giovedì 29 novembre 2012

Pallini rossi neri gialli e verdi

Nella classe del mezzonano le maestre hanno adottato un semplice sistema di premi e punizioni.
All'inizio della settimana attaccano al muro l'elenco con i nomi di tutti i bambini e accanto a ciascun nome disegnano cinque quadratini uno per ogni giorno di scuola e in ciascun quadratino alla fine della giornata mettono un palino rosso o un pallino nero a seconda che il bambino sia stato bravo o no. I bambini che nella settimana ottengono tre pallini rossi il venerdì hanno un premio.

M, che pensa che le regole aiutino e facilitino la vita quotidiana, spinta dal suggerimento di ME, ha deciso di adottare il sistema anche a casa e ieri pomeriggio nel tragitto tra la scuola del nano e quella del mezzonano ha spiegato al nano la sua idea: istituire il sistema dei pallini anche a casa e premiare i tre pallini rossi con un passaggio all'edicola nel fine settimana.

Tuttavia il nano, che per la legge del contrappasso è restio alle regole, ha uno spirito ribelle e vuole le cose fatte a modo suo, ha proposto l'inserimento di alcune varianti:
1) il pallino giallo per i giorni in cui i bambini non sono né buoni né cattivi
2) la trasformazione del pallino giallo in nero o in rosso a seconda del colore del pallino del giorno successivo
3) la premiazione non nel fine settimana ma il giorno stesso in cui si raggiungono i tre pallini rossi "ma il pallino si mette la sera alla fine della giornata, quando le edicole sono chiuse!" "non lo sai che ci sono delle edicole che restano aperte anche la notte?"
4) l'infingarda regola secondo la quale se il mezzonano, santo di nome e di fatto dalla nascita, ottiene tre pallini rossi, anche il fratello li deve avere rossi "sennò litighiamo"
5) i premi se non sono comprati nelle edicole notturne devono essere acquistati da Rocco giocattoli
6) il comportamento del bambino a scuola non ha valore ai sensi del pallino: soltanto il comportamento al quale il genitore assiste può essere giudicato rosso o nero e non quello riferito da terzi
7) i colori rosso e nero devono essere cambiati in verde (buono) e rosso (cattivo).

M è rimasta molto colpita dalla lucidità con la quale il nano ha esposto le sue regole e ha pensato che anche se non sa colorare nei margini, se i suoi disegni non meritano di essere fotografati, anche se non sa leggere e non ha ancora imparato a scrivere la zeta nel giusto verso, un talento ce l'ha. Come poi lui lo utilizzi è un'altra storia.

mercoledì 28 novembre 2012

Dieci cose che so di te

1) Disordinato
2) Coccolone
3) Bravo
4) Non ha pazienza
5) Incurante
6) Non riesce a concentrarsi
7) Educato
8) Composto
9) Socievole
10) Non conosce l'ordine degli spazi

Oggi M aveva i primi colloqui con i maestri del nano.
E' arrivata un po' in ritardo, si è segnata nella lista già molto fitta al numero 40 e ha aspettato.
Quando si è seduta davanti alla maestra di religione era un po' stanca e emozionata e le si sono appannati gli occhi.
Quando si è seduta davanti alla maestra di musica ha capito che anche con solo tre ore alla settimana, in due mesi si può riuscire a inquadrare perfettamente qualcuno e a dipingerlo in pochi secondi usando tre aggettivi.
Quando si è seduta davanti alla maestra I ha adorato il suo incipit "ah la mamma del nano.. per me si può alzare subito, non ho niente da dirle, è bravo".

E quando la stessa maestra I le ha fatto notare che l'autoritratto attaccato al muro con il nome del nano sotto che M era intenta a fotografare per quanto fosse bello, preciso, dettagliato, colorato alla perfezione e così diverso da quelli che a cui è abituata, raffigurava sì il nano ma era stato disegnato da un compagno di classe, M si è vergognata un po' e si è ritirata in buon ordine.

Tre eccezioni

M vive in un mondo fatto di regole.
Alcune regole sono le regole di tutti, altre se le è date da sola.
Una di queste regole è "evitare di unire mondi diversi".
La regola "evitare di unire mondi diversi" è la regola secondo la quale i vari ambiti della vita devono rimanere separati: lavoro, scuola, mare, piscina, parenti.
La regola nacque tantissimo tempo fa quando M decise in quinta elementare di invitare la sua compagna di banco qualche giorno al mare.
L'esperienza fu disastrosa: quella che sarebbe dovuta essere la sua migliore amica si rivelò antipatica poco socievole, per niente abituata ai ritmi marini di M e fotofobica: una palla al piede.

