martedì 29 aprile 2014

A beautiful day

Oggi è stata una bella giornata per 10 buoni motivi. In ordine temporale:
1) la piscina del martedì con la collega alta che ultimamente non viene mai e che oggi invece c'era
2) la colazione alla macchinetta del quinto anche se senza l'amica trimamma seduta accanto sulla panchina degli innamorati non è la stessa cosa
3) l'ideazione fantasiosa di un lavoro per Lui che sarà molto impegnativo ma anche divertente e permetterà a M di liberare un po' del suo spirito creativo
4) le foto per il badge di the voice anche se non sono un granché, ma per fortuna che c'è instagram
5) la telefonata di NonnaG che si offriva volontaria per andare a prendere il nano a scuola e portarlo al calcio
6) la videoconferenza delle tre dove M ha finalmente potuto dire la sua e togliersi un sacco di sassolini che teneva nelle scarpe da dicembre 2012 e cominciavano a darle parecchio fastidio
7) la merenda infinita alla macchinetta del quinto che oggi pomeriggio distribuiva merende senza chiedere soldi in cambio e dove M e il collega siamese hanno preso circa 50 merendine, ridendo come bambini davanti a una slot machine impazzita
8) i nani solitamente immersi nella tele, sorridenti e ciarlieri al ritorno di M dall'ufficio e H felice di andare al tennis
9) la cena in tre a base di piadina calda con la nutella...(a proposito di pasti sani e completi)
10) la pacifica soluzione by NonnaG dell'organizzazione della prossima settimana che vede i nani orfani momentaneamente di entrambi i genitori: M a Milano per lavoro da lunedì a domenica e H a Tel Aviv ufficialmente per lavoro, più probabilmente per non restare solo con i nani in assenza di M.

lunedì 28 aprile 2014

Quasi goal

"Cosa avresti voluto fare da grande quando avevi 15 o 16 anni?" ha chiesto oggi improvvisamente un amico a M mentre lei stava ultimando la tabella in excel che ogni lunedì deve produrre per un collega.
Un decimo di secondo per rispondere "Scrivere. O anche fare la speaker alla radio ma non quelle serie eh, quelle voci che ti tengono compagnia tra una canzone e l'altra inventandosi un gioco, un indovinello o raccontando una storia strana o leggendo una notizia particolare. niente di serio insomma".

L'amico ha commentato "bè ci sei andata vicino, diciamo che non hai fatto goal, ma hai preso il palo".

M ci ha pensato un po' a sta storia del palo.
Ed è giunta alla conclusione di aver fatto quasi goal perché se è vero che lavora più con i numeri che con le parole, comunque ha trovato un posto dove poter scrivere quelle storie strane sue e di altri che avrebbe forse potuto raccontare per radio di notte facendo compagnia a qualche viaggiatore solitario che ritorna a casa, o la mattina presto per aiutare una neomamma a uscire dal sonno coercitivo e permanente di tutte le neomamme del mondo. 
E in ogni caso ha potuto fare tutto questo, tabelle del lunedì comprese, restando nel suo adorato km quadrato che è impresa non facile da queste parti.



domenica 27 aprile 2014

Le cene degli altri

Gli usi e costumi familiari si tramandano di generazione in generazione. Un po' si modificano nel corso del tempo, ma di base restano quelli.
A casa di M quando era figlia non si dava molta importanza al cibo. L'Arch, nella sua dicotomia del mondo in chi vive per mangiare e chi mangia per vivere, si è sempre schierato nel secondo gruppo e con lui anche noi che con lui abbiamo vissuto.
Non che non ci fosse da mangiare a casa, ma le cene si somigliavano un po' tutte e anche i pranzi, fatta eccezione per quelli che prevedevano un ospite. C'erano ovviamente anche le eccezioni ma in ogni caso l'eccezione prevedeva il "piatto unico": il gateau di patate, oppure la pizza fatta in casa, oppure la pizza di scarola.

