martedì 31 gennaio 2012

Lost and found

A ventidue anni M, eletta migliore alunna della scuola di lingua francese che frequentava da tre anni, vinse una borsa di studio a Parigi per due mesi.
Quando la sua insegnante le telefonò per darle la bella notizia, non le diede il tempo per pensarci sù e rimase in linea a aspettare una risposta.
M, colta alla sprovvista, a metà strada tra l'orgoglio dei vincitori e il terrore delle novità, non se la sentì di rifiutare e accettò.
Era giugno e la partenza era prevista a fine agosto.
A quei tempi M era felicemente fidanzata da tre anni con il suo fidanzato storico, conosciuto proprio al corso di francese, ma meno portato di lei per le lingue.
In questi tre anni non si erano mai separati.
Non era passato un giorno senza che si vedessero almeno cinque minuti.
Non una serata senza che si incontrassero anche tardi, anche per poco, per augurarsi la buonanotte.
All'idea di partire da sola per due mesi M sentiva le budella attorcigliarsi, la gola seccarsi, la nausea sopraffarla e le vertigini farla vacillare.
Gli ultimi giorni prima della partenza M li trascorse chiusa in bagno in preda a improvvisi e terribili attacchi di mal di pancia, sotto gli sguardi partecipi e sgomenti della NonnaG, immaginando scenari crepuscolari e dannandosi l'anima per aver accettato.
E poi un sabato mattina partì con gli occhi annebbiati, il cuore in frantumi e un cugino insolito a farle compagnia fino al lunedì.
Non esisteva internet, non c'rano le web cam, non si chattava sugli instant messenger. Mark Zuckerberg faceva le elementari e perfino i telefoni cellulari erano enormi catafalchi per pochi fortunati.
Partire era davvero un po' come morire.

Domani mattina la sorella piccola di H, che di anni ne ha ventinove, parte per due mesi. Ha vinto una borsa di studio a San Francisco. Anche lei lascia a casa un fidanzato storico, ma porta con sè uno smartphone, un notebook con web cam incorporata, ha un profilo facebook ed è su skype.
Per lei trasferirsi dall'altra parte del mondo non è un po' come morire. E' un po' come restare.

lunedì 30 gennaio 2012

Chi caz'è

Stamattina per puro caso M è andata in ufficio vestita da ufficio (per la gioia della NonnaG che raramente approva lo stile di M "una figlia mia vestita cosi").
Appena arrivata, Lui, il suo giovane, ipercompetente e illuminato capo, le ha chiesto di preparare dei dati per una riunione che ci sarebbe stata il pomeriggio alle quattro.
M ha cominciato a "estrarre i dati" come si dice in gergo e a "elaborarli".
Quando, poco prima di pranzo, li ha portati a Lui in visione, Lui le ha chiesto di accompagnarlo alla riunione delle quattro.
M ha chiesto chi ci fosse e Lui ha elencato pezzi da novanta dell'azienda, tutti uomini, tutti Mega Direttori, tutti a sei zeri.
M alcuni li conosceva di persona, altri di nome, qualcuno di fama.

Arrivate le quattro M, con agenda per appunti, penna per appunti, occhiali e telefonino silente in tasca, si è diretta vestita da ufficio (!) alla riunione.
Qualche saluto, qualche presentazione e tutti hanno preso posto intorno al tavolo.
Il Mega Direttore Galattico più alto in grado ha iniziato a parlare.
Silenzio tutt'intorno.
A un tratto la porta si apre e entra il ritardatario.
"Scusate.."
Entra, chiude la porta, conquista un posto intorno al tavolo, offre qualche stretta di mano e incrociando lo sguardo muto di M..
"...PICCOLA M!! CIAOOOOOOO"
nel tono che si usa di solito per parlare con un neonato.

Tutti si sono girati verso di lei.
Lei ha risposto con un secco "ciao"
e il Mega Direttore Galattico ha ripreso a parlare.