In numerose altre occasioni M ha avuto modo di confermare questa teoria e quindi a lungo andare M ha creato una serie di pacifici gruppi separati tra loro che percorrono strade parallele senza incrociarsi mai.
Tuttavia, come ogni regola che si rispetti anche la regola dei mondi separati ha una serie di eccezioni che altro non fanno che confermarla:
1) quando dieci anni fa M ha deciso di far incontrare l'amica dell'ufficio con il cugino serio perché aveva intravisto qualcosa di bello, che oggi ha quattro anni gli occhi blu e i ricci;
2) quando, su richiesta e non senza preoccupazione, ha presentato l'Arch all'amica trimamma della macchinetta per la realizzazione di un progetto impossibile;
3) quando circa nove mesi fa ha selezionato le partecipanti al Club di Jane Austen, mischiando ufficio, giardino, parentele e simpatie in un unico impasto.

Stasera il Club si è riunito per la quarta volta e ha visto la partecipazione di un nuovo membro proveniente dall'acqua clorata mattutina. I mondi di M cominciano ad avere confini sfumati e lei si sente un po' confusa.

lunedì 26 novembre 2012

Carramba (con la cuffia)

Nello spogliatoio della piscina venerdì mattina.

"Ma lo sai che hai una faccia conosciuta? Prima ti guardavo in vasca con la cuffia e ho pensato che ti ho già visto da qualche parte, ma con la cuffia perché con i capelli sciolti no.." ha detto M a una nuova ragazza che frequenta il corso principianti nella corsia accanto.
"Anche tu sai.. credo di averti già visto da qualche parte.."
"Senti ma facevi nuoto qui da ragazzina perché io è una vita che nuoto qui.."
"..no"
"Ah e andavi a scuola al M al liceo?"
"No.. e tu hai fatto gli scout?"
"No..magari amicizie comuni..dove abiti?"
"Dall'altra parte del fiume, tu?"
"No io da questa parte.."

"Allora proprio non saprei.. i miei abitano da questa parte del fiume.."
"Anche i miei.."
"..qui vicino, a via p."

"Ma anche i miei abitano a via p!"
"I miei al 40, i tuoi?"
"Anche i miei al 40!"
"Ma dai.. e a quale piano? I miei al quinto!"
"Ma anche i miei al quinto!"


"Io sono la figlia di G.."
"Ma certo! Io sono la figlia di NonnaG ci saremo viste un milione di volte in ascensore!"
"Ma sì tu hai un figlio.."

"Due.."
"Ah due! Ero rimasta a uno.. Menomale che ci siamo arrivate alla fine.."
"Sì.."

"Scusate se mi intrometto" ha detto la collega alta che da quet'anno si è unita al corso di nuoto di M "ma tu prendi l'ascensore con la cuffia? No perché lei solo con la cuffia ti ha riconosciuto.."

La nuova compagna di corso è la figlia di una carissima amica di NonnaG. L'amica che da maggio non c'è più. Quella con cui  NonnaG condivideva il pianerottolo, le chiacchiere e la frutta nel "passaggio". Quella che ogni volta che M la incontrava aveva sempre una parola buona, un sorriso, un complimento. Quella che quando è morta, M era molto dispiaciuta e non è stata tanto bene.
Quella con una figlia che prende l'ascensore, però senza cuffia.

domenica 25 novembre 2012

Il fattore P

"Dicono che sui capelli colorati non vengono."

"Quando ero piccola mi facevo l'ultimo risciacquo con l'aceto."

"Se ogni tanto fai gli impacchi di olio riesci a prevenirli."

"Non importa la lunghezza, tanto è alla radice che si attaccano."

"Se li porti corti hai meno chance di prenderli."

"Se li lavi tutti i giorni stai tranquilla."

"Una volta che li trovi devi lavare e disinfettare tutto, cuscini, divani, coperte, tutto."

"La prima volta lavi e disinfetti tutto, cuscini, divani, coperte, tutto. Poi capisci che quando cadono su divani cuscini e coperte vuol dire che sono morti e non lavi più niente."

"Se ce l'ha uno in casa, ce li hanno tutti."

"Anche se non ce li ha nessuno, puoi fare il trattamento di prevenzione."

"Non esiste nessun trattamento di prevenzione."

M le aveva sentite davvero tutte, senza riuscire a farsi una sua idea sul fattore P. In ogni caso era riuscita ad arrivare a un attivo di quattro anni e due mesi di scuola in due, senza mai preoccuparsene.
Poi stasera a tavola, il nano ha iniziato a grattarsi dietro l'orecchio, ripetutamente.
M è impallidita, di fonte a un imperturbabile H.

