giovedì 1 settembre 2011

Debito sovrano e dilemmi anagrafici

Abbiamo lasciato i rispettivi nani nei letti a dormire (due io e uno lei) e ci siamo viste per una passeggiata di chiacchiere. Ci siamo ritrovate a camminare una di fianco all'altra, come le mamme che vedevamo passare la sera quando eravamo in piazzetta a giocare a fare i grandi. Anche noi in tenuta da riposo, sebbene più dignitosa dei camicioni al ginocchio fiorati, abbottonati davanti e gli zoccoli del dottor Scholls, che avevano quelle mamme lì.
Abbiamo parlato di figli, abbiamo spettegolato dei proprietari passando davanti alle loro case. Abbiamo scambiato opinioni sul lavoro, su quello che stiamo facendo, sulla difficoltà di educare le figlie femmine che non abbiamo avuto e sul tempo che fu.

Lei è la mia amica del mare da sempre, perennemente sui cinquanta chili, invidiabilmente alta e magra, che quando era incinta sembrava uno stuzzicadenti con un'oliva, intelligente e bella che lavora in tv, ma che una volta mi disse che io ero troppo di parte e che lei non era né sufficientemente bella né sufficientemente intelligente per divenatre davvero qualcuno, anche se per me lo è diventata lo stesso. E' la mia amica con il sorriso speciale, affetta da disorganizzazione cronica.
E' con lei che vidi il mio film preferito per la prima volta a quindici anni in un cinema che non esiste più.

Alla fine della passeggiata ci siamo salutate all'angolo col dilemma se siamo ancora ragazze o siamo già signore e siamo tornate ai nostri rispettivi nani e ai nostri rispettivi impegni: il debito sovrano lei, la sovrana erba io.

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