giovedì 31 luglio 2014

L'asino di Buridano

di Chiara Gamberale


Oh, finalmente. Ci riuniamo da me tutti e sei, amici da sempre, per vocazione e per necessità, per la prima volta tutti e sei liberi, per vocazione o per (altrui) necessità.
- Era ora.- Stappa la prima bottiglia di bianco Gianpietro detto La Piera, dei sei apparentemente il più spregiudicato.
- Viva la libertà! - Trilla Alessandra, dei sei apparentemente la più saggia.
- Viva noi!- Le fa eco Giada, apparentemente la più solare.
- Ma quanto siamo belli? – Ride Annalisa, apparentemente la più serena.
- Bellissimi.- Confermo io, apparentemente la più esaltata dalla situazione.
- Va bene. Ma quindi? - Domanda Michele, di fatto il più pratico.
Le vacanze: è questo il motivo per cui siamo qui, stasera.
Le nostre prime vacanze insieme e da liberi.
Ognuno si è presentato con la sua idea, dopo averne valutate e scartate un’infinità: il rischio è davvero quello della sindrome da asino di Buridano. Lo conoscete? Quell’asinello che un giorno si ritrovò davanti non al solito mucchio di fieno, ma a due. E così s’iniziò a chiedere: -Mangio quello di destra? Forse è meglio quello di sinistra... Sì. Però...e se poi è meglio quello di destra? Allora aspetta...faccio la conta...‘annaggia, e se poi sbaglio?- Finché, dagli e dagli, l’asino di Buridano finì per morire di fame.
E’ la sindrome, in generale, del nostro tempo, un tempo in cui non c’è più un canale televiso, ma mille. Non c’è più il verduraio che aveva mele, pomodori e insalata, stop. Ora c’è il supermercato che offre pomodori da insalata, da sugo, pachino, vesuvio, verdi, bio... C’è insalata songino, gallinella, rucola, lavata, zozza: e che si fa? Cosa si sceglie? Angoscia: l’angoscia, appunto, della libertà.
Ed è una sindrome, in particolare, che rischia di cogliere chi voglia organizzare una vacanza da single. Anzi, da singles. Le offerte, ripeto, sono infinite. Tanto che ognuno di noi, dopo le sue ricerche, propone una cosa diversa..
- Io voto Jonas: organizzano gruppi in barca a vela solo e rigorosamente per single.- E’ la proposta della Piera.
- Io soffro di mal di mare, non vorrei vomitare addosso a un tipo che magari incontro, mi piace, ed è finalmente quello giusto…- Ribatte Giada.- Mi sono informata sul gruppo di Avventure Nel Mondo che va in Perù, sarebbero in cinque, tre single e una coppia…
- Ma quanti uomini? Quante donne? Mica possiamo dividerci a metà i tre single.- Annalisa.
- In Mongolia con I viaggi di Maurizio Levi.- Propongo io.- Nove persone, una coppia e sette single…
- No, no, allarghiamo il campo: andiamo in un bel villaggio turistico. - Mi interrompe Alessandra.
- Scusate. Vi rendete conto che la nostra prima vacanza da liberi volete tutti sfruttarla per tornare a casa impegnati?- Fa notare Michele.- Allora tanto vale fare il cammino di Santiago, dove almeno incontreremo persone sicuramente interessanti, ispirate.
Rotola qualche istante di silenzio.
E pensiamo in coro, senza dirlo: che strana patologia, quella di un linguaggio che chiama libero chi di fatto è schiavo della sua solitudine e chiama impegnato chi, magari, è innamorato. Libero davvero, dunque: di stare con chi più gli piace. E comunque sia, sa esattamente dove e con chi andare in vacanza.
Ci guardiamo negli occhi, li abbassiamo.
Tutti e sei, di fondo, desideriamo la stessa cosa: essere liberi, l’estate prossima, di avere un’ unica possibilità per come spenderla. Essere liberi di essere impegnati.
Ndr.
Per la cronaca, La Piera andrà con Jonas in barca a vela, Giada in Perù, Annalisa e Alessandra nel villaggio turistico per single di Kemer, in Turchia, io in Mongolia e Michele si è già incamminato per Santiago.