Si è trasferita in bagno con il nano e, armata di tutto il coraggio che è riuscita a racimolare, lo ha spulciato ben bene. Non ha visto niente di niente, ma siccome non si sa mai ,è scattato il piano di disinfestazione di fronte a un sempre imperturbabile H: trattamento al nano, trattamento al mezzonano, che non aveva mai accennato al neppur minimo prurito, trattamento a M che di pruriti ne sentiva fin sotto i piedi.

Ora, alla fine dei tre trattamenti, il prurito di M si è acuito.
H legge il suo romanzo, vieppiù imperturbabile.

Ps. M si scusa con i numerosi amici che venerdì pomeriggio si sono presentati puntualissimi all'appuntamento con Monsieur Arnaud, ribattezzato per l'occasione Monsieur Godot.

giovedì 22 novembre 2012

Non le credere

A casa ieri sera dopo la piscina del mercoledì.
"Mamma babbo dov'è?"
"Babbo oggi non c'è perché è partito ma torna domani"
"E dove è andato?"
"All'Altro Mare"
"E pelchè?"
"Vieni qui mezzonano. Allora babbo è andato all'Altro Mare perché stanotte la sua nonna, la Nonna Bis, te la ricordi?"
"Sì.."
"Stanotte è morta"

"..."

Dopo qualche minuto.
"Mamma mi dici il motivo?"
"Il motivo?"
"Sì il motivo pelchè la Nonnabis è mòlta"

"Bé era molto vecchia.. e quando uno è molto vecchio non funziona più bene.. si cominciano a rompere i pezzi.. e quando si rompe il cuore che non batte più allora si muore"
"E allola muoiono solo i vecchi?"
"Bé.. sì.. diciamo di sì"
"Non le credere mezzonano, non dice la verità."
"Ehi tu nano ma come ti permetti?"
"E certo perché non dici la verità! Non muoiono soltanto i vecchi, muoiono anche i bambini"
"..."
"Mamma è velo?"

"Ma non starlo a sentire.."
"Sì invece! Se non guardano quando attraversano la strada e non danno la mano a nessun grande e passa una macchina e li schiaccia, muoiono anche i bambini!"

"E' velo mamma?"
"Sì è vero.."

"Mezzonano la verità è che tutti possono morire non solo i vecchi"
"Mamma è velo?"
"Bé se non si sta attenti.."
"Mamma?"
"Sì nano"
"Ma tu non ce l'hai la nonna?"

"No"
"E babbo non ce l'ha un'altra?"
"No"
"Era l'ultima la Nonna bis?"

"Sì.."
"Allora la prossima nonna morta è la mia?"
@_@

mercoledì 21 novembre 2012

La nonna bis e gli altri

M ha perso l'ultima nel 2000, quando aveva 27 anni e aveva appena iniziato a vivere da sola. M di lei ricorda le caramelle rossana chiuse nel primo cassetto, l'enciclopedia in dodici volumi per compilare le parole crociate, le patate fritte a dadini, la pronuncia delle parole tagliate tutte a metà, la matita con la gomma dietro, l'impeccabile abbronzatura, il bagno d'estate dove non si tocca, le cuffie per ascoltare la televisione, la cena con i toast prosciutto cotto e formaggio, il viso scavato con la bocca all'indentro le poche volte che si faceva vedere senza denti, le mani come quelle di NonnaG, la sua poltrona, l'imperdibile telegiornale delle 20, la settimana enigmistica e oggi e gente, l'incipit delle telefonate, l'orecchio pigro, la passione per la tombola a natale con i numeri della smorfia, i pantaloni al posto delle gonne, la messa tutti i primi venerdì del mese, la testa bianca più alta di tutte le altre in piedi nel giardino della chiesa e tutto quello che la NonnaG e i suoi cinque fratelli continuano a raccontarle di lei.

Il primo M l'ha perso nel 1979, aveva sei anni e viveva nella casa che oggi ha guadagnato il titolo di "Casa dei nonni". Di lui si ricorda molto poco: gli incisivi separati come quelli dell'Arch, la fantasia e l'amore come pilastri del mondo e della vita, una volta quando lo vide a letto a casa sua che stava già male la luce bassa e il copriletto verde e tutto quello che l'Arch le ha raccontato di lui.

Ieri notte è morta l'ultima nonna di H, quella che i nani invece di chiamare bisnonna avevano deciso di chiamare Nonna bis. Si sapeva che doveva succedere, era molto vecchia e non stava bene già da un po', passava le sue giornate in silenzio e a stento riconosceva i suoi familiari. H è partito oggi pomeriggio per andarla a salutare e per abbracciare l'Altra Nonna. E quando ha telefonato stasera era un po' triste e commosso. Perché anche se sono vecchi, se li vediamo poco, se ci sembra di non avere niente a che fare con loro, anche se non ci sentiamo più nipoti in questo ricco e variegato gioco di ruoli che interpretiamo, sono i nostri nonni e quando se ne vanno portano via con loro un sacco di tempo e tanti ricordi e liberano un posto che vorremmo non fosse occupato mai.

martedì 20 novembre 2012

Monsieur Arnaud

Ore 13.15 in fila a mensa.