Alla fine dell'incontro M è uscita dalla stanza e il Mega Direttore Galattico le si è avvicinato.
"Piccola M?"
"..."
"Piacere sono il Mega Direttore Galattico"
"Molto lieta, sono M, lavoro con Lui.."
"...ah..ecco..(chi caz'è)"

domenica 29 gennaio 2012

Survivor

Sopravvissuta a:

un film venerdì sera piaciuto solo a uno su quattro (M) e a una cena che ha rischiato di concludersi in ospedale per colica renale (non di M) risoltasi invece con una sigaretta, due pasticche di antispasmina colica, qualche imprecazione, il ricordo di un morso di cane in Messico e una confezione di nocciole ricoperte di cioccolata fondente;

un "gommo party" sabato mattina dove per gommo party si intende una festa di compleanno in un tendone che niente ha da invidiare al paese dei balocchi del gatto e la volpe pieno di gonfiabili che hanno spaventato il mezzonano e esaltato il nano, entrambi estranei a simili luoghi di perdizione e visibilmente intrusi per abbigliamento rigorosamente tinta unita e colori spenti;

un tè in casa sabato pomeriggio con torta fatta in casa (da M), cuginetto in visita, urla, spinte e spargimento di giochi meno impegnativo del solito;

una puntata di ballando con le stelle in solitaria mentre H era svenuto a letto in preda a un puntualissimo attacco di allergia ai cipressi e i nani finalmente sfiniti nei loro lettini;

una domenica murati in casa in quattro, di quelle che i minuti non passano mai, che i nani sono pieni di richieste e di perchè, che H vorrebbe essere ovunque tranne che qui, che alle sei di pomeriggio li infili nella vasca da bagno e li lasci giocare fino a quando l'acqua non diventa fredda perchè ti sembra che costretti lì dentro non possano fare danni, di quelle che sei costantamente inseguita e sopraffatta da un attanagliante bisogno di stenderti e dormire, che gli occhi ti si chiudono e vorresti che l'incantesimo della bella addormentata colpisse anche te.
Di quelle con il mal di testa, l'aulin sciolto nel bicchiere, la pastina per cena e i cartoni in tv.

giovedì 26 gennaio 2012

Open day

In principio fu l'onda: un ambiente grande quanto una sala di un cinema, poltrone imbottite rosse, ampie finestre da ambo i lati, vista sui campi sportivi, circa duecento persone in platea e almeno sei sul palco. Microfoni per i parlatori, puntualità svizzera, religioso silenzio, toni sicuri e risposte decise, obbligo di divisa.

In seguito fu la volta della seconda scelta: un'aula scolastica, l'accoglienza di un coro di natale, seggiole di legno, un centianio di persone accorse a farsi un'idea e a verificare se la realtà è all'altezza della reputazione, quattro parlatori senza microfono e senza palco, una mostra di presepi e un cortile spoglio ma rinnovato e pulito. Dati e numeri presentati in diapositive su un telo, niente grembiule, risposte gentili e disponibilità ad accontentare tutti.

Oggi l'aula al secondo piano era piccola e angusta. Le sedie diverse tra loro e posizionate in maniera casuale e disordnata. Una panchina in fondo. Tende di nylon arancione alle finestre. Una ventina di persone in ascolto di due gentili parlatori seduti al di là di un piccolo banco. Immagini di laboratori e gite scorrevano su un televisore old style. Brusio in sottofondo. Risposte provvisorie e qualche imbarazzo per i troppi "non si sa".

Sono gli open day (giorni di presentazione) delle scuole per il nano che l'anno prossimo andrà in prima elementare.

La prima ci ha scartato.
La seconda ancora no.
La terza, che sarebbe proprio la nostra, quella che non ci leva nessuno, che ci spetta di diritto, quella che abbiamo tutti i requisiti, quella che faciliterebbe la vita della muta Mar e di M, l'unica che permetterebbe a M di mantenere la sana abitudine del nuoto mattutino, perchè non prevede cambiamenti rispetto allo status quo e che financo richiede il grembiule blu con il colletto bianco, la scartiamo noi?

mercoledì 25 gennaio 2012

Indian style

Stasera M e H sono stati invitati a una festa.
La festa è in maschera.
Tema: India.
Si mangerà indiano, e tutti indosseranno almeno un accessorio indiano.

Per l'occasione un entusiasta H ha avuto in prestito un vestito di seta grezza blu con pallini bianchi, indosserà un turbante e dopo aver sfogliato numerose foto di Sandokan, ha deciso che si farà truccare gli occhi. Sarà perfetto perchè H ha un po' la fisionomia di Sandokan, la pelle scura, gli occhi chiari e il viso allungato ed è convinto che al suo fianco porterà la Perla di Labuan.