mercoledì 30 luglio 2014

Pocket M

Stasera, al telefono.
"Ciao Mezzonano come stai?"
"Bene"
"Cosa mi racconti?"
"Stanotte è caduto un pino"
"..."
"Un fulmine lo ha colpito ed è caduto..ha rotto tutta la muraglia della casa, non la nostra, quella vicino dalla parte del mare."
"Davvero? Per fortuna che non passava nessuno di notte..no?"
"Ti passo mio flatello"
"Ah..ok.."
"Pronto mamma!"
"Ciao nano!"
"Come va la vita?"
"...la vita..direi bene..la tua come va?"
"Benissimo! Ti passo la nonna?"
"Si ok..passamela"
"Però aspetta che arriva eh.."
"Ok aspetto.."
"Aspetta zitta che ti metto in tasca e intanto gioco a pallone"
"..."

martedì 29 luglio 2014

Incontri ravvicinati

Ufficio.
Ore 14:20 di rientro dal giro della barretta.
Piano terra davanti agli ascensori M e il Mega Direttore Galattico in persona.
M chiama l'ascensore, si aprono le porte, entrano.
Uno di fronte all'altra.
M vicino alla pulsantiera spinge il sesto piano.
"Sesto piano..."
"Sì marketing..lei immagino il settimo?"
"Sì Direzione Generale"
"..."
"Lavora al marketing?"
"Sì, con Lui.."
"Ah e di cosa si occupa esattamente"
"xyz"
"Bene.."

(M presa da un insensato, quanto raro, quanto inspiegabile attacco di sfrenata loquacità)

"In effetti ci siamo conosciuti a ottobre.. per la consegna di una promozione.."
"Ah davvero..non posso ricordarmi tutti.. ma in effetti la sua faccia.."

(M in preda al suddetto attacco di logorrea irrefrenabile, accompagnato dall'ansia che il Mega Direttore Galattico potesse associarla alla storia della hostess e della localizzazione delle uscite di emergenza)

"Bè in effetti leggevo proprio ieri sul documento di bilancio che siamo circa 10.300.. immagino sia difficile ricordarci tutti.."
"Siamo anche un pochino di più, ma faccio del mio meglio."
Le porte si aprono. M esce.
"Arrivederci"
"Arrivederci"

Forse per lui la conversazione non programmata più lunga che abbia mai dovuto sostenere. Per lei il detto di NonnaG "un buon tacere non fu mai scritto" solo una vaga reminiscenza del passato.