DRIIN DRIIN
"Pronto?"
"Ciao ti disturbo?"
"Ciao Arch no dimmi pure"

"Senti sono qui con Arnaud"
"Scusa sono a mensa.. non ho sentito bene.. con chi sei?"
"Con Arnaud"

"Arnaud?"
"Sì il ragazzo del semaforo.."
"..."
"..il giocoliere quello con le palline, i birilli"
"..sì.."
"Allora a che ora può venire oggi?"
"Venire dove?"
"A casa vostra dai ragazzi.. volevo offrirgli questo spettacolo.. a che ora siete a casa?"
"Oggi è martedì.. dopo il basket verso le sei e mezza.."
"No è troppo tardi. Domani?"
"Domani col nuoto ancora più tardi e giovedì abbiamo di nuovo il basket forse venerdì è il giorno migliore che ci sono anche io.."
"Ma tu ci devi essere!"
"Allora l'unica è venerdì alle cinque"

"Ok allora glielo propongo e ti richiamo"

Dopo cinque minuti.

DRIIN DRIIN
"Pronto?"
"Allora ok venerdì alle cinque perfetto"
"Ok e dove gli hai detto di venire?"
"A casa tua no?"
"Sì ho capito ma lui che ne sa dove siamo, sono ventisei palazzine.. da quale cancello gli hai detto di entrare, quello grande o quello piccolo?"

"Ma lui sa perfettamente dov'è casa tua. Ce l'ho appena portato. Gli ho fatto vedere il palazzo e anche il citofono. Quando arriva, se si può, fagli fare lo spettacolo in giardino che a lui serve l'altezza e viene meglio, altrimenti in casa".

Venerdì alle cinque del pomeriggio nel giardino di VR - o in casa se piove - Monsieur Arnaud si esibirà in uno spettacolo di giocoliere per la gioia dei nani. Accorrete numerosi.

lunedì 19 novembre 2012

Lo zaino delle sorprese

Quest'anno a scuola del nano i genitori non possono salire in classe.
La mattina quando suona la campanella, devono restare fuori e limitarsi a guardare i nani di spalle mentre si allontanano sotto il peso di zaini più grandi di loro e all'uscita si deve aspettare che la maestra li restituisca più o meno come la mattina le sono stati consegnati. E anche se escono senza lo zaino, anche se si sono dimenticati le scarpe, non c'è verso di ottenere il permesso di tornare in classe per le azioni di recupero, con o senza i genitori.

In questi primi due mesi di scuola il nano ha lasciato a scuola (e mai più riportato a casa):
circa 36 matite colorate
due gomme da cancellare
24 pennarelli
una penna rossa e una penna nera
un numero imprecisato di matite non colorate, ma approssimativamente vicino al numero di giorni di scuola trascorsi
una felpa nuova grigia con cappuccio
alcuni omini lego
due bicchieri di plastica
il regale husky blu regalato dalla nonna.

In cambio, nello stesso lasso di tempo, ha riportato a casa:
cinque paia di forbici
una gomma da cancellare azzurra a forma di fiore
un temperino senza serbatoio
un giubbotto da neve blu
una felpa grigia senza cappuccio (riconsegnata).

Al momento siamo in perdita ma non si sa mai cosa possa uscire in futuro dallo zaino delle sorprese. D'altronde la scuola è appena cominciata.

domenica 18 novembre 2012

Non tutte le torte hanno lo stesso sapore

Non si può mai arrivare a immaginare quello che può succedere.
Molte cose non seguono una logica.
Molte volte non c'è modo di prevedere quello che di imprevedibile succede.

Può succedere che in una coppia ci sia un lui e una lei. Che siano sposati da un paio di decenni e che abbiano una figlia in piena adolescenza.
Può succedere che lui sia sportivo, sorridente, sempre disponibile, curato nell'aspetto e sorprendente nel suo essere "atipico". Può succedere di incontrarlo in bicicletta con la cravatta rovesciata sulla spalla, in giardino seduto sulla panchina a leggere un romanzo, in giro con il vento nei capelli.
Può succedere che lei invece resti a casa la maggior parte del suo tempo, che prepari bellissime torte per i compleanni dei bambini degli altri, che passi poco tempo a pensare a sé e molto in compagnia della figlia.

Poi un giorno succede che le torte non hanno più lo stesso sapore.

