lunedì 25 giugno 2012

La partita in tasca

M si ricorda quelle alla tele dei nonni nel soggiorno dove a Natale suo nonno faceva l'albero alto fino al soffitto con tutte le "palluccelle" di una vita attaccate ai rami e con le lucine. Si ricorda che faceva caldo, che il nonno era seduto sul divano in mezzo ai figli maschi e a tutti i nipoti. Si ricorda il silenzio nell'aria e l'improvviso scoppio di partecipazione urlata tutti insieme, o di delusione sospirata.

Si ricorda anche quelle viste al mare, nel salotto di sotto, quello grande con la tele nell'angolo. Gli zii impazziti  di gioia e i cuginetti che un po' capivano e molto no ma che comunque assistevano a queste serate universali e condivise.

Si ricorda quelle viste a casa del fidanzato storico, quella volta che la macchina del cugino serio decise di fermarsi e loro fecero l'autostop per arrivare in tempo. La città deserta, il classico silenzio dell'attesa di tutti davanti alla tele.

Si ricorda anche di qualcuna vista al bar della spiaggia di pomeriggio e di altre viste in ufficio, un occhio alla tele e uno al pc.

Ieri sera M e H hanno preso il treno delle otto per tornare a casa dal mare. Arrivati alla stazione la partita era iniziata da un quarto d'ora e M ha detto
"Prendi la partita e vedi come va.."
"E dove la prendo?"
"In tasca".

H ha tirato fuori l'iphone e sul tram che li riportava a casa si è guardato il primo tempo. Non c'è più la fretta di partire per non perdere il calcio di inizio, è rimasto il silenzio, la città deserta, il boato d'esultazione finale, l'ansia dei rigori, i clacson liberatori, ma la partita adesso ce la portiamo ovunque, in tasca.

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