Di fronte a una meno entusiasta M, diverse possibilità:
1) un vestito original indian giallo e arancione, senza maniche che prevede tra le altre cose un paio di pantaloni che dentro ci starebbero comodi M e i due nani (uno per ogni gamba), e un velo ton sur ton, gentilmente prestato;
2) una tunica della NonnaG dichiarata verde chiaro ma probabilmente gialla anch'essa, con maniche lunghe attualmente ancora nella soffitta dei nonni, da abbinare ai pantaloni di cui sopra o a un occidentale paio di leggings;
3) tre tuniche ancora da visionare da contendersi con MK anche lei invitata alla stessa festa.

In ogni caso della Perla di Labuan nessuna traccia.

martedì 24 gennaio 2012

Viva la faccia della sincerità

"Buongiorno"
"Buonasera"
"Ah buonasera sì"
"Allora cosa facciamo?"
"Un'ecografia"

"Questo è chiaro, ma dove?"
"Al seno.."

"Ok si spogli.."
M procede allo sfogliamento dei quattro strati che indossa (cinque con il piumino).
"..e oggi non fa nemmeno freddo di solito quante cose mette addosso?"
"sono raffreddata..in motorino.."
"Vabbè si accomodi.. lei ha 39 anni da quanto?" (spremendo gelido gel su M come fosse una torta da decorare)

"No ancora non li ho.. li compio a maggio.."
"Ah e ha mai fatto la mammografia?" (sravanando)
"No, faccio l'ecografia da tre anni mi hanno detto dopo i quaranta di passare alla mammografia..forse me lo disse proprio lei.."

"Sì..di solito..la prassi è quella..lei ha precedenti in famiglia?" (continuando a sravanare)
"Sì"
"Sì cosa?"
"Ho precedenti.."
"Riesci a essere più precisa?" (passando al tu)
"Certo.. sì.. mia mamma.."
"Al seno?" (aumentando la pressione)
"Sì"
"Ah e hai figli?"
"Sì due"

"Quanti anni hanno?" (spingendo con forza)
"Cinque e tre"

"Allora entro l'estate fai una mammografia.."
"Ma perchè ha trovato qualcosa?"
"No ma con due figli piccoli e un precedente in linea diretta direi che i quarant'anni non li aspettiamo e a giugno inizi con la prima mammografia che curiamo tutto ma bisogna prenderlo in tempo" (srotolando lungamente su M il rotolo di carta)

"..."
"Ok?"
"Ok ok ma.. non ha trovato niente no? NInete di niente?"
"Credimi, se avessi trovato qualcosa la mammografia te l'avrei fatta fare ora, non a giugno".

lunedì 23 gennaio 2012

Noi no

E' dura doverlo ammettere,
qui rosa su verde.
ed è soprattutto dura dover far pace con l'idea che noi no.
Noi non indosseremo una divisa, nè quella ordinaria, nè quella sportiva e nè tantomeno quella ufficiale.
Non faremo i compiti a scuola con gli "educatori".
Non avremo il tempo pieno fino al liceo.
Non saremo dei piccoli campioni olimpici nazionali.
Noi no.

Non faremo parte nè ora nè mai di quell'eccellenza tanto richiesta e osannata.
Non avremo risolto il problema scuola fino all'università, per entrambi.
Non avremo l'unica incombenza di mettera una "v" di presa visione ogni domenica pomeriggio sui quaderni, dopo averli sfogliati per ammirare i progressi settimana dopo settimana.
Noi no.

Forse la ricetta della pastiera della NonnaG non è piaciuta.
O forse i brevetti di nuoto, inglese, basket, musica non sono stati convincenti.
O forse quell'errore di M sulla lettera di desiderata non è stato perdonato.
Tant'è che noi no, non siamo stati ammessi nella Scuola del Santissimo Savonarola.
Nonostante le preghiere, i fioretti, l'indirizzo degli uffici nel giusto municipio, non c'è posto per noi.

