mercoledì 18 marzo 2020

La scuola digitale

In questi giorni di clausura forzata a casa, la scuola è diventata digitale.
La trasformazione da scuola normale a scuola digitale è stata, nella nostra esperienza, lunga e laboriosa.
Ma alla fine il bruco è diventato farfalla e da ieri i nani sono collegati con i compagni di classe e le insegnanti per qualche ora al giorno.

Tutto molto bello, se non che.

Se per le aziende mettere in smart working  i dipendenti  è stato uno sforzo enorme di risorse umane e tecnologiche, per le famiglie passare alla scuola digitale è stato molto peggio (e non tutte ci sono riuscite).
La scuola digitale infatti non è per tutti
1) richiede competenze informatiche avanzate che non tutte le mamme hanno (i papà si vaporizzano anche in smart working tra le 8 di mattina e le 19);
2) richiede disponibilità di device e indispensabili accessori (sono esclusi i telefoni perché sarebbe troppo facile) in numero per lo meno uguale al numero dei familiari;
3) richiede un numero di ambienti separati e chiusi per lo meno uguale al numero dei familiari.

Sì, perché la scuola digitale, come quella normale, si frequenta di mattina. CONTEMPORANEAMENTE. E per partecipare necessita di pc con telecamera, cuffia CON MICROFONO, connessione a internet veloce.

In questi giorni M ha connesso tutto il connettibile, ha aggiustato microfoni, attivato telecamere, districato matasse di fili e lavorato come in ufficio.

Ed è diventata riccia e pazza.

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