E capita di venire a sapere che anche senza i giri in bici, lei del tempo per sé lo trovava e si scopriva, magari proprio mentre preparava una torta, innamorata e felice, a dire un giorno a lui "me ne vado perché non ti amo più".

E capita che lui ora si ritrovi a soffrire disperatamente, senza mai perdere disponibilità, sorrisi e carezze per bambini.
Capita di incontrarlo dimagrito e un po' distratto. Solo e con poca voglia di intrattenersi.
E succede di pensare ma come è potuto succedere o anche ma io ero convinta che semmai.. un giorno.. lui.., non lei..

E invece no perché la vita non la puoi prevedere anche quando sembra tutto già scritto.
La vita inventa e sorprende molto più di una scatola di cioccolatini.

giovedì 15 novembre 2012

Dimmi che frigorifero hai e ti dirò chi sei

Stasera durante la quotidiana sessione di youtube dei nani che si sono fissati con i cartoni dei Ninja lego e da giorni guardano sempre gli stessi dieci episodi a rotazione, M si è abbandonata alla lettura della sua rivista preferita, si è dimenticata delle ultime giornate un po' intense in ufficio e si è immersa in un piccolo articolo in cui un famoso cuoco dice che da quello che si trova dentro il frigorifero di una persona si possono capire molte cose.
Prima tra tutte si può capire se è una persona a cui piace cucinare.

Poche sono le regole:
l'ordine, in modo da potere avere sott'occhio tutto e non rischiare di far andare a male qualcosa solo perché era nascosto dietro qualcos'altro;
la temperatura, che non deve mai essere troppo bassa;
la separazione netta tra gli alimenti;
la presenza indispensabile di burro, acciughe e latte "per un piatto di pasta last minute" che M si è chiesta che razza di piatto si possa fare mischiando questi tre ingredienti.

Dopo di che M ha aspettato la fine dei Ninja, il doppio lavaggio dei denti, la doppia pipì, la doppia buonanotte e si è presentata al cospetto del frigorifero, lo ha aperto e si è sentita investire da un freddo polare.

La buona notizia è che il burro e il latte non mancano (e M può cucinare sicuramente il suo primo last minute, ancorchè senza acciughe).
Per il resto M ha trovato un avanzo secco di insalata nascosto dentro un canovaccio.
Due fette di prosciutto ben incartate nella carta d'argento un po' invecchiate.
Dodici vasetti di yogurt in scadenza il 20 novembre.
Barrette dietetiche al cioccolato dimenticate da mesi.
Un avanzo di torrone fondente con nocciole sul quale si è lanciata senza pietà.
Uova.
Un barattolo di maionese.
Il limmi, l'invenzione del secolo dopo la lavatrice e internet.
Due pacchi di "flavioli" in scadenza il 24 novembre dei quali uno aperto e mal conservato.
La birra di H.
Formaggini a gogo e dadi star.

Chissà il famoso cuoco cosa avrebbe capito di M aprendo il suo frigo. M ha capito che necessita di un giro al supermercato.

mercoledì 14 novembre 2012

Lapsus freudiano

Andando a scuola noi tre.

"Mamma mi dai la mano?"
"Sì nano certo"
"Mamma anche io vojo la mano!"
"Eccola anche per te.. la mamma ha due mani proprio perché voi siete due e così ne potete prendere una per uno.."
"Mamma ma se nasce un flatellino?"
"Se nasce un fratellino lo tiene in braccio perché è piccolo non lo può tenere per mano.. mica cammina!"

"Ottima risposta nano allora se nasce un fratellino o una sorellina lo tengo in braccio, non serve la terza mano"
"Sì ma tanto prima che arriva un fratellino bisogna sconfiggere babbo"
"Bisogna sconfiggere babbo?"
""Eh sì perché lui proprio non lo vuole e allora bisogna stare lì mille cento ore per sconfiggerlo.."
"..."
"E alla fine sai mamma non è nemmeno sicuro che lo sconfiggiamo"
"Nano forse bisogna convincerlo babbo, non sconfiggerlo.."
"Ah sì è vero convinvere! No sconfiggere ma che ho detto! Mi sono sbagliato!"
"Sai nano che alla fine non so se ti sei sbagliato di molto?"