lunedì 28 luglio 2014

806

di Nadia Terranova
La differenza è tutta lì, nel fatto che entri al reparto oncologia e non sei il paziente ma quello che lo accompagna. Il figlio, la nuora, la migliore amica, il cognato: non importa. Tu sei quello che accompagna e ti siedi accanto alla persona accompagnata. Una linea spacca la sala d’attesa a zigzag e separa gli accompagnatori dagli accompagnati. Non cercare solidarietà nel tuo insieme di riferimento: non la troverai. Non chiederti se quelli dell’altro insieme, fra loro, sono solidali. Probabilmente no o forse sì, di sicuro non ti riguarda. Ti siedi e parli, dici delle cose, delle cose come «compro una bottiglietta d’acqua» oppure ti giri a guardare la libreria con i libri donati e le regole battute a macchina, bisogna comunicare a un infermiere la data in cui si prende in prestito un titolo. E tu che titolo prenderesti? Come sono brutti quei titoli. Un Moccia del 2006, strenne di giornalisti, doppioni di Coelho. Il tutto dà un’idea di scatolone del 26 dicembre, quello con i regali che ci hanno fatto schifo: ricicliamoli anzi no, diamoli via per una buona causa, sai che mi hanno detto che puoi donarli a una biblioteca del reparto oncologia…? O invece no, quelli sono veramente i libri che leggono le persone e tu non hai nessun contatto con il paese reale, sono stati regalati con amore e convinzione. Hai voglia di sfasciare la libreria, di prenderla a calci. E che ci metteresti, sentiamo? Il principe Myskin? Harold Brodkey e il suo aids? Romanzi e memoir a tema? Sentiamo con quanta buona letteratura arrederesti l’attesa di un malato di cancro.Trrr, trrr, trrr.Il numero 806 lampeggia in rosso, 806, 806.«Dai, su»Hanno esaminato 805 pazienti e adesso tocca a noi? Come ce l’avranno il cervello, dopo 805 incontri? Perché dovrebbero soffermarsi proprio sull’ottocentoseiesimo? Scema, il tabellone è partito direttamente da 800. Vorresti entrare e chiedere subito: scusi, perché partite da 800? Cosa le interessa, signora? No, io lo voglio sapere. Se non ci capiamo su queste cose come possiamo capirci… Signora, è lei la paziente? No. E allora? Ecco, tu questo dialogo non lo vuoi fare. Entri e dici solo buongiorno, ci sono due tizie in camice bianco, non le hai mai viste prima. E il dottor A.? Il dottor A. sta arrivando, accomodatevi. E il dottor M.? Sì, sta arrivando anche lui. Il dottor A. è l’illustre primario che hai soprannominato Lo Stronzo e il dottor M. è il suo assistente, che invece fa sempre i sorrisi alla Persona Accompagnata. Non gliene frega niente, alla Persona Accompagnata, di questa differenza che hai inventato tu, né di puntare il dito contro i modi più o meno gentili di chi ha solo il compito di tenerla in vita. E nemmeno a te fregava, un tempo: non voglio un medico empatico, voglio un medico bravo, affermavi con sprezzo bioetico quando eri una giovane e cinica studentessa di filosofia.Ora vorresti chiamare quella ventenne e chiederle per favore: siccome sono ancora sicurissima che tu abbia ragione, potresti interagire al posto mio con lo Stronzo? No, perché io nel frattempo ho scoperto che se si rivolge un’altra volta alla Persona Accompagnata con quell’aria di sufficienza e quel sorrisetto del cazzo, gli metto le mani al collo. E vorresti farlo davvero, mentre entra seguito dagli assistenti e dai laureandi come un feudatario con dietro il vassallo il valvassore e il valvassino, mentre entra e ti saluta con quella vocina, mentre entra e dice buongiorno allora come andiamo la trovo bene, con quella vocina che si è dimenticata un dettaglio: dottore, venga da quest’altra parte della linea, venga qui, coraggio, dismetta quell’aria da stronzo e si sieda dal mio lato, perché anche lei è una Persona Che Accompagna e nulla più. Invece non appena va in scena l’ennesimo atto della commedia, barcolli. Perché i ruoli non puoi ridiscuterli e non potrai ridiscuterli mai: lui decide, tu ascolti, la Persona Accompagnata esegue. Puoi girarla come vuoi, puoi gridare, domandare, protestare, tirare calci, puoi sospettare, non fidarti, chiedere spiegazioni o terapie alternative (e allora che fai, te la prendi tu la responsabilità di trovare un’altra cura per la Persona Accompagnata? Auguri), ma comunque da quel gioco non esci. Accomodati, iniziamo.Iniziamo, e anche finiamo. I controlli periodici sono brevi, sono palpare domandare confermare, continuiamo con la terapia. Non avrei osato sperare, dice Lo Stronzo, e ci penserai per giorni alle sfumature di quella frase senza speranza, la speranza è stata abilmente occultata, la speranza non c’è mai, non si fanno promesse, non si illudono i pazienti né le persone che li accompagnano. «Non avrei osato sperare» non precede «e quindi ora spererò». Significa solo: non speravo e invece tutto sommato le dirò, non si spera ma qualche volta va meglio, possiamo ritenerci già soddisfatti. (Già è un anno in più del paziente). Già. Già, ha ragione dottore.(Stronzo)La Persona Accompagnata sorride, saluta, stringe la mano. Ti fa cenno di andare. Tu non ti muovi, non riesci a muoverti. Il vassallo il valvassore e il valvassino si accorgono di quella immobilità e ti guardano come si guardano i pazzi e gli scemi, quelli che non applaudono alla parata, quelli che salgono a sorpresa sul palcoscenico di Sanremo, quelli che rompono i coglioni senza un’idea precisa. Anche la Persona Accompagnata ti guarda così, vuole solo uscire, andare al bar e mangiare un gelato, vuole andare via di lì, attraversare la sala d’attesa e fuggire lasciandosi alle spalle la linea a zigzag, vuole tornare nel mondo dove gli uomini si dividono in biondi e bruni, ricchi e poveri, fighi e cessi, non in accompagnati e accompagnatori. Anche tu vuoi tornare là fuori in fretta, ha ragione, cosa ti è passato per la testa. «Qualche problema?» Lo Stronzo ti guarda con compassione, sa che hai mille domande, sa che ne hai una sola, sa benissimo che non la farai. (Dottore, scusi, per quei libri non possiamo fare niente? Quelli in sala d’attesa, intendo) (No, la domanda è: vivrà? Dottore, mi dica che vivrà per sempre). «Allora? C’è altro che vuole chiedermi?». Non c’è altro. Da qualche parte, in sala d’attesa, sta lampeggiando il numero 807. 

