mercoledì 18 giugno 2014

Il 1991 e quel depresso del Leopardi

Oggi giorno 1 degli esami di maturità 2014.
Prova scritta di italiano.
E' uscito Quasimodo, che è una tragedia perché solitamente non ci si arriva mai e il programma finisce prima; la grande guerra; una bella frase di Renzo Piano sulla nostra Italia che in tempo di mondiali ci sta, una traccia sulla pervasività della tecnologia e il solito tema sulla violenza e la non violenza, che credo non manchi mai.

Nel 1991 toccò a M.
Si presentò senza cinturone con le cartucce cucite dentro, con la coscienza pulita dei bravi e la classica notte insonne alle spalle, passata in compagnia dei compagni, in  un 'epoca dove non esistevano i social né i telefonini e se volevi condividere qualcosa con qualcuno lo dovevi incontrare o al massimo potevi telefonargli dal telefono di casa a disco.
Aveva il Devoto Oli sotto il braccio, una penna in mano e la carta di identità in tasca, le maniche corte e i pantaloni lunghi. Sicuramente le superga ai piedi.
Si sedette al banco singolo che trovò libero, non troppo avanti né troppo indietro, ma sicuramente più indietro che avanti e scelse la traccia di letteratura: Leopardi.
Tempo a disposizione sei ore, che di solito ne avevano tre per i temi in classe e a lei quelle sei ore sembravano decisamente esagerate. Invece le impiegò quasi tutte per scrivere l'unico tema della sua vita in una unica copia (né bella nè brutta ma comunque definitiva).
Prese nove, decisamente il migliore degli inizi, per un esame di maturità.

Oggi ha cercato in quel posto ricchissimo, magnifico e infinito che è la rete la traccia della sua maturità e l'ha trovata e si è chiesta come cavolo abbia fatto a prendere nove e cosa mai avrà potuto scrivere.
Eccola: 
Illustri il candidato il senso e il valore del seguente brano attraverso opportuni riferimenti ai Canti conosciuti e alle caratteristiche stilistiche dell'opera leopardiana. "Che cosa è la vita? Il viaggio di uno zoppo e infermo che con un gravissimo carico in sul dosso, per montagne ertissime e luoghi sommamente aspri, faticosi e difficili, alla neve, al gelo, alla pioggia, al vento, all'ardore del sole, cammina senza mai riposarsi dì e notte uno spazio di molte giornate per arrivare a un cotal precipizio o un fosso e quivi inevitabilmente cadere" (Zibaldone).

E in ogni caso ha pensato che Leopardi era decisamente depresso e che la vita non è affatto come lui la descrive, per fortuna.

1 commento:

  1. Un tuo ex non ti disse che zoppicavi? Insomma leopardavi..

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