha rivisto i suoi mancati parenti, la sua mancata e tanto adorata cognata e ha conosciuto i suoi mancati nipoti.
Al ritorno in macchina con l'Arch ha esternato il seguente pensiero:
- che ingiustizia non poter assistere al proprio funerale.. a me piacerebbe un sacco vedere chi è venuto e chi no; chi piange e chi si distrae; chi ha il coraggio di leggere; se c'è la musica e quale...chi si siede davanti e chi si nasconde nelle ultime file...
L'Arch si è  fermato l'ha guardata le ha sorriso in un misto di sorpresa e soddisfazione e le ha detto..
- è esattamente quello che penso anche io ed è per questo che sto organizzando il mio.
- ...
- eh sì scusa se ci pensi ho organizzato sempre tutto nella mia vita e ho pensato che voglio vivere un giorno in più e quindi sono andato dai fratelli Scifoni
Uno ci passa davanti tutti i giorni della sua vita cercando di ignorarlo e invece sai cosa ti dico? Che da quando ci sono entrato non ho più paura della morte. Sarà tutto come ho deciso io: la cassa semplice come quella dei Papi senza lucidi orrendi e la macchina senza quelle terribili tendine.. purtroppo per questioni di sicurezza non si può fare quello che che avrei voluto io..
- e cioè?
- portare la cassa sopra la mia mini..
E nemmeno usare il furgone di Giardini.. (suo storico falegname) però una cosa è certa: non userò quelle macchine perché proprio non mi rappresentano.. e anche l'urna sarà una cassettina di legno, pulita..
Così è come partecipare no?
M crede che l'Arch sia davvero una persona Speciale e non sa se avrà mai il coraggio di ricordarlo il giorno del suo funerale dall'altare come ha fatto oggi la sua mancata cognata ma ora che sa che sarà tutto organizzato da lui si sente un po' più serena.

giovedì 6 aprile 2017

Una strana piega

- Allora come va il nano?
- eh signora ma cosa le dobbiamo dire del nano..
- ...
- .. ma quanto è bello? Certo siamo un po' arrabbiate con lei perché gli ha tagliato i capelli che sarebbe bastata una spuntatina alla frangia.. quanto era bello coi capelli lunghi mamma mia..
- ...è stata una scelta contro la mia volontà ma i nonni e mio marito tutti a dire che doveva tagliare i capelli che erano esageratamente lunghi, che non sembrava curato... a me piaceva un sacco con i capelli lunghi non li avrei tagliati mai, giuro!
- .. vabbè.. è bello sempre ma coi capelli lunghi pensi che la settimana scorsa al campo scuola.. anche le bambine dell'altra quinta.. tutte pazze per lui..
- ...
- che poi è pure un principe, un galantuomo al ritorno in treno era seduto vicino a una bambina della quinta F avevano fame e quando è passata la signorina con il carrello degli snack lui ha offerto la merenda anche a lei.. lei è impazzita..
- .. e com'è questa bambina della V F?
- Bella anche lei, ma non come il nano.. state attenti che alle medie...farà stragi..
- Ma no lui non ha l'animo del playboy.. lui è fedele nei secoli.. si è innamorato di Susy il primo giorno di prima elementare e ancora è innamorato di lei.. che lei se lo fila un giorno sì e dieci no da 5 anni.. che rabbia..
- eh eh.. non faccia la suocera però eh..
- no non faccio la suocera però..se lo fanno soffrire.. come si fa??
- ecco sta facendo la suocera..
- ...
- comunque è bellissimo davvero, anzi diventa sempre più bello e adesso è ancora bambino non se ne accorge, non lo sa, non lo capisce, non gli interessa, ma aspettate le medie...
- beh ma alle medie cambierà diventerà brutto attraverserà quella fase orrenda di peli puzze brufoli capelli crespi..
- chi lui?? no è da escludere proprio.. bello com'è.. cambierà sicuramente, crescerà ma sempre bello resta.
- ah.. ma a scuola come va?
- tutto bene signora in tutte le materie, niente da dire altrimenti gliel'avremmo detto all'inizio. Che testa che ha.. davvero sorprendente, una delle migliori teste mi sia mai capitata, anzi se la memoria non mi inganna.. forse la migliore, mi sembra gliel'avessi già detto in un'altra occasione.. 
- grazie.. allora tutto a posto? Vado a casa felice e lo bacio?
- sì, lo baci.

Ieri ci sono stati gli ultimi colloqui delle elementari con le maestre del nano.
Il colloquio ha preso una strana e inaspettata piega estetica. M adora la Maestra Santa Subito dal giorno 1 e la maestra M e non riesce a immaginare in che stato potrà mai ridursi a fine anno, in occasione del coro di fine ciclo delle elementari.