mercoledì 15 gennaio 2025

Addio ai monti

Ciao palazzo di viale mazzini,
col cavallo morente davanti che proprio di buon auspicio non era e si vede che prima o poi dovevi morire anche te.
Ciao tornelli che nell'anno nuovo facevate fatica a funzionare, forse consapevoli che il vostro servizio era esaurito; ciao piano terra mezzo incartato e inagibile perchè pericolosissimo.
Ciao macchinetta del quinto piano, dove mille volte sono stata con la mia amica trimamma a ridere, piangere, chiacchierare, svelare e ascoltare segreti indicibili e diete portentose che duravano un giorno solo; ciao panchina degli innamorati.
Ciao lounge del terzo piano che mi hai accolto tutte le mattine di questo ultimo anno durissimo che mi ha tolto tutto: l'attività lavorativa, il ruolo, il team, il capo, le colleghe adorate, ma più di tutto mi ha tolto la fiducia, l'entusiasmo, la passione, la creatività che mi appartenevano per natura.
Ciao stanza singola, fortemente anelata dal lockdown, che mi sarebbe spettata di diritto dal 2012 e che invece ho avuto solo a fine settembre 2024 e oggi, dopo pochi mesi, lascio, vuota, per sempre. Ciao scale che con mr Eva salivamo inutilmente a due a due per rassodare il sedere, ciao bar con la vista pazzesca e la terrazza proibita, ciao mensa dove non mettevo più piede da secoli ma dove ho pranzato allegramente per almeno 15 anni osando pizza, patatine fritte puzzolenti, pollo secco al forno e chili di riso scotto in bianco col parmigiano.
Ciao viale mazzini, sede a forma di R, cantata anche da Renato Zero in una sigla storica di Fantastico, ciao dopo quasi 26 anni passati lì che sono mezza vita esatta ora. 
Dicono che dobbiamo lasciarti perché diventerai bellissima moderna e finalmente sicura, tu che non lo sei stata mai. Ti faranno il miglior trucco e parrucco che la RAI ricordi, ma ci vorranno anni e chissà se ci rincontreremo.
Ciao sede di lavoro preferita, nel mio chilometro quadrato del cuore. Dove ho portato anche i nani in occasione del bimbo day e H una volta, solo per conoscerti. 
Ciao.

Oggi tutti i duemila colleghi della sede di lavoro di M sono dovuti andare in ufficio per recuperare gli effetti personali e il materiale necessario perché da domani l'accesso non sarà più possibile a causa di una presenza di particelle di amianto superiore alla soglia massima consentita.
Non si sa quale sarà la nuova sede di lavoro di M. Per ora è la sua casa.