martedì 13 novembre 2012

Un orribile suono

Ieri.
Ore sette di sera.
Corridoio dell'ufficio.
"Stai andando via?"
"Sì.."
"Entra un attimo per favore"
"Ok.."
"Volevo continuare il discorso dei messaggi di venerdì"
"Quelli sul feedback della mia presentazione?"
"Sì in realtà è da un po' di tempo che ci penso.. e vorrei darti un feedback più generale.."
"..."
"Venerdì è andata bene, eravamo pochi, non si trattava di un discorso in pubblico, tutto sommato tutto è andato liscio, ma c'è qualcosa che vorrei dirti sul tuo modo di presentare i documenti che prepari"
"Ok.."
"Insomma fare dei buoni decumenti è importante, ma se poi non sappiamo presentarli rischiamo di vanificare tutto il lavoro.. Ho notato che spesso quando parli, presenti un lavoro o discuti di qualcosa con qualcuno tendi a fare delle pause.. in queste pause sembra che tu ti perda un po', che tu perda sicurezza, che tu cerchi delle risposte che non sai dare, che tu ti stia arrampicando sugli specchi.."
"..."
"..poi non sono solo le pause.. se fossero solo pause non sarebbe così evidente.. il fatto è che durante queste pause emetti un suono.."
"..."
"..un suono come eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee e sembra proprio che tu non sappia più cosa dire, cosa rispondere, dove andare a parare..dai idea di insicurezza ecco."
"Ma io non mi sono mai resa conto di fare pause rumorose.."
"Lo so per questo te lo dico. Nessuno di noi si rende conto di come parla in pubblico!"

"Ma è orrendo!"
"Diciamo che puoi migliorare.."


Ieri sera Lui, il capo prodigio di M, colui che tutto sa e mai sbaglia, ha approfittato per dare a M qualche consiglio sulle sue esposizioni orali.
Quando M è uscita dalla sua stanza le sembrava di essere dieci chili più pesante, quindici centimetri più bassa, venti anni più vecchia e cento volte più umiliata.
E nella sua testa per le successive ventiquattro ore è riecheggiato quell'orribile suono. eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee

lunedì 12 novembre 2012

Com'è piccolo il mondo

"Mamma?"
"Dimmi nano"
"Babbo dov'è?"
"E' in Francia"
"E perché?"
"Perché per lavoro doveva andare in Francia a vedere delle gallerie.."
"E perché non è in Giappone?"
"..."
"Io volevo che andava in Giappone"
"Ma il Giappone è molto lontano!"
"Ma però io volevo che andava a Tokyo.."
"Ma però non si dice e Tokyo è molto lontana."

"Invece lui è vicino?"
"Sì"
"E dov'è?"
"Ve l'ho detto è in Francia!"
"E la Francia è vicina?"

"Sììììì"
"E si vede da qui?"
"No.."
"E allora come fai a sapere che è più vicina di Tokyo?"
"..si vede sull'atlante. Lo volete vedere dov'è babbo e dove è Tokyo?"
"Sì!"
"Allora.. questo qui è il mondo.."
"Così piccolo????"
"Bé è la cartina del mondo.."
"La cartina piccola?"

"La cartina vuol dire la mappa.."
"Io non la volevo piccola, volevo la carta grande"
"Nano ascolta questa è la mappa del mondo.. vedete questa nazione a forma di stivale?"
"Sì!"
"E sapete cosa è?"
"Sì è la Roma!"
"No ma quale Roma.. guardate bene qual è la nazione a forma di stivale?"

"..la Lazio?"
"..no ragazzi è l'Italia e qui c'è Tokyo e qui invece la Francia e babbo è qui in alto quasi vicino al mare"
"Ma è piccolissimo il mondo!"
"..."
"Ma sì scusa.. Come ci fanno a entrare le case, le strade, le persone.."
@_@

domenica 11 novembre 2012

Lessico familiare

In ogni famiglia che si rispetti esiste un lessico familiare composto da vocaboli e modi di dire il più delle volte inventati o utilizzati in maniera diversa da quella comune.
A casa di M quando era piccola, e tuttora validi, ce ne erano molti, probabilmente molti di più della media delle famiglie.

C'era il verbo mastellonare che significava un po' di tutto come il "puffare" nel mondo dei puffi; c'era il tac tac che era il gioco di indovinare una persona incontrata. "Oggi ho un tac tac" era la frase di inizio del gioco, oppure soltanto "tac tac" e tutti subito a chiedere "uomo?" "parente?" "del mare?" "di scuola?". Al tac tac si poteva e tuttora si può rispondere solo con il sì e con il no e si poteva sbagliare massimo tre volte; c'era tale Luca Cava personaggio realmente esistito secoli prima noto per essere trattato a tavola sempre meglio degli altri e al suo opposto c'era il per te c'è la ruta, che M mai ha saputo e tuttora ignora la ruta cosa sia; c'era Luciana, bambina anch'essa storicamente vissuta negli anni 50 nel condominio dell'Arch a Montesacro e rimasta sinonimo di sorpresa o annuncio speciale; c'erano le bave a trecce a esprimere un evidente stato di somma invidia; il pronto pronto per richiedere il racconto per filo e per segno di un accadimento; il pesce in baril per le persone vaghe poco propense a prendersi responsabilità e a schierarsi; c'era la memma al posto della mamma e il parsòt al posto del prosciutto.

