giovedì 9 novembre 2017

Il tallone di Achille

M si è presentata all'appuntamento incuriosita e puntuale con il suo tallone d'Achille ben nascosto sotto uno dei suoi calzini a righe.
Lui era già lì con quella voce da speaker radiofonico e un leggero accento che la fa vagare tra la toscana e il sud senza collocarla in nessun luogo preciso.
Si sono seduti dalla stessa parte della scrivania perché la regola numero 1 di questi incontri qua è mettersi in una posiziona di parità.

M sarebbe stata bene anche se tra loro la scrivania fosse rimasta perché lui non ha l'aria del prof e nemmeno del capo. Troppa poca la differenza delle loro età  per avere quella del papà anche se un po' lo ricorda nella forma del viso e nellattaccatura dei capelli e in qualcos'altro che è fuggito via prima che lei riuscisse a coglierlo.

Hanno parlato e per un po' tutto ok.

Poi il tallone si è scoperto ed è stata subito nebbia tra loro e trucco sulle guance per lei.
Ma la nebbia è presto passata, lui ha capito anche se M ha avuto la sensazione che in qualche breve momento lui fosse distratto, forse assonnato vista l'ora post prandiale.

Ieri M ha avuto il primo dei tre colloqui con il suo mental coach.
È  un'opportunità che lel ha offerto l'ufficio, ma siccome per lei l'ufficio è solo una cornice dove su muovono personaggi e si formano storie, hanno parlato di tutt'altro.
M non sa cosa lui abbia pensato di lei, probabilmente non sarà mai un buon manager ma questo già lo aveva intuito da sola. Sa però di essere una buona persona e questa è la sola cosa che conta per lei. In ogni caso potrà scoprire cosa ha pensato lui tra un mese, al loro prossimo incontro.
E al solo pensiero prova un leggero senso di piacevole vergogna.

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