martedì 7 gennaio 2025

Trene


Aveva 10 anni la prima volta che venne a casa nostra. Era il 1986, M aveva 13 anni e andava in IV ginnasio, mentre lui e lo zio matto avevano appena cominciato le medie. Era magrolino, sorridente, insolitamente socievole per la sua età. Si intratteneva volentieri a parlare con i nostri genitori più che con noi.
Sembrava avere fame di rapporti con adulti, forse perché i suoi si erano separati o forse solo perché gli veniva naturale chiacchierare con tutti.
Parlava di tutto, condivideva racconti e esperienze che di solito i ragazzi tengono gelosamente per sè. Aveva grande appetito di cibo e di vita e NonnaG era sempre molto felice di averlo con noi e soddisfare almeno il primo. 
Da allora sono passati quasi 40 anni e lui è rimasto lo stesso ragazzo sorridente e socievole di allora, seppur non più magrolino. 
In questi 40 anni è stato sempre presente nelle nostre vite al fianco dello zio matto. C'è in tutte le foto dei compleanni, c'è stato in tutte le sue prime volte, come un angelo custode. C'era quando lo zio matto è andato a vivere da solo e anzi con lui ha condiviso la casa per i primi anni, c'è stato in tutti i loro viaggi vicini e lontanissimi, al mare e in montagna, seduto accanto al cinema, in aereo, nei cammini spirituali fino a Santiago de Compostela. Seduto accanto al letto quando lo zio matto non è stato bene, ad abbracciarlo e sostenerlo. C'è stato dopo le naturali batoste sentimentali di entrambi e quando un carissimo amico comune se ne è andato troppo giovane troppo presto e lo zio matto da solo non riusciva a trovare il senso. 
Ha appianato incomprensioni e illuminato momenti bui con la sua serenità e il suo sorriso. Ha reso semplici passaggi che credevamo insuperabili, ha accompagnato tutti noi con la sua presenza leggera e affettuosa. 
E mentre cresceva accanto a noi, si laureava e raggiungeva importanti traguardi professionali, maturava dentro di sè la consapevolezza di essere destinato ad Altro.
A 34 anni è entrato in seminario e a 42, nel 2018 è diventato sacerdote. Il tutto senza mai lasciare il posto che ha avuto da sempre nella vita dello zio matto e nostra.
Sabato scorso alla presenza di Papa Francesco è stato nominato vescovo e noi eravamo lì, orgogliosi e commossi in terza fila nel settore "familiari".
Tantissimi anni fa in uno dei pranzi in 5 a casa nostra a base di pasta sugo e ricotta e cotolette, giovanissimo, prima dei viaggi, degli studi, delle batoste sentimentali, dei dolori, prima di tutto, disse che gli sarebbe piaciuto diventare Papa. 
M se lo ricorda bene perché è assai inusuale come aspirazione per un ragazzino di 14 , 15 anni.
Ecco, adesso è presto per dirlo ma chissà se la sua luce, la sua serenità e il suo sorriso contagioso e pacificante lo porteranno proprio lì dove voleva arrivare.
M glielo augura con tutto il cuore e ringrazia dal profondo lo zio matto perché se non fosse proprio così com'è, non avremmo potuto vivere insieme a lui tutto questo.

domenica 29 dicembre 2024

Papà

I 45 giri di Renato Zero nel mangianastri e ballare il triangolo 
Il suo fischio quando tornava a casa perché corressimo da lui
La cravatta arrotolata sul tavolino dopo una giornata di lavoro
L'arancia sbucciata a modo suo
Le canzoni storpiate cantate sotto la doccia
La sua mini
Le giacche di harris e i pantaloni a coste di velluto grandi
Non tutti possono avere tutto
I reali inglesi e Diana
Lo spazio in mezzo ai denti e la battaglia contro il tempo che passa
I rotolini di carta, di stoffa, di qualsiasi cosa 
Il rito del tè alle 5
Il camino acceso anche d'estate  
La forma e il rigore
Le corbusier
E "ti disturbo, puoi parlare?" a ogni inizio di telefonata
Le domeniche a porta portese e tornare a casa carichi di cose che vedeva solo lui
Le passeggiate al lido col bicchiere in mano, rigorosamente di vetro
Il mont blanc e la passione per le meringhe
E l'uomo ricco non è mai brutto
Tutte le sorprese e i regali di una vita
Le trickers senza calze d'estate
La collezione di Domus e i rotoli di carta lucida
L'amore per le donne della sua vita, e il dolore 
La generosità e l'indomabile necessità di essere di aiuto
Gli origami
Le galosce verdi quando lavava la terrazza e lo specchio per prendere il sole
E se è un problema di soldi, non è un problema
La cura e l'amore nel fare le cose
I regali per mamma, sempre sbagliati da tutta la vita
Le intuizioni prima di tutti
Il Ferrari
Il suo modo di illuminare gli spazi
Montesacro e il giardino millefiori
Il port cross sul corpo magrissimo
Via Pisanelli
Il pince-nez
Il suo tavolo da disegno con gli sgabelli girevoli
Quando diceva che avrebbe masticato le scarpe nuove di mamma per ammorbidirle
La Noxzema sul piano del bagno
I pistacchi a centinaia fino a finire la busta
La limetta delle unghie davanti alla tele
Quel bastardo del Parkinson.