E M non si dà pace.

giovedì 19 gennaio 2012

Di mamma ce n'è una sola, se va bene

Ci sono delle frasi che M ripete spesso ai nani perchè pensa che siano importanti, perchè sono diventate un po' dei modi di dire, perchè ci crede e perchè alcune sono verità inconfutabili.
Le capita per esempio di dire spesso la "la fantasia è una cosa bella", o anche che "è più divertente giocare in due che da soli", che "di mamma ce n'è una sola" o che "essere educati fa la differenza".
Sono frasi che M ripete tra sè e sè, convinta com'è che loro non la ascoltino mai.

In ascensore ieri al rientro dalla lezione di nuoto del nano dopo una lunga e estenuante trattativa per:
andare a casa di amicodelcuore
andare a casa di g
andare a casa dell'altrog
andare a casa dell'espanol 
invitare amicodelcuore a casa nostra
invitare g a casa nostra
invitare l'altrog a casa nostra
invitare l'espanol a casa nostra
o almeno restare in piscina e andare al bar di sopra a vedere la tele lì
e non avendo portato a casa alcun risutato, il nano pensieroso stava visibilmente macchinando una qualche soluzione analizzandone pro e contro.
Alla fine delle sue silenziose ma evidenti elucubrazioni:
"Di mamma ce n'è una sola, vero?"
"Sì"
"Quindi se ti ammazzo rimango senza nessuna mamma"
"..."
"E' così no? Non ce l'ho un'altra mamma se ti ammazzo, no?"
"Sì è così, ma perchè fammi capire, mi vuoi ammazzare?"
"Ma no, dai".

mercoledì 18 gennaio 2012

Tinker, tailor, soldier, spy

E' ufficiale: oggi dalla segreteria della scuola del Santissimo Savonarola sono iniziate le telefonate per l'accettazione delle domande di iscrizione.
Le domande sono state quattrocento.
I posti disponibili sono sessanta.
Di questi sessanta, trentacinque sono stati assegnati ai bambini che hanno un fratello già iscritto.
Sessanta meno trentacinque fa venticinque.

Nella stretta cerchia di amici del nano che aspettano la telefonata rientrano tutte le categorie di bambini che presentando i requisiti richiesti possono aspirare all'ammissione:

brother (tinker): il secondogenito della mammapiùbelladelmondo che vanta un fratello già iscritto;

commended (tailor): il primogenito di emme pluriraccomandato a destra e a manca che forse era meglio una unica raccomandazione seria;

bilinguist (soldier): l'espanol compagno di classe bilingue dalla nascita e per questo avvantaggiato nello studio della lingua cinese previsto dalla scuola fin dalle elementari;

eccellent (spy): amicodelcuore che eccelle in tutte le attività che svolge, dal nuoto agli scacchi, dalla lettura allo sci;

resident (poor): il nostro nano che ha dalla sua due genitori che lavorano nello stesso municipio della scuola (che non mi sembra poco).

Chi di loro sarà... La Talpa?

martedì 17 gennaio 2012

La y, la x e un gran pezzo di...

Tardo pomeriggio.
Ufficio.
Luce artificiale, bassa.
M sola in stanza è al telefono con NonnaG.
Si raccontano le ultime novità, ridono, si scambiano opinioni su qualche film e si consigliano articoli di giornale.

Passa il Dir in corridoio e si ferma davanti alla porta.
"Ciao Dir" con la cornetta attaccata all'orecchio
"Con chi stai a parlà? Con tuo marito?"
"No"
"Con l'amante?"
"No"
"Con un'amica?"
"No, con mia madre"
"Ahhhh allora falle i complimenti per aver messo al mondo questo gran pezzo di..."
Nonna G dall'altro capo del filo "..gnocca?"
"Dir la frase l'ha conclusa mia mamma, buona serata"
"..donna, io volevo dire donna, ciao"

La telefonata prosegue con un difficile salvataggio guidato di un allegato a una mail nell'introvabile disco rimovibile della NonnaG. Dopo diversi tentativi l'allegato è magicamente sulla penna "Aspetta che controllo...sì c'è!"
"Ok adesso ti saluto.."
"No aspetta già che ci siamo.."
"..."
"..volevo chiederti una cosa: ma perchè quando salvo dal computer dell'Arch una cosa sulla mia penna poi quando la trasferisco nel mio computer si vedono tutte yyyy e non si vede niente?"
"Aspetta NonnaG che questa me la segno..."
" E no dai non te la segnare che poi mica sono solo yyyyy ci sono anche xxxx e altre lettere strane.."

