giovedì 5 ottobre 2017

S.A.R.A.H.

Oggi M ha rivisto un amico che non vedeva da un sacco di tempo.
Lo ha rivisto perché lui aveva bisogno di lei, in realtà vorrebbe proprio iniziare una specie di terapia con lei.
Oggi diciamo che c'è stata la prima seduta.
Lui è più giovane di M. Intelligente, sportivo, ironico. Scorza un po' ruvida, ma dentro è ok.

Adesso lui ragazzo tutto d'un pezzo, granitico e indipendente, ha il cuore infranto.
La sua storia è il più classico dei classici: incontra una lei, lei parte in quinta innamortapazza come solo noi ragazze sappiamo essere, e lui si lascia trascinare in questa pazzia senza mai entrarci con tutte e due le scarpe. Restando sempre un po' estraneo alla vicenda. Passano i mesi, lei, presa nel vortice dell'innamoramento pazzo, dapprima non si accorge, poi a poco a poco inizia a avvertire le mancanze e le assenze di lui e soprattutto comincia a manifestarle.

M direbbe che lei ama per due, ci sta dentro mani e piedi e lui ama? con la sinistra (senza essere mancino).

Insomma lei comincia a chiedere spiegazioni, ad avere qualche piccola pretesa, ma lui forte e vieppiù rafforzato dall'amorepazzo di lei che tutto permea, continua per la sua strada senza mai passare alla destra e senza mai mettere dentro anche l'altra scarpa.

Lei comincia a stare male, evidentemente male. Lui non capisce la gravità, crede di poter gestire tutto come sempre e non cede, non si accorge continua a tirare la corda.

La corda si è spezzata qualche mese fa. Lei ha alzato un muro invalicabile, non scrive, si limita a rispondere più o meno laconicamente ai messaggi di lui, ma non ci crede più. Non è che non voglia crederci, pagherebbe, darebbe un braccio per crederci ancora, ma non può più, non ci riesce.

Lui ora che c'è un muro invalicabile, ha capito e la vuole con tutte le sue forze la destra la sinistra i piedi le mani le scarpe tutto ed è a pezzi perché lei ha sentenziato: è troppo tardi.

Ora, alla fine della seduta M oltre a consigliare al suo paziente la lettura di una "posta del cuore" che lei considera illuminante e con poteri balsamici e di un romanzo che lei lesse milioni di anni fa e sottolineò quasi interamente, M si è ricordata di S.A.R.A.H.

S.A.R.A.H. è  non a caso un nome di donna.
S.A.R.A.H. è l'acronimo di tutte le fasi che si attraversano dopo una drastica rottura, dopo una fine dolorosa. Che sia professionale, amorosa, familiare non fa differenza.

Sarah è lo shock iniziale quando si scopre che l'altro non c'è (o ci ha tradito o ci ha mentito o ci ha trattato male troppo a lungo). Sarah è la rabbia (anger) che segue lo shock, che spaccheresti tutto e urleresti parolacce che nemmeno i tuoi figli sanno e le urleresti fino a farti scoppiare la gola, perché ora hai tutto chiaro davanti e metti tutte le perline sul filo una davanti all'altra e non sai più che fartene. Sarah è il respingimento (rejection) nei confronti dell'altro, il muro invalicabile, l' "è troppo tardi". Sarah è poi tristemente anche l'accettazione dei fatti. Il non potevo fare di più, non ho rimpianti, non c'erano alternative.
Sarah è l'aiuto (help) che questo amico ha chiesto a M oggi e che questa lei nello stesso momento starà chiedendo a una sua amica terapeuta. Perché spesso vedere le cose con gli occhi degli altri, aiuta davvero.

M non conosce lei è non sa se quel suo muro è davvero invalicabile. Tuttavia ha nella manica una nuova lei per il suo paziente. Perfetta.



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