giovedì 22 febbraio 2018

Apriamo il gas

Tanti anni fa, nella vita numero 1 di M, quando ancora viveva a casa con mamma e papà, ancora non doveva pensare a niente se non allo studio e all'amore, quando niente dipendeva da lei se non lei stessa e quando gli unici ruoli che avesse in famiglia erano quelli di figlia e sorella, una sera dopo cena si trovò in soggiorno con i genitori e il fratello di un anno e mezzo più piccolo.
In soggiorno a casa dei genitori di M non c'è mai stata la tele e questo facilitava le conversazioni e favoriva la conoscenza delle reciproche vite quotidiane, anche perché l'unica televisione presente in casa era un quattordici pollici mal funzionante e poco attivo.

Quella sera, come molte altre prima e molte altre dopo, nel soggiorno di casa si chiacchierava, si rideva, si scherzava, ci si confrontava e confortava, si cresceva, si ampliavano le conoscenze l'uno degli altri affrontando minuscoli temi e grandi verità.
Niente di strano per loro, magari in altre famiglie non capitava spesso, ma da loro il racconto, lo scambio, l'amicizia, l'aiuto e l'interesse reciproco erano pratica quotidiana.

Certo, allora tutto era facilitato dall'assenza di quelle piccole e medio piccole protesi che portiamo in mano adesso: non c'era possibilità di comunicazione con gli esterni se non il telefono di casa, a cui molti genitori di amiche di M avevano addirittura messo il lucchetto come fosse un vizio proibito, da evitare o quanto meno da utilizzare con estrema parsimonia. 

Insomma, per una serie di fattori endogeni ed esogeni, a casa di M la sera dopo cena quattro presone appartenenti a due sessi diversi e a due generazioni diverse dibattevano tra loro con piacevole riscontro.

Quella sera, si diceva, l'Arch, che allora poteva avere l'età che ha oggi M, a un cero punto ebbe una delle sue illuminazioni, che pochi comprendono, e disse: "Apriamo il gas".
Ai più potrebbe sembrare una frase poco adatta a una serena serata in famiglia, ma "apriamo il gas" voleva dire, fermiamo il tempo, restiamo così per sempre: voi due adolescenti e spensierati e noi due quarantenni sereni e realizzati.Tutti in salute, tutti belli, giovani, nel pieno delle forze. Innamorati gli uni degli altri, in pace. Prima che tutto cambi, che la casa si svuoti, che i problemi della vita quotidiana entrino a turbare le vostre vite di ragazzi. Prima della fatica, della tristezza, dei dispiaceri, delle malattie, delle separazioni, prima di tutto.
"Apriamo il gas" era il suo "sono felice,abbiamo tutto quello che di più bello potevamo sperare".

Non abbiamo aperto il gas quella sera, ed è stato un bene: sono passati anni, la casa si è svuotata, abbiamo affrontato problemi più o meno piccoli e due brutte malattie. La ricerca del lavoro, i traslochi, un matrimonio e due gravidanze, qualche lutto dovuto al corso naturale della vita e qualcuno meno aspettato. Il Bilancio è sicuramente positivo, noi siamo sempre quattro e ci ritroviamo ancora anche se raramente nello stesso soggiorno.

Ma quell'apriamo il gas dell'Arch, inno alla felicità, è rimasto indelebile nel ricordo di M e a volte in soggiorno con i nani la sera, quando ancora le prestano un po' di attenzione, anche se la tele è accesa, quando li ritrova dopo una giornata faticosa passata lontani, un po' ci pensa, e sorride.

1 commento:

  1. ricordo un giorno di alcuni anni fa un sole splendido che cominciava a scaldare, il cuore pieno di felicità per la situazione perfetta e un fortissimo desiderio di "aprire il gas: purtroppo ero all'aperto e si sa che così l'effetto svanisce e così tutto è durato poco, troppo poco

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