sabato 21 settembre 2024

+18

Primogenito del mio cuore, tu che sei uno e centomila, 
con lo sguardo da duro e gli occhi buoni e gli occhi sono lo specchio dell'anima e dicono sempre la verità, 
tu che nei tuoi primi 18 anni hai già vissuto 3 vite e che adesso vorresti rientrare nella pancia e ricominciare da capo come al gioco dell'oca per rivivere l'infanzia che hai bruciato per la smania di diventare grande, 
tu che hai sempre fretta di sapere cosa c'è dopo e di meglio e non ti fermi mai, tu che sei capace solo di grandi sentimenti e la via di mezzo non esiste, 
tu che ami alla follia e odi profondamente, 
che giri come una trottola e dormi come un sasso, che vivi la vita loca ma festeggi con i tuoi amici del cuore di sempre, 
tu che l'amore lo hai sperimentato fugacemente ma ancora non sai bene cosa è.
Tu, che gli amici sono sacri e le loro ragazze "c'hanno er cazzo", 
tu che scappi a gambe levate e rincorri forsennatamente.
Tu, che devi ancora torvare il senso del tutto e tutto ti spaventa e incuriosisce con la stesa forza, sappi che 18 anni sono pochissimi e che hai un piccolissimo pezzo di vita dietro le spalle e che tutta la vita è davanti.
Buon compleanno Lo

giovedì 13 luglio 2023

Lo Stretto, lo slavo e la felicità

M nuota da tutta la vita, forse nella sua vita ha più km nell’acqua alle spalle che sull’asfalto, forse no ma è così che le sembra.

Nuota tutte le mattine in piscina con la sua squadra di nuoto che nel tempo si è arricchita di elementi preziosi, capitanata dal suo allenatore di sempre, conosciuto, perso, ritrovato e mai più abbandonato. Qualcuno lo chiama il sergente, qualcun altro boss, una di noi può chiamarlo papà, per M è Marco.

Negli anni, senza tante parole, Marco ha insegnato a M a migliorare stile e prestazioni, ad approcciare il nuoto pinnato, a indossare con naturalezza, tubi, tappi, pinne, machere e da qualche mese anche la muta.

La squadra di nuoto di M capitanata da Marco è solita partecipare a gare e campionati di tutte le ampiezze geografiche: regionali nazionali europee e mondiali. M, che ha un grosso problema di stima nelle proprie abilità, non ha mai partecipato a queste manifestazioni. Ha declinato per anni inviti a trasferte invernali ed estive, in vasca e in acque libere e si è limitata a seguire stoicamente gli allenamenti quotidiani.

M da anni aveva nel fondo dei suoi pensieri, un’idea, una speranza, una possibilità: attraversare lo Stretto di Messina a nuoto sotto la supervisione di Marco.

Non era un obiettivo, era più che altro un miraggio. Qualcosa che sta lì nei pensieri, stabile, ferma, costante.

Intorno ai primi giorni di marzo, esattamente il 3 marzo, M è venuta a sapere che la sua società di nuoto avrebbe partecipato all’Impresa e si è iscritta alla Traversata dello Stretto, seguendo una voce interiore che non ha lasciato spazio a ragionamenti.

Si è iscritta senza aver mai nuotato seriamente in acque libere, senza mai aver nuotato seriamente in acque libere salate, senza pensarci, senza valutare le proprie possibilità, seguendo l’idea che era nel fondo dei suoi pensieri da anni e il muto incoraggiamento di Marco.

Dal 3 marzo l’idea dello Stretto ha cominciato a prendere una forma precisa con una data, il 25 giugno, un orario, le 10 e 30, un regolamento scritto.

Nei mesi di avvicinamento all’Impresa, M ha nuotato, ha comprato una muta e una maschera con lenti specchiate e ha trovato un accompagnatore, che potesse spronarla a dare il meglio di sé “mamma, io vengo però non voglio essere il figlio di quella che arriva ultima eh”. Sì, perché la Traversata organizzata per il 25 giugno era una gara con premi, podio e tempi ben precisi.

