Che vuoi che sia, se tu devi vai.
È andata via.
Con la sua scrivania, il pc, il portapenne e lo specchio per farsi lo chignon.
Con la sedia girevole e il libro rigido al posto del cuscino per stare più dritta con la schiena.
Con la sedia girevole e il libro rigido al posto del cuscino per stare più dritta con la schiena.
Con il cestino della carta e la borraccia grigia per bere quando ha fame e un solo scatolone con dentro tutte le sue cose.
Con le sue attenzioni di accendere la luce quando diventa buio; di alzare e abbassare le veneziane quando c'è troppo sole; di aprire e chiudere la finestra per cambiare aria.
È andata via con le sue telefonate, le sue rare incavolature, le sue piccole e gentili richieste di aiuto e le sue grandi e costanti offerte di aiuto e con il suo tè caldo bollente.
È andata via con il suo minimalismo e la sua discrezione, e con la capacità di ascoltare e gestire le follie di M, le lacrime, le paure, le risate, le scoperte.
Al suo posto è rimasto un buco su mattonelle di linoleum verdi.
Per fortuna non è andata molto lontano, ma dopo 14 anni di convivenza è comunque strano non averla lì.
E anche se si è deciso di fare finta di niente, anche se quando gli omini del trasloco hanno portato via tutto lei non c'era, M ha accusato il colpo.
E stamattina, 24 ore dopo, si è svegliata a distanza di 16 anni dall'ultima volta, cantando una canzone di Baglioni.
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