La cena tipo era minestrina con formaggino o passato di verdura, verdura lessa, formaggio e frutta.
Tutt'altra aria di respirava a casa di H dove l'Altra Nonna, all'epoca cuoca nel ristorante di famiglia, non faceva mancare niente.
La cena tipo era: tagliatelle al ragù, fatte in casa sia le tagliatelle che il ragù, polpette in umido con il purè, ciambella dolce, frutta.
Venendo da mondi così diversi uno dei due doveva cedere il passo e fortunatamente oggi H non disdegna la minestrina.
Qualche giorno fa però M e H erano in giardino. Si parlava con le MdVR, era quasi ora di cena e ci si accingeva a ritornare a casa.
"Cosa prepari di buono stasera?"
"Pasta con la zucca, polpette e patate al forno"
"Ah..e tu spagnola?"
"Stasera proteine quindi gamberoni alla piastra e insalata. Per i bambini anche la pasta, ma non al sugo che la mangiamo a scuola"
"Ma quindi voi mangiate sempre primo, secondo, contorno..etc a pranzo e a cena?"
"Bè..certo..un pasto completo.."
M si è voltata a guardare H, che effettivamente era un po' nostalgico.


mercoledì 23 aprile 2014

#worldtoughestjob

Grazie all'amica E, quella della gradita sorpresa della scorsa settimana, stasera invece di scrivere qualcosa, M vuole lasciare sull'erba qualcosa da vedere. Un  video che dura solo 4 minuti e zerosei secondi. Che non vuole essere un tardivo manifesto del femminismo, che M sapete non è per la parità dei sessi. Un video che non vuole nemmeno essere la rivendicazione per il riconoscimento di qualcosa. Soltanto un video che M si è divertita e commossa a vedere e che l'ha fatta pensare.Dedicato a tutte le persone che questo "crazy, intense, almost cruel, inhuman, insane, most important job" lo fanno e ai loro "associates" unici o multipli che siano.Buona visione.


martedì 22 aprile 2014

L'oca giuliva e l'orribile Arch

A tavola con NonnaG e l'Arch la sera di Pasqua dopo una frugale cena di avanzi.
"Sono tre anni che scrivo sull'erba, lo sapete?"
"Sì ho letto.. tre anni.. tanto!"
"Già..."
"In tre anni io non sono mai riuscita a postare un commento poi mi insegnerai un giorno come si fa..anzi no.. che già così sono al ludibrio di chiunque per come mi descrivi tu..l'oca giuliva proprio.."
"Ma come?? Sei un personaggio bellissimo.. tutti ti adorano..."
"Perché io? Antipatico, rigido, severo.. una figura orribile.. un bruttissimo personaggio..bleah"
"..."
Tre anni spesi bene, dunque.

domenica 20 aprile 2014

Pasqua

La pastiera a colazione pranzo e cena. E quest'anno è venuta meglio più cotta/meno cotta, più asciutta/più bagnata, e mettici lo zucchero a velo che se l'è bevuto tutto, e mangiala con un pezzettino di cioccolata che è la morte sua.
Le previsioni del tempo consultate da due settimane prima che non promettono mai niente di buono e ma dai partiamo che al mare è sempre più bello, c'è aria, si apre.
Le sorprese dell'uovo sempre una delusione a prescindere da quanto l'hai pagato e dalla marca. Che tanto quest'anno abbiamo fatto beneficenza mamma e anche se non c'è una sorpresa bella siamo contenti lo stesso.
Il camino acceso nella casa al mare, con l'odore del fumo addosso e le finestre aperte per farlo uscire.
La pancia piena come a Natale o forse anche peggio che a Pasqua ci sono cose più buone e poi c'è la pizza di formaggio che M mangerebbe tutti i giorni dell'anno ma non può perché è vietato dai severi e rigorosi usi e costumi familiari.
Buona Pasqua a voi che passate di qui.

giovedì 17 aprile 2014

M

Questo post non è di M. L'ha lasciato qualcuno sull'erba.