M e il suo accompagnatore la mattina del 24 giugno in motorino si sono avviati con sacca delle pinne e zaini tecnici alla stazione per ritrovarsi con gli altri della squadra e Marco e partire alla volta dell’Impresa.

Una volta arrivati alla fine del “continente” M ha guardato dall’altra parte del mare e ha finalmente visto “il pilone” di Torre Faro che da mesi sentiva nominare, punto di partenza dell’Impresa.

La Traversata infatti prevede la partenza da Torre Faro in Sicilia e l’arrivo a Cannitello in Calabria. Prevede anche che ogni partecipante, partecipi in tandem con una barca di appoggio e il suo barcaiolo, associato al nuotatore tramite sorteggio.

I partecipanti, vengono traghettati su anonime barche dalla Calabria la mattina dell’Impresa fino alla costa della Sicilia, e lì i nuotatori hanno la possibilità di incontrare i propri “barcaioli”. Ogni nuotatore ha un numero e deve riconoscere la barca con lo stesso numero.

M aveva il numero 8, numero preferito di NonnaG da sempre. Appena arrivata sulla costa di Torre Faro, M ha immediatamente visto passare la barchetta numero 8, ha chiamato senza ritrosie e timidezze “ottoooooooo” e insieme al suo accompagnatore, ci si è trasferita sopra col suo carico di pinne tubi tappi e perplessità.

Il barcaiolo di M si chiama Enzo ed è calabrese, ha un cappello scuro con visiera che copre gran parte del viso, è magro e minuto, silenzioso e serio. Dicono che dal barcaiolo dipenda la sorte della Traversata, più che dal nuotatore e M oggi sa che è proprio così.

Enzo, pochi minuti prima che M entrasse in acqua, le ha detto con voce ferma “segui me. Non ti preoccupare di niente altro, segui me”.

Marco aveva dato a M istruzioni ben precise sulla rotta da seguire, i punti di riferimento da tenere come bersaglio, il campanile della chiesa, la macchia verde dei cinque pini davanti al municipio, la fine del paese, ma dall’altra parte del mare i bersagli sembravano essere stati solo immaginati.

M ha seguito il suo barcaiolo, gli si è affidata con una fiducia cieca e inspiegabile. Con abnegazione. Nei 54 minuti che ha impiegato a attraversare quel tratto di mare blu profondissimo, carico di pesci delfini meduse onde e correnti inverse, ha seguito tutti i suggerimenti che i gesti di Enzo le davano.

E si è limitata a nuotare, ha svuotato la testa da paure, ansie, pensieri, stanchezze, limiti e ha nuotato fino al traguardo, arrivando seconda tra le nuotatrici femmine e rendendo fiero il suo incredulo accompagnatore.

La gioia di M, incontenibile, visibilmente straripante da occhi naso e cuore, è stata offuscata solo dal dispiacere di non aver potuto essere condivisa con Enzo, allontanatosi dal campo gara subito dopo l’arrivo di M.

M avrebbe voluto ringraziarlo, perché senza la sua guida non sarebbe mai arrivata dall’altra parte con la concentrazione necessaria, sgombra di pensieri, responsabilità, scelte.

Ma siccome la vita è un gioco pieno di sorprese, qualche giorno fa, M ha trovato una richiesta di amicizia su Instagram. Lì per lì non l’ha degnata di alcuna attenzione ma ieri ha ripensato a quella richiesta di “Enzo M” e ha aperto la foto del profilo. Senza cappello, senza visiera, sorridente davanti a un piatto di pasta, non era facile riconoscerlo: M l’aveva visto solo per pochi minuti e per identificarlo ha mandato la foto all’accompagnatore che invece ci aveva trascorso 54 minuti in barca.

Secondo te è il nostro barcaiolo dello Stretto?

Ma no mamma! Quello era uno slavo!

….