lunedì 16 gennaio 2012

Tempi agri

Qualche tempo fa H ha letto un libro ambientato in Italia qualche decina di anni fa. Mentre lo leggeva ogni tanto mi raccontava con stupore e malcelata nostalgia, alcune abitudini delle famiglie del tempo.
A ora di cena per esempio a tavola si sedevano soltanto il padrefamiglia e i suoi fratelli in ordine di età. Le donne mangiavano in piedi in disparte e i bambini, che non avevano diritto di parola alcuno, si sistemavano sotto il tavolo e si cibavano delle briciole che cadevano dai piatti dei commensali.

Stasera a casa M si è chiesta, con lo stesso stupore e la stessa malcelata nostalgia di H, come sia possibile che dopo così pochi decenni la situazione si sia ribaltata nel seguente modo:
a tavola si siedono per primi i bambini già stufi per aver dovuto aspettare
"è pronto?" uno
"cosa mangio io?" l'altro
e dopo aver scelto con dovizia di particolari menù, rigorosamente tutti diversi.

Alla tele si vede sempre e solo quello che decidono loro e si rispetta tutti un religioso silenzio.
Se i genitori porgono qualche domanda sulla giornata trascorsa, la domanda cade sonoramente nel vuoto.
Se M sedendosi, all'unico scopo di imboccare i bambini in trance televisivo, copre accidentalmente una parte dello schermo, si alza all'unisono un coro di voci bianche per intimarle di sparire.
Se hanno sete
"Vojo acqua!"
Se hanno fame
"Anco'a!"
A fine pasto per terra è un terreno di briciole, che nessuno mangerà e che quindi qualcuno dovrà raccogliere.

A casa nostra l'unica cosa che non è cambiata da allora è che le donne (M e la muta Mar) spesso e soprattutto volentieri mangiano in piedi, in disparte.

domenica 15 gennaio 2012

Il decalogo

Quando M ha conosciuto H, era appena uscita da una storia molto difficile con un tizio molto contorto. Era stanca, con l'autostima sotto le suole, si sentiva tanto infelice e piuttosto brutta. Siccome negli ultimi cinque anni aveva assistito a un'esclation al ribasso dei suoi fidanzati, dal meno sbagliato ma comunque sbagliato al più sbagliato, aveva deciso che di lì in avanti avrebbe scelto con la testa.
Avendo vissuto esperienze diverse, aveva capito perfettamente chi faceva per lei e da chi tenersi alla larga e aveva deciso di stilare una piccola lista di pre-requisiti che le sarebbe servita per la selezione dei futuri fidanzati.
La lista conteneva dieci condizioni imprescindibili che l'avrebbero tenuta alla larga dai tizi sbagliati.
Il candidato avrebbe dovuto possedere i seguenti requisiti:
1) essere risolto dal punto di vista umano
2) essere possibilmente orfano se non di entrambi i genitori almeno della madre; se non orfano con un sano rapporto con la madre, possibilmente a distanza
3) avere almeno una sorella
4) avere un buon grado di manualità, qualità spendibile in diversi campi
5) vivere secondo una una scala di valori che non vedesse al primo posto sopra ogni cosa il lavoro e la realizzazione professionale
6) avere i gambini che a M i maschi con le gambe grosse e i fianchi larghi proprio no
7) essere in grado di apprezzare i lati positivi di un piatto di pasta in bianco burro e parmigiano e della pastina con il formaggino
8) possedere una modalità di ragionamento lineare, sorridere, socializzare con facilità, essere disponibile e sicuro di sé
9) amare il cinema
10) infine la provenienza e la residenza in altra città non precisata, ma lontana almeno 300 chilometri dalla città di M, senza preferenze tra nord e sud ma con una leggera propensione verso la Sicilia per via dell'accento, sarebbe stata considerata una condizione altrettanto preferenziale.

Il decalogo era appena stato stilato quando M incontrò H.
A parte l'accento siciliano, sostituito da un altrettanto apprezzato accento romagnolo, H rispettava in pieno il decalogo di M e fu "assunto".