Ci sono persone di cui capisci il valore non appena le incontri, altre che sai non saranno mai fatte per te, quelle di cui non incroci mai lo sguardo, e quelle che, per un motivo e per un altro non smetti mai di guardare.
Quelle di cui ti fidi subito e quelle di cui non ti fiderai mai.
E poi ci sono le persone che ti sorprendono. Anche se non sanno di farlo.
M E' e sarà sempre una sorpresa.
Di quelle che un giorno ti scrivono "intanto mi sono portata avanti", regalando a tutti noi questo spazio per raccontarsi e raccontarci.
Che non la senti per giorni e poi in una serata ti regala una chat di 1000 messaggi sui massimi sistemi della vita.
Che ti cazzia perché non ti sei spiegata e lei odia non capire.
Che pensi sia la più schiva del mondo e ti tira fuori una festa da mille una notte.
Che si ricorda di una cosa che hai detto cento anni fa quando tu pensavi stesse pensando ad altro.
Che ti sembra arrabbiata e invece all'improvviso le parte la ridarella che non la fermi più.
Che non parla spesso ma scrive ogni sera anche solo per non lasciarti senza una parola.
Ecco M, Questo post e' una sorpresa per te.
E.

martedì 15 aprile 2014

Porco Giuda

Venerdì pomeriggio in motorino. Tragitto scuola del Nano - scuola del Mezzonano.
Una macchina taglia la strada a M.
"Porco Giuda!"
"Mamma chi è Giuda? Sicuro non un tuo amico che gli dici sempre porco.."
"..."
"Chi è? Esiste?"
"Davvero non sai chi è Giuda? Vuoi che ti racconti la storia?"
"Sì!"
"Sai che Gesù aveva una banda di amici tipo la tua, tutti maschi che stavano sempre insieme..questi amici di Gesù avevano un nome speciale.."
"Sì gli Apostoli!l
"Bravo! Erano dodici non come voi che siete sette.. e si volevano molto bene. Gesù era il capo della banda perché aveva dei poteri magici..guariva le persone, faceva apparire cibo per tutti.. era diventato famoso e alcuni invidiosi del suo potere decisero di trovarlo e di ucciderlo.."
"..."
"Ma al tempo di Gesù non esistevano i video e neppure le foto e questi tizi che lo volevano trovare e uccidere non sapevano che faccia avesse.."
"..."
"..quindi andarono dagli Apostoli uno per uno a chiedere se glielo facevano conoscere.. ma gli Apostoli che volevano molto bene a Gesù non gli dissero chi era né dove fosse.. poi per ultimo chiesero a Giuda..dai dicci qual è Gesù.. e dai se ci dici chi è, ti diamo un premio..che premio? chiese giuda.. 30 soldi.. allora sì per 30 soldi vi dico che Gesù è il ragazzo che bacerò sulla guancia.. andò da Gesù lo baciò davanti ai cattivi, loro lo catturarono e poi lo uccisero sulla croce."
"Per questo dici porco giuda? Perché non è stato bravo con Gesù?"
"Sì..ma non lo dico solo io è un modo di dire.. tu lo tradiresti un tuo amico se sapessi che gli vogliono fare del male?"
"Per 30 soldi no."
"30 soldi di quel tempo sono come tremila soldi di oggi.. Per tremila soldi tu lo tradiresti un amico della banda se sapessi che vogliono fargli del male?"
"..Ci posso comprare Mazinkaiser vero che lo guido io da dentro con tremila soldi?"
"Diciamo di sì"
"Allora sì..dai, sono come Giuda."

lunedì 14 aprile 2014

Per sempre, o quasi

Il Mezzonano ultimamente sta passando un periodo un po' così. È sempre per natura un bambino speciale, senza capricci né lamenti, ma inizia a avere momenti in cui la normalità si impadronisce di lui.
L'ultimo episodio in cui ha dimostrato di essere speciale risale a ieri mattina quando all'uscita dello zoo, mentre il nano e Skipper facevano mille storie per farsi comprare i palloncini, lui ripeteva serafico che i palloncini erano solo un modo per far sprecare i soldi e che 5 euro erano decisamente ingiustificati. Ovviamente senza convincere i due che hanno invece ottenuto un'astronave a grandezza naturale attualmente spiaccicata e irraggiungibile sul soffitto del salotto e un mini pony rosa.
Esempi di normalità invece sono quando si offende e mette il muso per ore, diventa triste per niente, piange, urla, risponde male e a volte alza le mani.
M è rincuorata da questi sprazzi di normalità perché un bambino speciale forse richiede una mamma speciale e qui di mamme speciali non ce n'è.
Tuttavia ieri sera è stata grata alla sua saggezza lapidaria perché lei certi discorsi li patisce un po' e ci si impiantana come nelle sabbie mobili.
Lo stava mettendo a letto.
"Mamma tu sarai sempre mia mamma?"
"Sì certo.."
"E sarai sempre con me?"
"Certo per sempre!"
"Non è vero, non dire per sempre.."
"Perché no?"
"Perché non sarà per sempre. Sarà solo fino a quando muori, lo so."
"..."

