lunedì 16 marzo 2015

Je suis Charlie

Quando M, quasi quattro anni, fa ha iniziato a scrivere sull'erba, l'ha fatto perché ne aveva bisogno; non poteva farne a meno.

Voleva uno spazio tutto suo, libero; uno spazio dove scrivere tutto quello che le passava in testa. All'inizio non sapeva bene nemmeno lei di cosa avrebbe scritto. L'erba non ha un titolo, un tema. E' semplicemente una pagina bianca ogni giorno.

M non ha cominciato a scrivere un diario di carta. Di certo voleva essere letta da qualcuno, ma non voleva pubblicizzare in alcun modo la cosa, tanto che in questi quasi quattro anni non ha mai pubblicato un link dell'erba in "luoghi" pubblici.

In nessuna parte del web è possibile risalire alla sua identità partendo dall'erba, né è possibile arrivare sull'erba partendo dalla sua identità.

Tutti quelli che in questi quasi quattro anni l'hanno seguita e la seguono, a parte le amiche e gli amici intimi, lo fanno perché l'hanno trovata e non perché lei li abbia indotti a cercarla.

M ha sempre mantenuto l'anonimato.
M non ha nome, così come H e i nani.
Così come anche tutti quelli di cui scrive qui.
M non ha nemmeno mai esplicitato il luogo in cui vive, anzi lo ha espressamente vietato nella regola numero 1 ben visibile a destra sulla home.

Tuttavia, a distanza di quasi quattro anni, ha qualche dubbio.
1) L'anonimato forse non le garantisce quella libertà che lei pensava di potersi permettere.
2) Gli amici e le amiche che conoscono la sua identità forse non sono poi così così amici e amiche.
3) Tutto ciò che lei non ha mai esplicitato è facilmente identificabile nel giro di qualche click.

E nonostante lei non abbia mai mancato di rispetto a nessuno,
nonostante non abbia mai inventato nulla di quello che ha scritto,
nonostante lei continui ad avere la coscienza a posto,
da qualche giorno non si sente più sicura della sua libertà nemmeno qui, nel posto che ha costruito a sua immagine e somiglianza.

Per la prima volta ha cancellato post che aveva scritto, dietro più o meno vivo consiglio.

E siccome per lei la libertà, quando non manca di rispetto a nessuno, viene prima di tutto, adesso è indecisa se continuare a scrivere sull'erba, auto-censurando pensieri e parole o smettere del tutto, con un grandissimo senso di sconfitta e un forte disagio.

ps. M chiede scusa a chiunque abbia involontariamente e inavvertitamente offeso, ferito, dispiaciuto in questi quasi quattro anni e per il titolo di questo post che potrebbe sembrare irriverente e irrispettoso, ma che assolutamente non lo è. 

1 commento:

  1. Cara M, da lettore di lunga data, che non rammenta nemmeno come aveva iniziato a mettere i piedi sull’erba più verde, ma ricorda il piacere tattile della scoperta, da tanti dettagli sparsi, dell’identità della sua autrice, devo dire che avevo notato negli ultimi tempi un progressivo disvelamento: in particolare una foto, bella peraltro, recente, mi aveva fatto pensare: è quasi un outing. E avevo già notato nel tuo ultimo, ormai penultimo post, un primo taglio, quello di un’ultima riga, un po’ azzardata e guascona, ma anche una di quelle frasi che danno sapore e vita al tuo diario. Perché sono vere, suscitano volenti o nolenti una immagine nella mente del lettore, al pari – solo dal punto di vista tecnico – di dettagli come un’asola rifinita o cifre oblique sulla pancia. E in quel mentre avevo pensato: e se venisse letta?, seppure con un mezzo sorriso sulla bocca. Ma poi, leggendo di aziende che controllano i profili facebook dei dipendenti, o delle tante insolenze della vita d’ufficio, anche con un aggrottamento della fronte. Eppure ricordo quando sull’erba trovavo storie anche più dure e esasperate, ma non avvertivo un senso di pericolo per chi le pubblicava. Per cui capisco i perché delle preoccupazioni e anche dell’autocensura di una frase sbarazzina o di un intero post. Ma sento anche che per un prato d’erba o si è liberi o che gusto c’è? E quindi non sono in grado di dare consigli a M, ma solo di testimoniare che ha toccato un punto cruciale, quasi incandescente, della nostra vita moderna interconnessa e stratificata, quella per cui si può vivere a pochi metri per anni senza saperlo, lavorare nello stesso palazzo senza quasi mai incontrarsi, e poi trovarsi così coinvolti e quasi dipendenti da un blog anonimo, e da una M, che per fortuna non è solo un bel personaggio letterario.
    4Fu

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