Oggi a distanza di quasi nove anni è ancora in carica, a dimostrazione del fatto che l'amore può anche essere cieco, ma M preferisce vederci chiaro.

giovedì 12 gennaio 2012

Il trucco c'è e si vede

M è l'unica femmina in casa. La regina direbbe qualcuno. Non proprio direbbe M.
Soltanto sola, spesso incompresa, a volte derisa e sempre in strettissima minoranza.
Destinata alla stretta sorveglianza dei suoi ragazzi, M non riesce a fare niente di nascosto e ormai si è rassegnata a svelare i suoi segreti di bellezza, a subire le loro domande a volte imbarazzanti e a condividere con loro i suoi rari ma anelati momenti di intimità.

Le seguenti conversazioni si sono svolte in giorni diversi, con lo stesso piccolo interlocutore molto curioso e piuttosto abile.

"Mamma che ttai fazendo?"
"Mi trucco tesoro"
"E pecchè?"
"Perchè se mi trucco divento più bella"
"Ah"
"E quello cos'è?"
"E' il rimmel serve per fare diventare gli occhi più belli"
"Ah"

"Mamma che fai?"
"..mi strappo le sopracciglia con le pinzette.."
"E pecchè lo fai?"
"Per essere più bella"
"Ah"
"E fa male?"
"No.. un po' di fastidio.."
"Ah"

"Mamma che è quello?"
"E' lo smalto, amore si mette sulle unghie"
"E pecchè?"
"Perchè le mani sono più belle con lo smalto"
"Ah"

"Mamma che cosa hai sulla fazza?"
"Ho una maschera di bellezza"
"E perchè?"
"Per diventare più bella, avere la pelle più liscia..sembrare più giovane.."
"E pecchè sei tutta bianca?"
"Perchè è così questa maschera è bianca, ma poi dopo un po' si sciacqua e va via"
"E ti fa male?"
"No per niente!"
"Ah"

"Mamma oggi non ti tucchi?"
"No.."
"E non ti ttrappi le siglia?"
"No tesoro, le SOPRAcciglia comunque.."
"E lo mmalto non ce l'hai?"
"..no."
"E la fazza non è bianca.."
"..no.."
"Oggi non sei bella mamma, sei bbutta allola".

mercoledì 11 gennaio 2012

Nine months

I primi tempi sono stati caratterizzati da uno stato di perenne euforia e eccitazione, sempre a pensare a questa novità, a controllarne mille volte lo stato, a tenerla per sè come una cosa molto intima, da proteggere, da tenere al sicuro, in segreto.

Più avanti l'euforia ha lasciato spazio a una crescente consapevolezza, alla voglia di pubblicizzare la cosa, di condividerla con gli altri, con chi ci era già passato per ascoltarne le esperienze e seguirne i consigli.

Poi, è arrivato un sottile stato di agitazione, ansia a volte, di non essere all'altezza, di non riuscire a sostenere l'impegno, di non avere la costanza necessaria, di non avere idea di cosa farne alla lunga.

E da lì la paura di aver intrapreso una strada senza ritorno, di aver iniziato un'impresa che può non terminare mai.

La paura con il passar del tempo è scemata ed è arrivata l'assuefazione, il sapere che esiste, che dipende da me e che sempre così sarà.

E la preoccupazione ancora, a volte, di non riuscire a farcela da sola, di avere bisogno di una parola di inocoraggiamento, una spinta, una conferma.

Oggi l'erba compie nove mesi e in questi nove mesi M ha vissuto tutti gli stati d'animo tipici della gestazione.
E' il terzo figlio che non ha avuto. Ed è femmina. E come le altre due gravidanze le ha cambiato un po' la vita.

Ps grazie per tutte le ventimila volte che l'avete "calpestata".

martedì 10 gennaio 2012

Ultima cena

Qualche giorno fa su una rivista (non la sua preferita), M ha letto di un'inchiesta.
Si chiedeva agli chef più importanti del mondo quale menù avrebbero scelto per il loro ultimo pasto, dove avrebbero voluto consumarlo, da chi dovesse essere cucinato, con chi l'avrebbero voluto condividere, da quali vini l'avrebbero fatto accompagnare e con quale sottofondo musicale avrebbero voluto consumarlo.
M non è una grande cuoca, in realtà ha qualche cavallo di battaglia e si cimenta soprattutto in dolci al cioccolato, ma egocentrica com'è, ha voluto partecipare all'inchiesta e ha deciso di descrivere anche lei il suo ultimo pasto ideale, nel caso venisse condannata a morte in Texas o le venisse svelata con precisione e con qualche ora di anticipo la sua expiring date.