M qualche anno fa è stata quella che accompagna. E voleva condividere questo bellissimo post con voi che passate di qui.

mercoledì 23 luglio 2014

Minore Tre

Nel fantastico mondo di Twitter in cui M è entrata un paio di anni fa per lavoro e poi rimasta anche per diletto, si trovano persone geniali che in 140 caratteri riescono a:
farti pensare 
o a 
farti ridere 
o a 
commuoverti 
o a 
farti arrabbiare. 
A volte riescono addirittura a fare più cose insieme.

E per fare questo ammetterete ci vuole un'abilità davvero non comune.

Il tweet preferito di M di oggi è del secondo tipo ma anche un po' del primo.
E' stato scritto da tale @giorgiocappozzo, tizio mai visto né sentito prima, ma seguito da 6.625 follower (da oggi 2.626).

Il tweet è comprensibile solo a quelle menti eccelse e molto competenti che conoscono il significato dell'emoticon degli innamorati (il cuore).

Il tweet è il seguente:



- <3 - ti amo anche io. - io di più. - dimostralo. - <4

Ditemi se non è geniale. M lo ha stellinato retwittato e replyato e, a insaputa dell'autore, condiviso sull'erba.

martedì 22 luglio 2014

Gym2go

Lunedì scorso M  e la collega alta volta giù dal trullo sono andate sul Ponte della Gente per far volare una lanterna cinese.
In quella occasione hanno scoperto che quel ponte viene utilizzato dalle persone per le attività le più svariate.
Tra queste attività c'è INKA.
INKA in realtà non sarebbe proprio il nome di un'attività ma quello di colui il quale quell'attività si è inventato: Fabio INKA.
INKA non si sa bene se sia un cognome o l'inizio di qualcos'altro, ma tant'è.
INKA è lui: 


INKA si è inventato la ginnastica social all'aria aperta. 
Ecco come funziona:
INKA pubblica sul suo profilo Facebook gli appuntamenti in varie location cittadine, tutte all'aperto, in tutti i periodi dell'anno che la pioggia non lo spaventa e il freddo nemmeno e chi vuole si presenta all'appuntamento, pagando un pedaggio di 10 euro ogni volta.
L'attività di INKA, alla quale M e la collega alta hanno assistito la scorsa settimana inconsapevoli, è ad altissimo impatto e lui è molto motivante.