Oggi a casa di M e di H al momento abbiamo:
i flavioli per indicare un tipo di pasta, solitamente ripiena, molto gradita al mezzonano in tutte le sue versioni ad eccezione di quelli con la zucca;
l'audiotom: ameno luogo di gioco, raggiungibile da ogni parte della città grazie a un ricco e martellante percorso di indicazioni stradali;
il verbo menticare per dire non ricordare più;
la voce muffata che si dice di voce volutamente diversa dalla quella normale, solitamente si usa la voce muffata durante i giochi di ruolo;
ariomen, nome usato dal nano per definire il supereroe in calzamaglia rossa, a dispetto delle lezioni di inglese che segue dalla nascita;
l'imperativo camìn!: vocabolo imparato a lezione di inglese e usato onomatopeisticamente dal nano per dire "cammina!";
c'è lo gnècco/a aggettivo che si usa per cose o persone non perfette e la plècca che si forma per strada quando piove sulla terra.
E poi c'è l'invurnìd solitamente usato per aggettivare H a significare il suo stato di smemoratezza perenne e incurabile.

Domani mattina H partirà per una trasferta all'estero di cinque giorni e stasera ha passato una buona ora a cercare, senza successo, il lucchetto della sua valigia. Cl'invurnìd!

giovedì 8 novembre 2012

Divagazioni di genere

Essere femmine è decisamente più difficile che essere maschi.
E non è perché è un mondo sessista.
Non è perché se sei carina esisti per le tue tette e se sei brutta non esisti per niente.
Non è perché sei sempre in balia di un capo bavoso.
Non è perché ti è richiesto di ricoprire ruoli incompatibili tra loro: la mamma, la moglie/compagna, la lavoratrice indefessa, la cuoca.
Non è perché ti devi strappare i peli su tutto il corpo almeno una volta ogni 30 giorni.
Non è per le imbarazzanti visite ginecologiche, né per il dolore del parto e nemmeno per il devastante periodo dell'allattamento.
O perchè il rosa è un colore orrendo.
Non è perché tutte le sere mentre il tuo H si limita a fare la pipì e a lavarsi i denti, tu devi sostare in bagno mezz'ora per strucco, creme, controllo e spulciaggio sopracciglia, baffi, nuovi capelli bianchi e inedite rughe.
Non è per la cucina, lo stiro, la spesa.
Non è per quei giorni lì.
E nemmeno per la scoliosi che ti viene portando borse enormi e pesanti sempre sulla stessa spalla.
Non è per la cellulite, il punto vita questo sconosciuto, l'invenzione del fotoshop e delle tette rifatte.
E non è nemmeno per la ricrescita e i collant che pizzicano da morire e si torcono alle caviglie.

Essere femmine è decisamente più difficile che essere maschi perché se ti scappa la pipì e sei in autostrada, in un parco giochi, in un campo di grano, in spiaggia, in un qualsiasi fottuto angolo di mondo, non la puoi fare.
E quando arrivi finalmente nel primo bagno che incontri, che non ce la fai più, ti fa male la pancia, e stai per scoppiare, ti tocca assumere una posizione poco dignitosa, con i pantaloni abbassati, le gambe piegate e in tensione, spesso il mento abbassato sullo sterno per tenere sollevata la maglietta/camicia, in un perfetto equilibrio per evitare il contatto con qualsiasi superficie. E non è facile perché essendo fammine non abbiamo facoltà di indirizzare niente, di puntare sull'obiettivo e fare fuoco, possiamo solo sperare di centrarlo per tentativi.

Questo post è nato nella testa di M durante il viaggio di giovedì scorso in direzione Altro Mare quando, nel bel mezzo della statale E45, i tre quarti della famiglia si sono fermati per fare pipì sul ciglio della strada, mentre M si è dovuta trattenere per una buona mezzora tenendo le gambe incrociate prima di trovare il suo equilibrio (psico)fisico sulla tazza di un orribile bagno pubblico di un bar, per di più al buio.

martedì 6 novembre 2012

Dieci meno quattro

Oggi M è venuta meno a quattro dei dieci propositi che si era fissata al ritorno dalle vacanze per la stagione lavorativa 2012/2013:

proposito numero 1) fare buon viso a cattivo gioco
proposito numero 2) non prendersela mai perché mai ne vale la pena
proposito numero 4) a mensa non mangiare cibi troppo cucinati, dove nel troppo cucinato sono comprese le patate al forno e la pizza
proposito numero 5) rispondere (con garbo) evitando di tenersi tutto dentro.