Menù: spiedini di gamberi, spaghetti con le vongole in bianco, insalata mista, cestino di mille pani diversi tiepidi, mousse al cioccolato fondente senza panna e tortino di cioccolato morbido dentro
Dove: all'aperto, in spiaggia, al tramonto con i piedi nudi nella sabbia e il mare calmo a tre metri
Vini: bianco mosso fruttato molto freddo
Musica: Allevi, basso
Compagnia: poche persone, molto intime, di vecchia data
Cucinato da: NonnaG e l'Altra Nonna (per gli spiedini).
E come dicono i twitter addicted #sapevatelo.

lunedì 9 gennaio 2012

Romantici**o sui generis

M è in ufficio. E' sola in stanza perchè la collega è uscita da un po'. Guarda fuori dalla vetrata. E' buio e c'è la luna piena. Sembra vicinissima quasi che la puoi toccare.
Ha appena letto la quarta di copertina di un libro che la irretirà fino allo stordimento e alla completa alienazione cipuoiscommettere.

Entra il Dir.
"Che stai a fa'?"
"Niente"
"Stai a guarda' fuori?"
"Sì"
"La luna?"
"Sì"
"Non ti sfugge niente a te.. ma non hai niente da darmi?"

"..darti? Non direi.."
"Ma la poesia che ti ho dedicato?"
"Sì me la ricordo bella grazie"

"Ma quale bella grazie!"
"??"
"Ma scusa io ti dedico una poesia, la scrivo per te, solo per te, te la regalo e tu sempre lì seduta a sto ca**o di computer e manco me la dai??"
"..."

"E non mi guardare così pensavo che fossi romantica"
"Romantica? E cosa c'entra il romanticismo con il dartela Dir"
"Ma scusa nell'800 se un vecchio brutto come me scriveva una poesia a una giovane donna conquistava il suo cuore e lei si concedeva in un gesto romantico di gratitudine.. te un ca**o invece"
"Sarà che non siamo nell'800.. ma ti assicuro che il mio cuore è grato!"
"Che parac**a..sono stato proprio uno scemo non me lo aspettavo da te"
"Dai Dir io non ci credo che hai scritto la poesia per questo"
" E certo perchè sennò?? Certo che ti ho scritto la poesia perchè tu ti concedessi e me la dessi che ti credi?? E invece sempre lì seduta a scrivere co ste mani pi pi pì.."
"Te la rendo la poesia se vuoi così la regali a un'altra romantica veramente "
"Fanc**o"

giovedì 5 gennaio 2012

M come Madame Tussauds

Interno, sera.
Ufficio.

"Ti sei comprata la bambola di Steve Jobs?"
"..sì.."
"Sei impazzita?"
"..."
"ma... DOVE LA METTI??? Seduta sul tuo divano nuovo??"
"..no.."
"Ma quanto è grande?"

"Grandezza naturale.."
"GRANDEZZA NATURALE??"
"Sì. Dicono 1.95"

"Unmetroenovantacinque??? E quanto pesa scusa?"
"..ho preso la versione "ultimi giorni" quindi credo non più di 60 chili.."
"..ma che schifo.. e dove la metti??"
"Pensavo al posto di H.."
"..ma non hai pensato ai bambini? Loro si possono spaventare!"
"..."
"TU SEI PAZZA"
"..scusa un attimo.. ma non avrai mica pensato che è alta davvero unmetroenovantacinque.."
"Sì certo perchè?"
"Dai!!! Dico.. unmetroenovantacinque ca**o!!"
"..ma perchè scusa quanto è grande?"
"Ma è tipo Ken!"
"Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh ma che ne so dalla foto sembra enorme, come le statue di cera e poi tu saresti capace.. sei pazza te."

Questa conversazione si è svolta davvero ieri pomeriggio tra M e un interlocutore che preferisce restare anonimo.
Tuttavia M ci tiene a precisare che il suo interlocutore:
non era minorenne;
non era ubriaco;
non era sotto effetto di sostanze stupefacenti;
non era momentaneamente incapace di intendere e di volere;
e non scherzava. 