M, che si era chiesta chi potesse decidere di andare a fare ginnastica sul Ponte, stendersi per terra su un tappetino, ammazzarsi di addominali, tra carrozzine che passano e biciclette che schivano, ieri sera ha scoperto che una sua amica è INKA addicted da diverso tempo. E ne è entusiasta.

M, che si è scoperta avvezza al 2go di qualsiasi genere, è stata trascinata dall'entusiasmo tuttavia non si stenderà mai per terra sul Ponte, per di più a pagamento. 

lunedì 21 luglio 2014

Il cioccolatino buono

Mail del tutto inaspettata arrivata giovedì sera.

Da: lcavgdt
A: M
Oggetto: Sorelle

Cosa significa veramente la parola sorella?
io non lo so più.
è forse una persona che vedi dopo due anni e ti dice solo che hai bisogno di una psicologa senza sapere niente di te, senza chiederti come stai, senza guardarti negli occhi, senza avere il coraggio di abbracciarti quando ne hai più bisogno, con gli occhi ciechi, pieni dei suoi problemi, di se stessa, delle sue paure.
oppure.
una persona che è li per te SEMPRE.
che conosce il tuo cuore, che ti ascolta senza giudicare, che ti prende per mano quando sei nella terra di mezzo, senza un punto di riferimento, senza un sentiero segnato, senza volontà e senza un obiettivo, un punto fermo, in cerca dell'acqua come un pesce che boccheggia.
sorelle perché?
perché scorre lo stesso sangue nelle vene?
non basta
ora io questa sera lo so.
sei tu mia sorella.

ti voglio bene.....tanto

A proposito di scatole di cioccolatini...questo rientra a pieno titolo tra i preferiti di M..


giovedì 17 luglio 2014

La scatola di cioccolatini

La vita è una scatola di cioccolatini Forrest, non sai mai quello che ti capita.
Leggendaria frase di cui M conosce anche l'esatta traduzione in inglese per via di una maglietta fichissima e purtroppo regalata che comprò negli States a cavallo tra la vita numero 1 e la vita numero 2.
E siccome qui non si millanta: Life is a box of chocolate Forrest, you never know what you're gone to get.
Questo per dare a Cesare quel che è di Cesare e per dire che M non si è proprio inventata niente con questa scatola di cioccolatini, solo la prende in prestito.

M adora il cioccolato, tuttavia le scatole di cioccolatini ne contengono davvero di svariati tipi e non tutti sono di suo gradimento.
Quando le capita il liquore vorrebbe sputarlo appena messo in bocca e così anche le bucce di arancia ricoperte, le ciliege nascoste dentro, la menta, quelli al caffè che ti fregano sempre.
Poi però ci sono quelli extrafondenti, o quelli pralinati, quelli con la nocciola dentro e allora non smetterebbe mai.

La vita è proprio così cose buone e cose cattive insieme, un intenso avvicendarsi di gioie e fregature, di illusioni e amarezze, di sapori conosciuti e sorprese più o meno gradite.
A ognuno la sua scatola.

Stamattina M ha avuto un piccolo  dispiacere e stasera, poco fa, una grande gioia.

mercoledì 16 luglio 2014

Dalla padella..

Qualche giorno fa e precisamente sabato M alla festa di MK era venuta a sapere che il suo nano adorato nascondeva dentro di sé un alieno scurrile e bestemmiatore.
Il giorno dopo in spiaggia, dopo una notte passata a pensare dove avesse sbagliato:
"Ehi nano..il regalo che avevi chiesto..Non lo avrai.."
"Perché??"
"Perché ho saputo che dici un sacco di parolacce.."
"..."
"Mentre giochi a pallone, quando fai il bagno.."
"..."
"..Sempre!"
"..."
"Io vorrei che anche quando non ci siamo noi tu ti comporti come quando ci siamo anzi meglio.. Perché tanto poi noi lo veniamo a sapere..vedi?"
"..."
"E non è tutto.."
"..."
"Mi hanno detto che dici anche le parolacce contro Dio.."
"NOOOOO!!!"
"Non è vero?"
"NOOOO!! QUELLE LE DICE MIO FRATELLO!!"
"..."

