Lo ha rivisto perché lui aveva bisogno di lei, in realtà vorrebbe proprio iniziare una specie di terapia con lei.
Oggi diciamo che c'è stata la prima seduta.
Lui è più giovane di M. Intelligente, sportivo, ironico. Scorza un po' ruvida, ma dentro è ok.
Adesso lui ragazzo tutto d'un pezzo, granitico e indipendente, ha il cuore infranto.
La sua storia è il più classico dei classici: incontra una lei, lei parte in quinta innamortapazza come solo noi ragazze sappiamo essere, e lui si lascia trascinare in questa pazzia senza mai entrarci con tutte e due le scarpe. Restando sempre un po' estraneo alla vicenda. Passano i mesi, lei, presa nel vortice dell'innamoramento pazzo, dapprima non si accorge, poi a poco a poco inizia a avvertire le mancanze e le assenze di lui e soprattutto comincia a manifestarle.
M direbbe che lei ama per due, ci sta dentro mani e piedi e lui ama? con la sinistra (senza essere mancino).
Insomma lei comincia a chiedere spiegazioni, ad avere qualche piccola pretesa, ma lui forte e vieppiù rafforzato dall'amorepazzo di lei che tutto permea, continua per la sua strada senza mai passare alla destra e senza mai mettere dentro anche l'altra scarpa.
Lei comincia a stare male, evidentemente male. Lui non capisce la gravità, crede di poter gestire tutto come sempre e non cede, non si accorge continua a tirare la corda.
La corda si è spezzata qualche mese fa. Lei ha alzato un muro invalicabile, non scrive, si limita a rispondere più o meno laconicamente ai messaggi di lui, ma non ci crede più. Non è che non voglia crederci, pagherebbe, darebbe un braccio per crederci ancora, ma non può più, non ci riesce.
Lui ora che c'è un muro invalicabile, ha capito e la vuole con tutte le sue forze la destra la sinistra i piedi le mani le scarpe tutto ed è a pezzi perché lei ha sentenziato: è troppo tardi.
Ora, alla fine della seduta M oltre a consigliare al suo paziente la lettura di una "posta del cuore" che lei considera illuminante e con poteri balsamici e di un romanzo che lei lesse milioni di anni fa e sottolineò quasi interamente, M si è ricordata di S.A.R.A.H.
S.A.R.A.H. è non a caso un nome di donna.
S.A.R.A.H. è l'acronimo di tutte le fasi che si attraversano dopo una drastica rottura, dopo una fine dolorosa. Che sia professionale, amorosa, familiare non fa differenza.
Sarah è lo shock iniziale quando si scopre che l'altro non c'è (o ci ha tradito o ci ha mentito o ci ha trattato male troppo a lungo). Sarah è la rabbia (anger) che segue lo shock, che spaccheresti tutto e urleresti parolacce che nemmeno i tuoi figli sanno e le urleresti fino a farti scoppiare la gola, perché ora hai tutto chiaro davanti e metti tutte le perline sul filo una davanti all'altra e non sai più che fartene. Sarah è il respingimento (rejection) nei confronti dell'altro, il muro invalicabile, l' "è troppo tardi". Sarah è poi tristemente anche l'accettazione dei fatti. Il non potevo fare di più, non ho rimpianti, non c'erano alternative.
Sarah è l'aiuto (help) che questo amico ha chiesto a M oggi e che questa lei nello stesso momento starà chiedendo a una sua amica terapeuta. Perché spesso vedere le cose con gli occhi degli altri, aiuta davvero.
M non conosce lei è non sa se quel suo muro è davvero invalicabile. Tuttavia ha nella manica una nuova lei per il suo paziente. Perfetta.
la soluzione perfetta è una DEBORAH con l'acca
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