domenica 13 aprile 2014

696

Ieri l'erba ha compiuto tre anni.

E questo è il seicentonvantaseiesimo post che M scrive qui.

Per 696 sere M si è inventata una cosa da lasciare sull'erba: una storia, un racconto, un ricordo, un saluto, una lettera per qualcuno.

Seicentonovantasei è un numero molto grande e M pur sapendo di avere un fortissimo senso del dovere e un istinto irrefrenabile a non mollare mai, non pensava di arrivare fin qui.

Appena iniziato si ricorda che Ken, l'amico di H venuto in visita con Barbie e Skipper dall'Altro Mare le aveva detto più o meno così "hai iniziato a scrivere un blog? E quanto durerai? Prodi è durato tre settimane.."
Ken Barbie e Skipper sono tornati questo week end a trovarci, tre anni dopo, e M ancora passa sull'erba a lasciare qualcosa più o meno tutte le sere.

Tre anni sono tanti, un bambino a tre anni inizia il distacco dalla mamma.
Va a scuola, passa molte ore lontano da casa per la prima volta e per la prima volta inizia la vita sociale lontano dalla sua famiglia. Tre anni sono un traguardo importante per un bambino: si toglie il pannolino, perde il vizio del ciuccio e si affranca dal biberon.

M ha sempre considerato l'erba come la figlia femmina che tanto desiderava avere.
Oggi questa figlia femmina ha tre anni.
E' giunto il momento di provare a staccarsi dalla sua mamma e di iniziare la sua vita sociale come ogni altro bambino.

Per questo M vi propone di essere voi qualche volta, quando vi va, quando avete qualcosa da raccontare, o da dire a qualcuno; quando avete bisogno di essere ascoltati, o di ricevere un consiglio, a scrivere sull'erba.

Mandate la vostra storia a lokki@hotmail.it specificando come volete firmare il pezzo (anonimo, iniziali, nickname o come volete voi) e vivrete l'ebbrezza di essere letti da persone che conoscete e che non conoscete e di vedere le vostre parole in rosa su verde.

Buon terzo compleanno Erba.

giovedì 10 aprile 2014

Lo zoccolone no

Ieri M è andata a prendere il nano a scuola in motorino come quasi tutti i pomeriggi.
Era una giornata molto calda, estiva.
A un semaforo si è affiancata una macchina decappottabile, aperta. Una di quelle sportive, a due posti, basse, veloci.
Qui a casa i nani ne hanno svariate in miniatura per dire.
Insomma una macchina figa.
Dentro, da sola, alla guida c'era il classico zoccolone biondo rifatto (sì NonnaG zoccolone). Capelli lunghi biondo platino, non giovanissima, minigonna inguinale, cosce nude abbronzate che uscivano da due stivaloni sopra il ginocchio.
Trucco pesante. Labbroni.
Il nano si è immediatamente girato verso la macchina e ha detto "mamma da grande voglio una macchina proprio così".
M spontaneamente senza pensarci su gli ha chiesto "vuoi anche una moglie così?".
Il nano l'ha guardata dall'alto del motorino "no." ha risposto sicuro.
"E come mai? Cosa ha che non ti piace?", M leggermente provocatoria.
"Tutto".
Yes! Il gusto va insegnato da piccoli e anche se M non li porta mai a una mostra né a un museo, qualcosa hanno capito lo stesso.