A dispetto delle convinzioni dell’accompagnatore, era proprio il nostro Enzo che aveva cercato M, aveva chiesto il cognome ai giudici della gara e l’aveva contattata per sapere in che posizione si fosse classificata. M ha così potuto gioire a pieno del risultato raggiunto in coppia con lui e ha potuto condividerne foto e video.

Adesso è veramente felice.

Non esiste gioia senza condivisione.

Ps. M oltre al suo barcaiolo del cuore, vuole ringraziare tutti quelli che l'hanno accompagnata in questa Impresa seguendo in diretta le testimonianze dell'accompagnatore bracciata dopo bracciata con curiosità, amore e un pizzico di ansia, qb.

 

 

 

mercoledì 18 marzo 2020

La scuola digitale

In questi giorni di clausura forzata a casa, la scuola è diventata digitale.
La trasformazione da scuola normale a scuola digitale è stata, nella nostra esperienza, lunga e laboriosa.
Ma alla fine il bruco è diventato farfalla e da ieri i nani sono collegati con i compagni di classe e le insegnanti per qualche ora al giorno.

Tutto molto bello, se non che.

Se per le aziende mettere in smart working  i dipendenti  è stato uno sforzo enorme di risorse umane e tecnologiche, per le famiglie passare alla scuola digitale è stato molto peggio (e non tutte ci sono riuscite).
La scuola digitale infatti non è per tutti
1) richiede competenze informatiche avanzate che non tutte le mamme hanno (i papà si vaporizzano anche in smart working tra le 8 di mattina e le 19);
2) richiede disponibilità di device e indispensabili accessori (sono esclusi i telefoni perché sarebbe troppo facile) in numero per lo meno uguale al numero dei familiari;
3) richiede un numero di ambienti separati e chiusi per lo meno uguale al numero dei familiari.

Sì, perché la scuola digitale, come quella normale, si frequenta di mattina. CONTEMPORANEAMENTE. E per partecipare necessita di pc con telecamera, cuffia CON MICROFONO, connessione a internet veloce.

In questi giorni M ha connesso tutto il connettibile, ha aggiustato microfoni, attivato telecamere, districato matasse di fili e lavorato come in ufficio.

Ed è diventata riccia e pazza.

sabato 14 marzo 2020

La finestra sul coritle

Da martedì, la stanza del nano è diventata l'ufficio di M.
La scrivania del nano è davanti alla finestra. La finestra affaccia sul giardino interno e a una trentina di metri di distanza c'è un altro palazzo dello stesso condominio.
Ma non aveva, in dieci anni che abita qui, mai trascorso tante ore seduta a questa scrivani davanti a questa finestra con il palazzo dello stesso condominio a una trentina di metri di distanza.
E solo in questi giorni ha scoperto che:
al quarto piano (cioè un piano sotto il suo) davanti alla finestra c'è ancora l'albero di natale addobbato con palle lucine e nastri
al quinto piano quindi proprio davanti a lei abita un tizio che passa la maggior parte della giornata seduto sul davanzale della finestra a un'unica anta (chiusa), con una gamba piegata sopra il davanzale, vestito di tutto punto fino alla vita e poi in mutande.
Ieri aveva un golf rosso e una camicia, e sotto mutande e calzini alti blu. Oggi era più elegante in camicia bianca, gilet grigio con scollo a V e sempre mutande e calzini alti blu.
Le mutande sono modello slip.

M si è immaginata che, in smart working a casa anche lui, debba collegarsi in video conferenza con altri colleghi o clienti per lavoro e che vesta solo la parte che di lui mostra.
Le video conferenze non le fa seduto sul davanzale quindi potrebbe non essere così, ma seduto sul davanzale parla al telefono con gli auricolari, mangia, spesso direttamente dal piatto di portata, legge.

Interrogato sul personaggio il mezzonano, la cui finestra affaccia sullo stesso palazzo, ha risposto con noncuranza e senza un minimo di curiosità "ah si quello che prende il sole, lui sta sempre sul davanzale, anche senza corona virus."