mercoledì 18 marzo 2020

La scuola digitale

In questi giorni di clausura forzata a casa, la scuola è diventata digitale.
La trasformazione da scuola normale a scuola digitale è stata, nella nostra esperienza, lunga e laboriosa.
Ma alla fine il bruco è diventato farfalla e da ieri i nani sono collegati con i compagni di classe e le insegnanti per qualche ora al giorno.

Tutto molto bello, se non che.

Se per le aziende mettere in smart working  i dipendenti  è stato uno sforzo enorme di risorse umane e tecnologiche, per le famiglie passare alla scuola digitale è stato molto peggio (e non tutte ci sono riuscite).
La scuola digitale infatti non è per tutti
1) richiede competenze informatiche avanzate che non tutte le mamme hanno (i papà si vaporizzano anche in smart working tra le 8 di mattina e le 19);
2) richiede disponibilità di device e indispensabili accessori (sono esclusi i telefoni perché sarebbe troppo facile) in numero per lo meno uguale al numero dei familiari;
3) richiede un numero di ambienti separati e chiusi per lo meno uguale al numero dei familiari.

Sì, perché la scuola digitale, come quella normale, si frequenta di mattina. CONTEMPORANEAMENTE. E per partecipare necessita di pc con telecamera, cuffia CON MICROFONO, connessione a internet veloce.

In questi giorni M ha connesso tutto il connettibile, ha aggiustato microfoni, attivato telecamere, districato matasse di fili e lavorato come in ufficio.

Ed è diventata riccia e pazza.

sabato 14 marzo 2020

La finestra sul coritle

Da martedì, la stanza del nano è diventata l'ufficio di M.
La scrivania del nano è davanti alla finestra. La finestra affaccia sul giardino interno e a una trentina di metri di distanza c'è un altro palazzo dello stesso condominio.
Ma non aveva, in dieci anni che abita qui, mai trascorso tante ore seduta a questa scrivani davanti a questa finestra con il palazzo dello stesso condominio a una trentina di metri di distanza.
E solo in questi giorni ha scoperto che:
al quarto piano (cioè un piano sotto il suo) davanti alla finestra c'è ancora l'albero di natale addobbato con palle lucine e nastri
al quinto piano quindi proprio davanti a lei abita un tizio che passa la maggior parte della giornata seduto sul davanzale della finestra a un'unica anta (chiusa), con una gamba piegata sopra il davanzale, vestito di tutto punto fino alla vita e poi in mutande.
Ieri aveva un golf rosso e una camicia, e sotto mutande e calzini alti blu. Oggi era più elegante in camicia bianca, gilet grigio con scollo a V e sempre mutande e calzini alti blu.
Le mutande sono modello slip.

M si è immaginata che, in smart working a casa anche lui, debba collegarsi in video conferenza con altri colleghi o clienti per lavoro e che vesta solo la parte che di lui mostra.
Le video conferenze non le fa seduto sul davanzale quindi potrebbe non essere così, ma seduto sul davanzale parla al telefono con gli auricolari, mangia, spesso direttamente dal piatto di portata, legge.

Interrogato sul personaggio il mezzonano, la cui finestra affaccia sullo stesso palazzo, ha risposto con noncuranza e senza un minimo di curiosità "ah si quello che prende il sole, lui sta sempre sul davanzale, anche senza corona virus."

giovedì 12 marzo 2020

Beati voi

M non vede NonnaG e l'Arch da sabato.
Sabato li ha visti per puro caso mentre stava andando in piscina a piedi (sospirone) e loro nella loro nonni-mobile vintage le hanno dato un passaggio perché pioveva.
E' capitato altre volte di non vederli, anche per periodi più lunghi, ma il fatto di NON POTERLI vedere la destabilizza un po'.

Cerca di parlarci al telefono tutti i giorni, si accerta del loro stato di salute (buono), dei loro movimenti (pochi) e dei loro bisogni (al momento nessuno).

Ieri ha telefonato all'Arch, essere umano più unico che raro, e una volta in più ha scoperto che la visione del mondo con i suoi occhi buoni è bellissima.

