domenica 11 novembre 2012

Lessico familiare

In ogni famiglia che si rispetti esiste un lessico familiare composto da vocaboli e modi di dire il più delle volte inventati o utilizzati in maniera diversa da quella comune.
A casa di M quando era piccola, e tuttora validi, ce ne erano molti, probabilmente molti di più della media delle famiglie.

C'era il verbo mastellonare che significava un po' di tutto come il "puffare" nel mondo dei puffi; c'era il tac tac che era il gioco di indovinare una persona incontrata. "Oggi ho un tac tac" era la frase di inizio del gioco, oppure soltanto "tac tac" e tutti subito a chiedere "uomo?" "parente?" "del mare?" "di scuola?". Al tac tac si poteva e tuttora si può rispondere solo con il sì e con il no e si poteva sbagliare massimo tre volte; c'era tale Luca Cava personaggio realmente esistito secoli prima noto per essere trattato a tavola sempre meglio degli altri e al suo opposto c'era il per te c'è la ruta, che M mai ha saputo e tuttora ignora la ruta cosa sia; c'era Luciana, bambina anch'essa storicamente vissuta negli anni 50 nel condominio dell'Arch a Montesacro e rimasta sinonimo di sorpresa o annuncio speciale; c'erano le bave a trecce a esprimere un evidente stato di somma invidia; il pronto pronto per richiedere il racconto per filo e per segno di un accadimento; il pesce in baril per le persone vaghe poco propense a prendersi responsabilità e a schierarsi; c'era la memma al posto della mamma e il parsòt al posto del prosciutto.

Oggi a casa di M e di H al momento abbiamo:
i flavioli per indicare un tipo di pasta, solitamente ripiena, molto gradita al mezzonano in tutte le sue versioni ad eccezione di quelli con la zucca;
l'audiotom: ameno luogo di gioco, raggiungibile da ogni parte della città grazie a un ricco e martellante percorso di indicazioni stradali;
il verbo menticare per dire non ricordare più;
la voce muffata che si dice di voce volutamente diversa dalla quella normale, solitamente si usa la voce muffata durante i giochi di ruolo;
ariomen, nome usato dal nano per definire il supereroe in calzamaglia rossa, a dispetto delle lezioni di inglese che segue dalla nascita;
l'imperativo camìn!: vocabolo imparato a lezione di inglese e usato onomatopeisticamente dal nano per dire "cammina!";
c'è lo gnècco/a aggettivo che si usa per cose o persone non perfette e la plècca che si forma per strada quando piove sulla terra.
E poi c'è l'invurnìd solitamente usato per aggettivare H a significare il suo stato di smemoratezza perenne e incurabile.

Domani mattina H partirà per una trasferta all'estero di cinque giorni e stasera ha passato una buona ora a cercare, senza successo, il lucchetto della sua valigia. Cl'invurnìd!

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