mercoledì 9 aprile 2014

Sposi in erba

"Mamma mi sa che Olimpia è innamorata pazza di me"
"Ah e da cosa lo hai capito?"
"Lei vuole stare sempre per mano con me quando scendiamo le scale..e poi se la maestra dice di no piange, fa i capricci, diventa triste.."
"Bè sì forse le piaci..sono ottimi segnali questi"
"Ma mica solo questi..Lei non ride con nessun altro maschio, invece con me sempre così fa (faccia con sorriso fisso da ebete) e fa dei versi  tipo eh eh eh.."
"Sì probabilmente le piaci.. dovresti essere contento è molto carina Olimpia"
"Sì.. ma mica si possono innamorare tutte di me.. io poi mi stanco.."
"..."
"E poi mica voglio fare come amicoG io.."
"Perché che fa amicoG scusa"
"Si sposa."
"..."

martedì 8 aprile 2014

8 aprile 1997

L'8 aprile di 17 anni fa c'era lo stesso sole di oggi. M se lo ricorda bene perché nonostante il caldo estivo indossava un orrido completo giacca doppio petto (ma perché?) e pantaloni elasticizzato, acrilico, infiammabile e pizzicoso.
Aveva 23 anni e era finalmente arrivato il giorno di discussione della sua tesi di laurea.
Presenti con lei la fedelissima MK, l'ancora fedele ma non per molto Fidanzato Storico, Silvia amica persa per strada, NonnaG e l'Arch, che qualche giorno prima l'aveva accompagnata ob torto collo a comprare quell'orrendo completo in quel di vigna stelluti, probabilmente vomitando.
C'era anche Stosola l'amica di Latina, che aveva conosciuto a Parigi due anni prima in occasione di una borsa di studio, che essendo di Latina parlava senza le doppie che siamo soliti usare noi romani e da cui il soprannome perché lei diceva "a Parigi stosola" e non ssola come avrebbe detto M, così come, sebbene meno spesso,  diceva c'hofame e c'hofreddo.
Quel giorno nonostante l'orrendo completo, M era molto felice, terminava il ciclo di studi e si avviava incurante e spavalda, ma soprattutto ignara, verso il futuro.
Prese 108/110 perché lei non è portata per il massimo dei voti e non è mai stata secchiona, che anche alla maturità prese 55/60, che era comunque un punto in più di ACS.
Così per dire.

domenica 6 aprile 2014

Il rovescio della medaglia

VR non è solo un indirizzo, un comprensorio, un'oasi verde, un giardino. VR è un modo di vivere, un modo di concepire la vita come qualcosa di condiviso e condivisibile. Un modo di stare insieme, una comunità.
A VR ci si scambiano i bambini, oggi da me domani da te, si va a fare la spesa anche per gli altri, si cerca di dare una mano come si può, a volte si riescono a risolvere problemi che da solo non riusciresti mai.
A VR ci si conosce un po' tutti, ci si da del tu a tutte le età, si accarezzano pance che crescono, bambini che cambiano e cani che invecchiano. Ci si presta il monopattino e la bici, ci si scambiano giocattoli e ricette, si passano i vestiti che non entrano più agli amici più piccoli. Si fa spazio in cantina per le cose altrui e si prestano tavoli per le feste e maschere di carnevale.
A VR non c'è il mio e il tuo, piuttosto c'è il nostro.
È per questo che quando succede una cosa bella, siamo tutti contenti perché è come se fosse successa a ognuno di noi. Una promozione, un viaggio, una bella notizia. La gioia, il successo, la soddisfazione di uno è quella di tutti, la felicità si divide e magicamente si raddoppia.
Però quando la cosa che succede è la più terribile di tutte, quella inimmaginabile, innaturale e inaccettabile, il dolore, il silenzio, la paura scendono a coprire tutto, si dividono e condividono e così si moltiplicano rinnovandosi e rimbombando dentro ognuno di noi, passando tra le foglie degli alberi, girando nei vialetti, gridando nelle voci dei bambini che continuano a giocare, inseguendoci senza tregua.
È il rovescio della medaglia, nella gioia e nel dolore, come in un matrimonio.