Nell'ordine oggi M:
ha discusso con un collega.
Si è molto molto arrabbiata.
Ha mangiato la pizza a pranzo a mensa.
Ha evitato di tenersi tutto dentro, ma non ha risposto con garbo.

Alla fine della giornata ha dato sfogo alle sue paturnie con una sessione di shopping online da 49.99 e ha cenato con un cornetto Algida, davanti a uno stanco H di ritorno dalla sua trasferta senza valigia, né memoria, a Thor  munito di martello sparafulmini e al suo inseparabile amico Ironman, giunto stasera con un giorno di ritardo e qualche centimetro in meno.

lunedì 5 novembre 2012

Seratona

M ha una dignità.
E quindi non racconterà come è andata questa serata senza H che è sulle Alpi a studiare cantieri e immaginare gallerie che migliorano la vita dei viaggiatori perché "se questa galleria non ci fosse saremmo stati costretti a fare una quanrantina di chilometri di curve prima a salire e poi a scendere la montagna", ha detto ieri appena usciti dalla galleria del Furlo lunga 3361 metri. Che M se c'è una cosa che la terrorizza sono proprio le gallerie e le catastrofi naturali e più di tutto le catastrofi naturali mentre sei sotto una galleria.

M non racconterà che è tornata a casa piegata in due dal mal di pancia, perchè forse la barretta riesumata dal cassetto all'ora di pranzo non era vero che scadeva a novembre, che novembre è appena iniziato.

Non dirà che, salita a casa coltivando il sogno di chiudersi in bagno, ha trovato schierato su pianerottolo il migliore dei comitati di accoglienza: il mezzonano vestito da Thor, con tanto di martello sparafulmini, il nano tristissimo perchè dei costumi di carnevale ordinati su internet ne è arrivato soltanto uno e non è il suo, e la muta Mar alle loro spalle.

Non racconterà che prima del bagno ha dovuto affrontare mezza pagina di F in stampatello maiuscolo, mezza di f in stampatello minuscolo, mezza di F in corsivo maiuscolo e l'ultima mezza di f in corsivo minuscolo. E che tutte quelle F insieme le facevano solo pensare alla Fuga che avrebbe voluto fare in bagno.

Non dirà che una volta raggiunto il bagno in preda a brividi e sudori freddi si è ritrovata circondata: Thor che pretendeva il disegno del suo martello e il rassegnato nano, mascherato di ripiego dal Ben Ten degli ultimi due carnevali, con in mano un libro raffigurante un intero parco giochi con la richiesta di disegnarlo "tutto".

E soprattutto non dirà che nella sofferenza fisica più acuta il mezzonano per puro spirito di emulazione dichiarava "cacca", veniva spogliato del costume da supereore e se ne andava trotterellando nel suo bagno, per poi da lì urlare subito dopo "mammmmmaaaaaa ho fattooooooo, vieni o stai ancola facendo la caccaaaaaaaaaaaaaaaaa?" umiliando M davanti alla muta Mar e a tutto il condominio.

domenica 4 novembre 2012

Il posto della tetta

- quanto manca?
- mi canti la canzone di Marinella?
- mi canti una canzone di guerra?
- come si dice dieci in spagnolo?
- quanto manca?
- quattro ore e mezza sono meno di cinque?
- qual è la capitale di Riccione?
- Tokio esiste davvero?
- e Milano?
- e le astronavi?
- quanto manca?
- mi canti una canzone in francese?
- era in francese?
- adesso canta una canzone in inglese, una in spagnolo, una in francese e una in giapponese e io indovino, ok?
- quanto manca?
- in per favore ci sono due r?
- in mezzonano ci sono due e?
- mi canti la canzone del soldato che non spara per primo..
- bé se non ti ricordi le parole le cerchi sul telefonino di babbo e me la canti ma no piano che non sento niente quando fai la vocina, forte!
- quanto manca?
- come si dice diciassette in spagnolo?
- i razzi esistono veramente?
- quante ore mancano?
- un'ora e mezza è di più o di meno di un'ora?
- e quanti minuti sono?
- e quanti secondi?
- e allora conta fino a tremilaseicento e poi arriviamo
- siamo arrivati?

Questo fine settimana M, H e i nani sono andati all'Altro Mare a trovare gli Altri Nonni. Circa settecentosessanta chilometri di macchina.
Il mezzonano è stato subdolamente tramortito con la xamamina, mentre il nano ha dato il meglio di sé metro dopo metro.
M si è ricordata di un altro rientro dall'Altro Mare in un weekend dei morti di sei anni fa. Lei seduta dietro, il neonano in braccio per cinque ore filate attaccato a sanguisuga alla sua tetta sfinita. Non è cambiato niente, a parte che ora M ha preso il posto della tetta.