martedì 15 luglio 2014

Il ponte della gente

Nella vita di M, che tutto trasforma in rassicuranti abitudini, ormai da qualche settimana il lunedì pomeriggio è diventato il giorno dedicato alla visita della collega alta volata giù dal trullo due mesi e mezzo fa.
Ieri era lunedì e dopo l'ufficio in motorino M si è avviata verso la sua nuova abitudine.
Appena arrivata dalla collega alta, ha avuto la piacevole sorpresa non solo di vederla in piedi vestita e truccata ma di sentirla dire "usciamo!" sì proprio con il punto esclamativo che, anche se a parole la punteggiatura non si vede, c'è.

Quindi ha cercato l'adorata car2go più vicina e l'ha portata sul PontedellaMusica con l'obiettivo di far volare (stavolta possibilmente in alto) una lanterna cinese.  

Arrivate al ponte il tempestivo temporale estivo non le ha scoraggiate e loro hanno aspettato pazienti sotto un tubo di ferro che smettesse. Poi hanno lanciato la lanterna cinese senza arrecare danni a cose e persone e sono rimaste lì a guardarla volare. perchè nonostante sia impresa alquanto difficile checché si possa pensare, la lanterna cinese è volata davvero.

Più o meno sono restate sul ponte circa un'ora.
In questa ora sul ponte si sono avvicendati, oltre ai soliti runner, ai ciclisti, ai pedoni qualsiasi:
una classe di aerobica con tanto di istruttore e tappetini colorati per fare gli esercizi a terra;
la banda della finanza al completo che ha suonato davanti a una sparuta platea seduta su appositi seggiolini;
una sposa con sposo e fotografi al seguito.

La collega alta alla fine della sua ora d'aria ha sentenziato: "avevo sempre pensato che questo ponte non servisse a niente.. invece serve alla gente!"

Il ponte della gente, di lunedì


lunedì 14 luglio 2014

La madre è sempre l'ultima a sapere

Sabato sera alla festa dei 40 di MK.
Al mare, sul terrazzo.
Ore 23.00 circa.
Numero di bicchieri di vino bevuti: tre.
Seduta a un tavolo con un paio di "amiche del mare".

"Ehi M hai saputo della storia?"
"Quale storia scusa"
"La storia delle parolacce!"
"..."

"Non ci posso credere che NESSUNO ti abbia raccontato la storia delle parolacce"
"No, nessuno. Ma che parolacce?"
"TUTTE"
"Sì ok, ma chi le dice?"
"Il nano"
"..."
"Sì ma dai è normale tutti i bambini passano il periodo delle parolacce.."
"Scusa raccontami bene"
"Ma no niente gli è presa che dice le parolacce.."
"Ma quando?"
"Sempre!!"
"..."
""Sì mentre giocano.. così per provocazione.."
"Ma nessuno gli dice niente, nessuno lo riprende??"
"Sì sì anche io gliel'ho detto che non fa.. gli Altri Nonni anche.."

"E lui?"
"Lui ride"

"..."

Dalla sedia accanto
"Ma non gliela hai raccontata TUTTA.."
"No.."
"Perché scusate c'è altro?"

"Sì.."
"Dai ora gliela devi raccontare TUTTA"
"..."

"Ok senti..."
"Che altro c'è??"
"Le bestemmie".

La conversazione è andata avanti per un po' e M tra i fumi dell'alcol e l'insolito freddo di questo luglio che non si decide ad arrivare, ha scoperto che in sua assenza il nano si trasforma in un bambino che dice parolacce a tutto spiano e che non disdegna le bestemmie. 
Oggi, a due giorni di distanza, dopo aver parlato con il bambino sconosciuto che si nasconde sotto le spoglie del nano, passato l'alcol e il freddo, non si è ancora ripresa dallo shock.

mercoledì 9 luglio 2014

Come hai detto che ti chiami?