"Pronto?"
"Ciao papà come state?"
"Bene, voi?"
"Bene grazie.."
"I ragazzi che fanno?"
"..eh.. la mattina i compiti poi il pomeriggio giocano alla play, vedono un film o una serie tv.. un po' si annoiano.. oggi il nano è sceso in giardino con l'amico spagnolo ma è tornato subito su.."
"..."
"Ci sei papà?"
"..sì sì stavo pensando.. che beati che siete..
"Beati? in che senso?"
"Che beati che siete a vivere una cosa così.."
"L'isolamento?"
"Sì.. noi non ce lo abbiamo avuto.. alla vostra età con voi piccoli in casa non ce l'abbiamo avuta questa fortuna di stare chiusi a casa tutto il giorno insieme.. quanto mi sarebbe piaciuto.. stare in casa tutto il giorno, godermi la vostra compagnia sempre.. che bello. Godetevela, beati voi."

Soluzioni alternative

"Sai io credo che capiremo tante cose in questi giorni.."
"Tipo?"
"Beh è la prima volta che siamo costretti a stare sempre chiusi a casa noi quattro"
"..."
.".è solo il secondo giorno ed è presto per dirlo, ma io mi sto già abituando a questa situazione e non mi dispiace pensa.."
"..."
"cioè voi siete le persone più importanti.. questa è la nostra casa.. noi quattro.."
"..."
"insomma ci vogliamo bene, stiamo bene insieme, non è poi così male.."
"..."
"non dici niente?"
"Beh io posso pure volerti bene, oggi domani per carità.. ma no non mi abituo, piuttosto che abituarmi a una situazione così, mi butto di sotto."

Questa conversazione si è svolta alla fine del secondo giorno di lavoro agile di H.

M ha letto bellissimi articoli in questi giorni sull'occasione che abbiamo di capire tante cose delle nostre vite: per esempio quali sono davvero le cose che contano, le persone a cui teniamo, con chi vogliamo dividere stanze e ore. Un'occasione per conoscerci di più, riscoprirci e riscoprire la voglia e il piacere di fare le cose insieme. O magari, per qualcuno, sarà l'occasione di ricominciare a farle da solo.

Alla fine, quando tutto questo sarà finto e torneremo tutti un po' storditi alla vita normale, saremo diversi da prima. M crede, migliori. 

Per il momento i ragazzi stanno reagendo meglio di quanto M si aspettasse. H la preoccupa un po'.

martedì 10 marzo 2020

Lavoro agile, vita meno

Ci si sveglia senza sveglia come il sabato e la domenica. Si fa colazione tutti insieme al tavolo da pranzo. Poi ci si prepara per andare in ufficio e a scuola, ma in ufficio e a scuola non ci si va per davvero.
L'ufficio di M da ieri è la camera da letto del nano, che ormai ha superato lei e il metro e settanta e tanto nano non è più. Davanti a lei la finestra e dietro di lei la porta, aperta.
L'ufficio di H è la camera da letto di M e H, in penombra, silenzio assoluto e porta chiusa. Lui, seduto davanti al pc, in cuffia con i colleghi oltreoceano, nutre dentro sè sogni proibiti di ristrutturazioni e restauri casalinghi e prima di chiudersi in casa si è approvvigionato dei beni di prima necessità per la sua sopravvivenza: vernici e solventi.

I ragazzi studiano un po' in soggiorno e un po' al tavolo da pranzo. Solo il mezzonano si chiude in camera e si mette alla scrivania serissimo a fare i compiti. Ogni tanto passa da M e le da un bacio, perché tutto si può arginare, ma il suo affetto sconfina ogni limite. 
Dopo qualche ora ci si incontra per pranzare insieme e poi di nuovo M e H tornano al loro posto e i nani accendono la Play (santa Play).

Oggi è il primo giorno di "lavoro agile" per M e H e il quarto di scuola a distanza (più distanza che scuola) per i ragazzi. 
Il minuscolo puntino rosso che 20 giorni fa era segnato in un punto sconosciuto della Lombardia, adesso è grande quanto mezza Italia e ci comprende tutti al suo interno: NonnaG che oscilla tra l'ossequioso rispetto delle nuove restrizioni e la sua naturale indomita predisposizione alla disobbedienza; l'Arch più mansueto e positivo per indole che non rinuncia al suo lavoro, seppur in versione casalinga, in compagnia dei suoi strettissimi collaboratori. Lo Zio Matto che fa la spola tra la vita esterna e la casa dei Nonni, tenendo M col fiato sospeso. La muta che chiede il permesso anche di salire sul terrazzo condominiale a stendere che non si sai.
E M, che ha dovuto rinunciare alla sua amata piscina e da sabato pomeriggio non nuota più e che, da sempre inquadrata in un mondo di rassicuranti abitudini, in poche ore è riuscita a costruirne un altro più piccolo, a cui già le sembra di essersi abituata.