Inoltre M intende precisare che non sarebbe stata mai capace di comprare la statua di cera grandezza naturale di nessuno al mondo, dottor Carter compreso, e che comprare la versione Ken di Steve Jobs comprensiva di doppio paio di occhiali, mani di ricambio, sgabello girevole e ipod le sembra più istruttivo che acquistare Goldrake, Mazinga Zeta, Daitarn 3, uno qualunque dei Barbapapà e puffo quattrocchi, che comunque gli faranno compagnia.

mercoledì 4 gennaio 2012

Anno nuovo lista nuova (in ordine sparso)

A grande richiesta ecco la La Lokki's list dei buoni propositi/desideri per il 2012:

1) il tempo per onorare il patto con il diavolo
2) la raccomandazione per entrare nella scuola del santissimo savonarola
3) la carica per continuare a nuotare la mattina presto
4) la voglia di scrivere sempre
5) e la speranza di essere capita un po'
6) il coraggio di amare e la costanza
7) e la fortuna di essere amata e la costanza
8) il piacere di piangere solo per emozione
9) e la certezza di non farlo mai per dolore
10) la serenità per tornare sott'acqua con le bombole
11) l'abilita di unire i puntini, incastrare i pezzi del puzzle e riempire i vuoti
12) l'amore per desiderare ancora il numero tre
13) la forza di continuare a arrivare ovunque voglio e la libertà
14) un 70esimo senza sorprese
15) e un sorprendente 37esimo.

martedì 3 gennaio 2012

Valeria

"Mamma ho fatto un sogno"
"Ah e cosa hai sognato?"
"Che tornavi a casa con un bimbo piccolo piccolo appena nato"
"..."
"Era piccolo piccolo, non parlava, non sapeva fare niente"
"Era un ghenghè quindi.."
"Sì era un ghenghè"
"E si fermava a vivere con noi?"
"E certo perchè era nostra sorella.."
"Ah era una femmina.."

"Sì bellissima"
"E come si chiamava?"
"Valeria"
"Ma nano però noi qui non abbiamo lo spazio per Valeria.."
"Sì che ce l'abbiamo"
"E dove la mattiamo a dormire?"
"Nel letto di Mezzonano"
"E lui?"
"E lui sopra come me tanto è grande ormai."

"..."
"E poi non ti devi preoccupare perchè io ti aiuto, la prendo in braccio quando piange e le cambio il pannolino."


Lo spazio comunque ci sarebbe perchè per una Valeria che arriva, c'è un H che se ne va.

lunedì 2 gennaio 2012

Bilancio 2011

All'inizio del 2011, quando l'erba ancora non esisteva, M aveva stilato una lista dei desideri da esaudire nell'arco dell'anno.
Oggi che l'anno è finito, vorrebbe verificare quanti sia riuscita a esaudirne.

I desideri erano:
1) un gelato da 5 euro senza sensi di colpa anche se fuori fa freddo
2) un vestito taglia 42 che mi stia bene
3) un mese intero senza moccioli da soffiare
4) piangere per un bel film/libro
5) ridere per un bel film/libro
6) un bel film/libro
7) un piccolo viaggio con husband
8) una visita a Durga nel suo piccolo ashram
9) 54 chili
10) un disegno senza fretta del nano grande
11) un disegno del mezzonano
12) una pancia con dentro il terzo nano
13) la serenità dei miei genitori
14) e dei suoi
15) una ragazza per mio fratello per sempre
16) un biglietto d'amore per me
17) una cosa tutta mia
18) il mio libro su uno scaffale.

Il risultato è:
1) non esaudito, per via del senso di colpa
2) esaudito
3) esaudito nel mese di agosto (ma stava male H)
4), 5) e 6) esauditi
7) esaudito
8) e 10)  non esaudito
9) esaudito, per poche ore
11) e 16) esauditi solo se le parole "disegno" e "amore" si intendono in senso lato
12) non realizzabile
13) (...)
14) non pervenuto
15) non esaudito purtroppo
17) eccola qui!
18) non realizzabile.

Su diciotto desideri, M ne ha esauditi la metà. Non male.
A breve la nuova lista, buon anno a tutti.