In ufficio ieri mattina.

DRIIN DRIIN
"Pronto M?"
"Sì?"
"Ciao sono Tizio Caio.. volevo ringraziarti per aver ripreso a inviare il report mensile.. non sai quanto ne ho sentito la mancanza.."
"..."
"Sì ..per me è molto utile!! Grazie!"
"Mi fa piacere...grazie"
"Senti volevo chiederti.. visti i numeri di questo mese.. volevo sapere se era possibile avere anche il dettaglio per la nostra offerta..compatibilmente con i tuoi impegni.."
"Sì certo.."
"Ecco se riesci a mandarmeli per mail.."
"Sì bè oggi non credo di farcela, ma vedo di farlo per domani che dici?"
"Perfetto, sei molto gentile.."

"Ok non c'è problema.. come hai detto che ti chiami?"
"..."
"Sì scusa Tizio qualcosa non ho capito bene prima puoi ripetere? Come hai detto che ti chiami?"
"TIZIO CAIO"
"Ah ok Tizio Caio domani te li mando"
"Ok M grazie ancora.."

Girata verso la scrivania di ME.
"Che carino questo tipo della Radio...tu lo conosci? Si chiama Tizio Caio.."
"..."
"Lo conosci?"
"Bè.. credo sia il Direttore Galattico.. almeno fino a qualche tempo fa sono sicura che lo fosse"
"..."

Dopo una veloce ricerca sulla rubrica di outlook M ha avuto la conferma. Tizio Caio è davvero il Direttore Galattico. E forse dopo la telefonata di ieri non sarà più tanto carino con lei.


lunedì 7 luglio 2014

Girls

Una fa quarant'anni tra pochi giorni ed è in cerca di un tema per la sua festa e di un vestito ma non per forza in questo ordine;
Una ha perso il suo più importante riferimento ed è persa dentro una bolla che la difende e la opprime insieme;
Una è molto preoccupata per un esame che la aspetta venerdì alle 14 mentre lei avrebbe voluto farlo ora e togliersi il pensiero;
Una ha una sorella che ha perso il senso e in cambio ha trovato un pigiama un po' grande, una pila di giornali vecchi e una tazzina da caffe;
Una ha un problema parcheggiato in garage, con quattro ruote ma solo tre posti;
Una ha un marito con la febbre da due settimane ma non si capisce perché e invece forse la febbre per una buona volta vorrebbe averla lei e essere coccolata un po' perché dopo un inverno a soffiare nasi e dispensare antibiotici ai nani questa proprio non ci voleva.

Sono alcune delle amiche di M. M vorrebbe abbracciarle tutte anche se non per tutte riesce a trovare il tempo.
E anche se non tutte vogliono essere abbracciate.

martedì 1 luglio 2014

Una bella ragazza

Oggi pomeriggio al telefono con NonnaG.

"Si mamma stanno bene.. Oggi è il compleanno dell'altra Nonna, l'hai chiamata?"
"Sì sì mi ha detto che vanno a mangiare la pizza stasera.. tutto bene.."
"Sì ci ho parlato stamattina..mi ha raccontato.."
"Ma quanto sono carini i bamboli..sai che l'altro giorno il Mezzonano mi ha detto Nonna facciamo che oggi è il giorno dei contrari?"
"Ah sì loro fanno che il giorno dei contrari è un giorno che dicono sempre tutto il contrario di quello che pensano.."
"Sì l'ho capito..e sai che mi ha detto il Mezzonano nel giorno dei contrari?"
"No..dimmi.."
"Nonna tu sei una bella ragazza!"
"..."

Domenica sono arrivati al mare gli Altri Nonni e hanno dato il cambio a NonnaG, che nonostante la settimana di full immersion con i nani e i complimenti ricevuti nel giorno dei contrari, a 48 ore dal passaggio del testimone, sente già la loro mancanza.